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Perequazioni e taglio pensioni: ricorsi al via, come fare

Previdenza Redazione DottNet | 16/06/2019 16:14

Il provvedimento riguarda in particolare i pensionati Inps che si sono visti tagliare il vitalizio

Come ampiamente riportato dagli organi di stampa, il 2019 non ha certo portato buone notizie ai pensionati dell’Inps. Dopo numerosi anni in cui i trattamenti pensionistici liquidati dall’Ente previdenziale pubblico hanno subìto importanti penalizzazioni nella loro indicizzazione, dal 1° gennaio dell’anno in corso si sarebbe dovuti tornare al vecchio regime (legge 388/2000), che prevedeva una perequazione quasi integrale per fasce di reddito: 100% fino a tre volte il minimo INPS; 90% per gli importi fra tre e cinque volte il minimo INPS e 75% per la fascia eccedente.

Così invece non è stato: la legge di bilancio per il 2019 ha penalizzato tutte le pensioni da circa € 1522 lordi mensili in su, con un particolare accanimento contro quelle che superano di oltre 6 volte il minimo Inps.

Inoltre, in questo caso, l’indicizzazione non sarà calcolata per fasce, ma la percentuale di applicazione riguarderà l’intero importo del trattamento. Pertanto, per tutto il prossimo triennio, le pensioni saranno rivalutate secondo il seguente criterio: 100% se non superano il triplo del minimo INPS; 97% tra 3 e 4 volte; 77% tra 4 e 5 volte; 52% tra 5 e 6 volte; 47% tra 6 e 8 volte; 45% tra 8 e 9 volte; 40% per gli importi complessivi oltre le 9 volte il minimo. 

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Da questa operazione lo Stato prevede di incassare circa 2,2 miliardi in tre anni.

Inoltre, sulle pensioni pubbliche di maggiore importo (oltre 100.000 euro lordi annui) è stato introdotto un nuovo e ancora più pesante contributo di solidarietà. Quest’ultimo taglio è stato previsto per un periodo ancora più lungo (cinque anni) e prevede un contributo del 15% per gli importi fra 100mila e 300mila euro; del 25% fino a 200mila euro; del 30% fino a 350mila euro; del 35% fino a 500mila euro e addirittura del 40% per gli importi lordi oltre 500mila euro.

In questo caso, si prevede un introito nelle Casse dello Stato di circa 100 milioni di euro per ogni anno. 

Va subito chiarito che i pensionati di Enti diversi dall’Inps (quali appunto l’Enpam) non sono interessati da questo provvedimento, perché espressamente esclusi dal dettato normativo, e i trattamenti liquidati dalle Casse non rientrano neppure nel calcolo per determinare le diverse soglie di applicazione delle penalizzazioni.

Per tutti gli altri pensionati, giustamente contrariati da questo nuovo salasso, le organizzazioni sindacali di categoria stanno prevedendo l’impugnazione delle norme. La maggiore Federazione dei pensionati Enpam, la Federspev, ha previsto due ricorsi da presentare presso le Sezioni Regionali della Corte dei Conti: uno contro il blocco parziale della rivalutazione delle pensioni superiori a 1.522 euro, ed un altro contro il taglio delle cosiddette pensioni d’oro. Si spera che, ove l’esito non sia immediatamente favorevole, la Corte dei Conti investa la Corte Costituzionale del giudizio di legittimità delle norme in esame.

Si tratta di azioni collettive a prezzi particolarmente contenuti, per le quali si può contattare per ulteriori informazioni il seguente indirizzo email: azionilegali@confedir.it

Chiaramente una pronuncia positiva della Consulta spianerebbe la strada ad una correzione della manovra applicabile a tutti i pensionati interessati; il ricorso in prima persona, comunque, resta un’opzione interessante (sempre in caso di esito subito positivo) per quanti ritengono di potersi vedere liquidati gli arretrati da mancata perequazione a decorrere dal 1° gennaio 2019.

 

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