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Gli esami per i marker infiammatori non escludono patologie gravi

Medicina Interna Redazione DottNet | 20/06/2019 17:43

Studio, molti i 'falsi positivi' dopo analisi

Gli esami del sangue che rilevano i marker infiammatori non sono abbastanza sensibili da poter escludere le condizioni più gravi, come i tumori. Ecco perché, secondo i ricercatori delle Università di Bristol e di Exeter, i medici di base non dovrebbero usarli per scartare le ipotesi peggiori. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sul British Journal of General Practice che ha rilevato come i test non siano efficaci per escludere subito le malattie più critiche e che anche i risultati 'falsi positivi' (cioè, di chi ha i valori tali da far emergere il sospetto di una malattia, ma poi malato non è) sono comuni.

Gli studiosi hanno confrontato i dati di 160mila pazienti e li hanno confrontati con quelli di 40mila persone che non avevano avuto il loro stesso test. Complessivamente, il 15,6% dei markers infiammatori con i valori oltre la norma è risultato essere causato dalla malattia (il 6,3% a causa di infezioni, il 5,6% per condizioni autoimmuni e il 3,7% per tumori). Nessuna malattia rilevante è stata trovata nel restante 84,4% dei pazienti con marcatori infiammatori in aumento (i cosiddetti "falsi positivi"). In un secondo articolo pubblicato sempre sul British Journal of General Practice il team di ricerca, utilizzando lo stesso gruppo di dati, ha scoperto che l'uso di due test marker infiammatori non aumenta la capacità di escludere la malattia e dovrebbe generalmente essere una pratica da evitare.

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fonte: British Journal of General Practic

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