Lo studio punta l' attenzione sull' importanza della prevenzione attraverso semplici analisi e screening
La fibrillazione atriale colpisce l' 8,1% degli anziani italiani. Ciò significa che un anziano su 12 ne è colpito, pari a oltre 1 milione di persone affette da questa aritmia. I 'numeri' sono frutto di una stima, la prima del genere in Italia, emersa dal progetto "Fai: la fibrillazione atriale in Italia", realizzato dall' Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In) e dall' Università di Firenze, finanziato dal ministero della Salute, in collaborazione con la Regione Toscana. Uno studio che punta dunque l' attenzione sull' importanza della prevenzione, attraverso semplici analisi e screening, per identificare precocemente la fibrillazione atriale. I dati della ricerca, pubblicati sulla rivista "Europace", organo ufficiale dell' European Society of cardiology e dell' European heart rhythm association - si legge in una nota - hanno consentito infatti di stimare, per la prima volta in Italia, la frequenza della fibrillazione atriale in un campione rappresentativo della popolazione anziana, costituito da 6.000 ultra65enni arruolati tra gli assistiti dei medici di medicina generale nelle tre unità operative coinvolte situate in Lombardia, Toscana e Calabria. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a una procedura di screening e successiva conferma clinica. Lo studio è servito inoltre a sviluppare e validare una metodologia direttamente trasferibile ai medici di medicina generale e al Ssn. La fibrillazione atriale è la più frequente aritmia cardiaca di rilevanza clinica e presenta una stretta correlazione con l' età avanzata. La sua importanza è legata al fatto di aumentare di ben cinque volte il rischio di ictus cerebrale, seconda causa di morte e prima causa di disabilità nel soggetto adulto-anziano.
"Attualmente in Italia si verificano ogni anno circa 200.000 ictus, con un costo per il Servizio sanitario nazionale che supera i 4 miliardi di euro'', spiegano il coordinatore scientifico Antonio Di Carlo (Cnr-In) e il responsabile scientifico Domenico Inzitari (Università di Firenze - dipartimento Neurofarba) - Oltre un quarto sono attribuibili a questa aritmia che può provocare la formazione di coaguli all' interno del cuore, in grado di arrivare al cervello causando un ictus che viene quindi definito cardioembolico.
fonte: europace
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