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Tumore colon-retto, scoperta proteina responsabile del cancro MSI

Oncologia Redazione DottNet | 09/10/2019 16:29

Ha un'incidenza del 10% per il colon e quasi un quarto tra le neoplasie allo stomaco

La nuova frontiera della lotta ai tumori del colon-retto arriva dall'Istituto di Candiolo, in provincia di Torino. In collaborazione con il Sanger Institute di Cambridge, l'equipe guidata dai professori Livio Trusolino e Andrea Bertotti ha identificato una proteina responsabile della crescita di uno specifico tipo di cancro, aprendo la strada a una terapia farmacologica in grado di portare alla guarigione. "Ogni tumore ha un tallone d'Achille, una vulnerabilità - spiega Trusolino - Dipende da una proteina per crescere".

Questa attività scientifica, i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista Nature, ha permesso ai ricercatori di capire che la proteina WRN, se disattivata, fa soffrire i tumori di tipo MSI.   Un cancro con un'incidenza del 10% per il colon (53 mila nuove diagnosi l'anno in Italia) e di quasi un quarto tra le neoplasie allo stomaco.  "I tumori MSI sono caratterizzati da instabilità dei microsatelliti, piccole porzioni ripetute del DNA che iniziano a mutare se entrano in contatto con agenti cancerogeni - spiega Trusolino - Nei tumori MSI il DNA non è più in grado di riparare questi errori e genera proteine aberranti, responsabili della crescita del cancro". La ricerca scientifica oggi permette di individuare queste proteine e disattivarle una a una per capire quali possono portare la massa neoplastica alla regressione e alla morte. Per il cancro al polmone, ad esempio, i farmaci biologici riescono a risolvere il 10% dei casi, evitando cure più invasive. All'istituto Sanger di Cambridge il team del professor Mathew Garnett, impiegando un sistema chiamato CRISPR/Cas9, ha rimosso sistematicamente migliaia di proteine in centinaia di tumori diversi. I laboratori di Candiolo si sono concentrati sul cancro del colon-retto di tipo MSI.

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"Abbiamo notato che, quando la proteina WRN veniva disattivata, il tumore iniziava a regredire fino a morire, come capita nelle terapie di successo oggi utilizzate in clinica", aggiunge Trusolino, che a Candiolo dirige il laboratorio di oncologia traslazionale.  La ricerca è ancora agli inizi: affronterà a breve la prima fase di trial clinico e ci vorranno anni per sviluppare un farmaco, ma le prospettive sono promettenti. Questa cura infatti si è dimostrata efficace anche nei casi in cui l'immunoterapia fallisce: "In un malato su due ripristinare le funzioni immunitarie non basta per una lotta efficace al tumore. E anche se si hanno dei risultati, dopo qualche mese la malattia riparte. La nostra speranza - conclude Trusolino - è che i farmaci contro la proteina WRN possano funzionare anche per questi pazienti".

fonte: Nature

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