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Internisti: per gli over 65 reazioni avverse più gravi

Medicina Interna Redazione DottNet | 16/10/2019 13:35

Hanno una probabilità 2,5 volte maggiore di avere una reazione avversa che richiede una visita di emergenza, ed una probabilità 8 volte maggiore che si arrivi all'ospedalizzazione

 I pazienti 'over 65' hanno una probabilità 2,5 volte maggiore rispetto alla popolazione generale di avere una reazione avversa che richiede una visita di emergenza, ed una probabilità 8 volte maggiore che questa richieda ospedalizzazione. E' quanto emerge dai dati del progetto 'Reposi' (Registro Politerapie) della Società italiana di medicina interna (Simi), che dal 18 al 20 ottobre si riunirà a Roma per il 120.esimo congresso nazionale. Il report, realizzato dalla Simi con l' Istituto Mario Negri e il Policlinico di Milano, ha permesso di raccogliere dal 2008 a oggi i dati di oltre 7 mila pazienti 'over 65' ricoverati nei reparti di medicina interna e geriatria di tutta Italia. Secondo 'Reposi', "dal 3% al 28% di tutte le ammissioni in ospedale sono relative a reazioni avverse a farmaci, il 5-20% dei pazienti sperimenta una reazione avversa durante l' ospedalizzazione, quasi i due terzi delle reazioni avverse che richiedono una ospedalizzazione sono potenzialmente prevenibili"

''In uno scenario, fortemente orientato alla cura delle singole malattie e dominato dalla tendenza ad aggiungere farmaci, sia durante il ricovero che alla dimissione - osserva Antonello Pietrangelo, presidente della Simi - è ancora sottovalutata l' importanza di una valutazione sistematica dell' appropriatezza prescrittiva, del 'deprescribing' e dei problemi farmaco-correlati, in modo da poter impostare una terapia personalizzata e orientata alla cura del paziente che tenga conto da un lato del valore globale di beneficio/rischio delle diverse terapie prescritte e dall' altro dei reali bisogni di cura del malato, identificando priorità terapeutiche ed eliminando i farmaci inappropriati o inutili e quelli a rischio di interazione e reazioni avverse".

Dai dati dello studio 'Reposi' si è anche osservato "un aumento del numero di pazienti in politerapia al momento del ricovero, che poi alla dimissione hanno ridotto il numero di farmaci assunti, dimostrando che, grazie alla visione d' insieme, nei reparti di medicina interna e geriatria esiste la possibilità di rivalutare i piani terapeutici e ridurre la percentuale di pazienti in politerapia, riducendo al contempo l' onere terapeutico ed il rischio di effetti collaterali".

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''In questi dati si evidenzia il superamento dell' approccio medico che tende a categorizzare i pazienti per patologia - conclude Pietrangelo - pazienti e servizio sanitario nazionale hanno bisogno di sintesi e ragionamento clinico, di una figura medica in grado di prendersi cura in primis del paziente nel suo complesso e di interfacciarsi efficacemente con altre figure professionali, incluso il medico di medicina generale. E' questa una strada da cui attendersi un miglioramento della qualità e della sicurezza dei servizi e un utilizzo appropriato ed equo delle risorse disponibili". Per sottolineare l' urgenza di rispondere ai nuovi bisogni della popolazione con un approccio medico diverso, nel corso del congresso nazionale, la Simi presenterà la campagna di sensibilizzazione 'Simicura', "un' iniziativa multicanale rivolta a pazienti, cargiver, opinione pubblica, professionisti della sanità e istituzioni per raccontare la figura del medico internista e riaffermare la centralità della medicina interna nel semplificare la gestione del percorso diagnostico e terapeutico del paziente cronico, multipatologico o con diagnosi difficile", concludono i medici internisti.

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