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A Bolzano ricerca su organoidi per la medicina della prevenzione

Medicina Interna Redazione DottNet | 16/07/2025 13:50

I ricercatori e le ricercatrici stanno coltivando minuscole repliche di parti di organi umani creati in laboratorio partendo da cellule staminal

Nei laboratori dell'Istituto di biomedicina di Eurac Research di Bolzano i primi organoidi sono pronti per essere studiati. I ricercatori e le ricercatrici stanno coltivando minuscole repliche di parti di organi umani creati in laboratorio partendo da cellule staminali. Questi organoidi vengono poi inseriti in appositi microchip che permetteranno di studiarne la crescita e le reazioni a stimoli e farmaci. Questo approccio - questo l'auspicio dei ricercatori - permetterà di studiare malattie e testare trattamenti in modo innovativo e di puntare a una ricerca medica etica e focalizzata sulla salute e sulla prevenzione.

    Gli organoidi sono ammassi tridimensionali di cellule umane prodotti in vitro per imitare la complessità funzionale, strutturale e biologica degli organi umani. Anche se hanno la dimensione di una capocchia di spillo, il loro potenziale è enorme: possono replicare i comportamenti dei tessuti del cuore, del cervello o del midollo spinale, consentendo di ricreare una condizione di malattia, testare terapie e farmaci e prevedere le risposte dei pazienti. Tutto questo, in modo molto più accurato di quanto permettessero le metodologie usate finora e senza ricorrere a modelli animali.

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Diversamente da quanto accade nelle altre regioni italiane, infatti, in Alto Adige la sperimentazione animale non è consentita, quindi da diversi anni l'Istituto si concentra su metodologie pensate per sostituirla in modo definitivo con sistemi basati su cellule staminali pluripotenti indotte e ora con gli organoidi.    Gli studi in corso, spiega Francesca Pischedda, ricercatrice dell'Istituto di biomedicina, "ci permetteranno di studiare malattie come il morbo di Parkinson con particolare attenzione alla comprensione dei meccanismi molecolari alla base di questa condizione debilitante". Per avvicinarsi il più possibile al comportamento di organi reali, gli organoidi cerebrali vengono ingegnerizzati, collocandoli su dei chip. Gli organi su chip sono piattaforme sperimentali di nuova generazione che combinano ingegneria tissutale e microtecnologia. Il chip consente di misurare l'attività elettrica delle cellule e di controllare l'ambiente circostante, in questo modo si riesce ad analizzare il comportamento di un organo come se fosse all'interno del corpo. "Sugli organoidi del cervello siamo già molto avanti e altri colleghi e colleghe stanno lavorando su organoidi che riproducono il tessuto del midollo spinale e del cuore" spiega Paolo Cesare, ricercatore dell'Istituto di biomedicina di Eurac Research.

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