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Manca Ongentys per il Parkinson, l'Aifa blocca le esportazioni

Farmaci Redazione DottNet | 04/11/2019 20:30

La carenza dovrebbe terminare il 15 gennaio

Continua il percorso a ostacoli di molti pazienti alla ricerca di farmaci non disponibili. E, ancora una volta, a farne le spese sono le persone con Parkinson. Già annunciata nei giorni passati, la carenza riguarda l'Ongentys, a base del principio attivo opicapone, e ha potato l'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) a bloccare temporaneamente le esportazioni "per garantire la disponibilità di quantitativi sufficienti a rispondere alle esigenze di cura di tutti i pazienti", così come a invitare invitando i medici a "razionalizzarne l'utilizzo".

La carenza dovrebbe terminare entro il 15 gennaio 2020 e il motivo, come riportato dal Titolare dell'Autorizzazione all'Immissione in Commercio (Bial Portela & Cª., S.A.), sono "problemi produttivi che hanno riguardato il sito di produzione del principio attivo".

"In Italia sono circa 500.000 le persone che soffrono di Parkinson e circa 6.000 sono i pazienti che sono in terapia con Ongentys, farmaco di fascia A che non è il pivot della terapia ma ne migliora l'efficacia. D'altro canto, non ci sono sostitutivi che si basano sullo stesso principio attivo", spiega, Pietro Cortelli, presidente della Fondazione Limpe e ordinario di Neurologia all'Università Alma Mater di Bologna. La situazione è talmente delicata, prosegue l'esperto, che la stessa l'Aifa fa appello ai medici "per una razionalizzazione dell'uso del medicinale che consenta di riservarne l'utilizzo ai soli casi in cui sia considerato essenziale".

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La lista dei farmaci non disponili o carenti è in continuo aggiornamento con molecole che vi entrano e altre che ne escono.  A lanciare l'allarme sulla carenza era stato, a luglio, lo stesso direttore generale dell'Aifa Luca Li Bassi, sottolineando che il problema "è emergenziale e riguarda centinaia di prodotti, in tantissimi paesi dell'Unione Europea" ma "le cause ancora non sono chiare". A luglio aveva fatto scalpore la mancanza di mitomicina, che in un ospedale Toscano aveva portato all'interruzione della chemioterapia. A maggio 2019 il problema aveva riguardato il Sinemet (levodopa). "In quel caso l'emergenza - prosegue Cortelli - era stata molto importante poiché era l'asse portante della terapia per il Parkinson. In quel caso, per la prima volta, è stato predisposto il blocco dell'export".

Per affrontare il problema delle carenze, nel decreto Calabria è stato inserito, infatti, un articolo che prevede, nel caso in cui sia necessario, la possibilità di un blocco temporaneo delle esportazioni di farmaci. Di recente il provvedimento ha riguardato la famotidina, usata per l'ulcera gastrica: in questo caso la decisione dell'Aifa non è stata motivata da carenza ma da un possibile surplus di necessità, a seguito del ritiro dei farmaci contenenti ranitidina, appartenente alla stessa classe terapeutica. L'allarme carenza, però, non riguarda solo l'Italia. Negli Stati Uniti, secondo un nuovo rapporto della Food and drug administration (FDA), interessa circa 116 farmaci, in parecchi casi salva-vita: dall'eparina (per i malati cardiaci) al tamoxifen (per il tumore del seno).

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