Con il progetto Hand +20% gli screening tra i tossicodipendenti
In Italia ci sono circa 280mila pazienti con virus da epatite C ancora da diagnosticare, di cui circa 146mila avrebbero contratto l'infezione attraverso l'uso, anche pregresso, di sostanze stupefacenti, 80mila con il riutilizzo di aghi da tatuaggi o piercing e 30mila attraverso la trasmissione sessuale. È questa la stima che emerge da uno studio, aggiornato a novembre 2019, basato su un modello matematico presentato da Loreta Kondili, ricercatrice dell'Istituto Superiore di Sanità, al Congresso annuale dell'American Association for the Study of Liver Diseases. Non ci sono, però, solo note negative.
E' grazie al progetto Hand (Hepatitis in addiction network delivery) che è stato possibile distribuire 2.500 test rapidi e ciò ha portato ad aumentare del 20% gli screening sui tossicodipendenti con epatite C. Hand è il primo progetto pilota di networking a livello nazionale patrocinato da quattro società scientifiche (Simit, Federserd, Sipad e Sitd), che ha coinvolto i Servizi per le dipendenze (Serd) e i relativi Centri di cura per l'Hcv di 7 città italiane (Roma, Milano, Torino, Bari, Modena, Caserta e Catanzaro).
Per il presidente della Sipad (Società italiana patologie da dipendenza), Claudio Leonardi, "i Serd non curano soltanto la dipendenza, ma indirizzano il paziente ad uno screening completo per quanto riguarda l'epatite C". "Il progetto Hand è certamente innovativo perché, per la prima volta, ha collegato i Servizi per le dipendenze ad altri settori della sanità, come l'infettivologia e la gastroenterologia", ha evidenziato il presidente della Sitd (Società italiana tossicodipendenze), Luigi Stella.
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