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Contro le carenze arriva il medico "nomade"

Professione Redazione DottNet | 17/02/2020 19:37

Professionisti assunti con contratti di lavoro a tempo determinato con una sede non fissa. E' successo a Bari. Protestano i sindacati

Contro le carenze dei medici arriva la sede di servizio «temporanea e modificabile». Ovvero contratti di lavoro a tempo determinato con una sede non fissa. E' successo a Bari - ma non sono esclusi casi analoghi in altre città - dove agli anestesisti è stata appunto proposta una formula contrattuale finora inedita. Inutile dire che contro il medico "nomade"  è sceso in campo il sindacato degli anestesisti Aaroi-Emac, che ha coinvolto nella protesta le altre sigle dell’Intersindacale della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria.

Secondo i rappresentanti delle sigle ci sarebbe un'evidente violazione del "Contratto collettivo nazionale di lavoro (area sanità). Il Ccnl stabilisce che, con l’assunzione, venga assegnata stabilmente la sede di lavoro". La destinazione di servizio originaria – si legge nei contratti contestati dai sindacati – "potrà essere modificata a insindacabile giudizio dell’azienda in considerazione di sopravvenute esigenze di servizio. Inoltre, per le stesse motivazioni il dirigente dovrà assicurare temporaneamente la copertura di turni di servizio presso altre strutture ospedaliere dell’Asl di Bari". Per le organizzazioni di categoria, "dopo i medici militari e i medici pensionati, siamo arrivati ai “medici nomadi”. Di fatto i camici bianchi potrebbero all'improvviso essere spostati da una sede di lavoro a un’altra o da un presidio ospedaliero all’altro, secondo “l’insindacabile” giudizio aziendale.

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"Una violazione gravissima che non può e non deve passare sotto traccia", sostengono i sindacati sul piede di guerra. Che aggiungono: "Negli ultimi mesi abbiamo assistito all’invenzione di escamotage di tutti i tipi per far fronte alle difficoltà derivanti dalla carenza dei medici. Pur complimentandoci per la creatività dei direttori generali, riteniamo che la misura sia colma. Esiste un contratto di lavoro che va rispettato in tutte le sue parti, così come esistono i diritti dei lavoratori di conoscere in via definitiva la sede di lavoro, anche per organizzare la propria vita extralavorativa. Non ultimo, occorre preservare la sicurezza delle cure che potrebbe venire meno di fronte a cambiamenti estemporanei, che non tengono in alcun conto l’importanza della conoscenza tra colleghi e dell’ambiente di lavoro".

Di fronte ad una simile situazione, i sindacati hanno richiesto all’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) "un tavolo di confronto sul punto e un incontro urgente finalizzato all’esame congiunto della grave situazione, alla definizione di soluzioni immediate al fine di monitorare i casi e alla verifica delle modalità di applicazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro» sul tema». I sindacati hanno, inoltre, inviato una diffida all’Asl di Bari, in cui si sottolinea che «tutti i contratti individuali similmente già formulati devono ritenersi nulli e devono essere riformulati in pieno accordo con le norme contrattuali in essere. Occorre impedire che in futuro possano essere sottoscritti contratti come gli odierni contestati. Le associazioni sindacali si sono battute duramente al tavolo negoziale relativamente all’assegnazione stabile della sede di lavoro, che fa parte del contenuto obbligatorio del Contratto nazionale in questione".

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