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Coronavirus: è allarme in Italia, primo morto. Medici colpiti

Infettivologia Redazione DottNet | 22/02/2020 08:29

Tavio (Simit): "la priorità è individuare subito i nuovi focolai che dovessero presentarsi". Circolare per gli Mmg

Due mesi dopo il primo caso registrato a Wuhan, il coronavirus esplode anche in Italia: 15 sono i contagiati individuati al momento in Lombardia e uno in Veneto mentre il diciassettesimo, un anziano di 78 anni, non ce l'ha fatta: è morto nell'ospedale di Schiavonia, dove era ricoverato. Ma non è finita: sono centinaia le persone che hanno avuto contatti diretti con loro e sono in attesa di conoscere i risultati dei test e più di 50mila cittadini in provincia di Lodi sono, di fatto, in quarantena a casa loro. "Manteniamo altissima la linea di precauzione - prova a rassicurare il premier Giuseppe Conte - Dovete fidarvi, stiamo adottando tutte le iniziative necessarie per la popolazione, niente allarmismo sociale e niente panico". Ma Matteo Salvini attacca: "I contagi aumentano, bisogna blindare i nostri confini".

La situazione è seria, anche perché non è ancora stato individuato con certezza il 'portatore', o i portatori del virus. Che, dunque, potrebbero aver contagiato altre decine di persone in diverse parti d'Italia. E' noto, invece, il 'caso indice': un 38enne di Codogno che martedì 18 si è presentato all'ospedale con sintomi influenzali ma che, al termine della visita, è stato rimandato a casa. Il giorno dopo l'uomo è tornato e questa volta è stato ricoverato fino a giovedì sera, quando i test hanno dato il responso: positivo al coronavirus. Immediato è scattato l'isolamento al Sacco di Milano. Ma era già tardi. Nei giorni precedenti il 38enne ha infatti condotto la vita di tutti i giorni, incontrando decine di persone: è andato al lavoro, nel reparto amministrazione dell'Unilever di Casalpusterlengo, ha partecipato a due corse - una mezza maratona a Santa Margherita Ligure il 2 febbraio e una il 9 con la sua squadra a Sant'Angelo Lodigiano - ha giocato a calcetto, è stato ad almeno tre cene e incontri di lavoro.

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Come ha preso il virus? Al momento l'ipotesi prevalente è che possa esser stato contagiato durante una cena con un suo amico. Quest'ultimo, un italiano che lavora per la 'Mae' di Fiorenzuola d'Arda, in provincia di Piacenza, è rientrato dalla Cina il 21 gennaio. Agli inizi di febbraio, tra l'1 e l'8, ha accusato dei sintomi influenzali e proprio in quei giorni ha incontrato il 38enne. L'uomo è però risultato negativo ai test, il che può significare solo due cose: o non è lui il portatore o ha avuto il virus, è guarito e ha sviluppato degli anticorpi. Lo diranno i risultati degli esami del sangue in corso allo Spallanzani. Quel che però è già certo è che dal 38enne il virus si è diffuso in almeno altre 14 persone: la moglie, un'insegnante che è in maternità e solo per questo non ha avuto contatti con gli studenti, un suo amico con cui corre abitualmente, 5 tra medici e sanitari e 3 pazienti dell'ospedale di Codogno, 3 anziani tra i 70 e gli 80 anni clienti di un bar gestito dal padre dell'amico corridore ed una quattordicesima persona di cui non si sa niente, se non che non è il medico di base che aveva visitato il 38enne.

Sono tutti in condizioni "serie" dicono i medici. "Nostro figlio è gravissimo - confermano i genitori del 38enne, in autoquarantena a casa - è intubato, è una cosa penosa, siamo distrutti". Il lavoro che si sta facendo ora è ricostruire tutti i contatti avuti da queste persone. Che sono centinaia se non migliaia. Tanto per essere chiari: solo il 38enne ha avuto rapporti con 120 colleghi dell'Unilever, 70 tra medici e personale sanitario e 80 persone che fanno parte della sua più stretta cerchia, a partire dai 40 della sua squadra di corsa. Ecco perché la Regione, d'intesa con il Governo, non ha potuto far altro che far scattare una serie di "misure restrittive" in 10 comuni, un'area dove abitano 50mila persone. Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d'Adda, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e Sanfiorano sono in isolamento. "Il piano adottato prevede scelte forti" spiega il ministro della Salute Roberto Speranza elencandole: una permanenza domiciliare 'obbligatoria' e la sospensione di ogni manifestazione pubblica, di attività commerciali, lavorative, sportive e scolastiche.

"Dobbiamo trattenere il virus dentro quell'area" dice ancora Speranza che poi conferma le misure già adottate: obbligo di quarantena "fiduciaria" per chi torna dalla Cina, e sorveglianza attiva per chi è stato nelle aree a rischio, con obbligo di segnalazione alle autorità sanitarie al rientro in Italia. Sono inoltre già pronte anche due caserme della Difesa a Milano e Piacenza con 180 posti, per accogliere chi dovrà andare in quarantena. E non è escluso, lo ha ribadito anche oggi il Commissario Borrelli, che possano essere requisiti anche degli alberghi. Ma c'è un altro fronte. Quello del Veneto. Due anziani di Vo' Euganeo di 78 e 67 anni sono risultati positivi ai primi test e sono stati ricoverati all'ospedale di Padova. Il 78enne, però, non ce l'ha fatta ed è morto nella tarda serata. I due, ha detto il governatore Zaia, non sono mai stati in Cina e non hanno avuto contatti con persone rientrate dal paese asiatico. Anche in questo caso bisognerà capire come sono stati contagiati. A Piacenza, infine - dove la prefettura ha deciso lo stop alle partite di basket, di calcio e degli altri eventi sportivi previsti nel fine settimana - è risultata negativa una collega del dipendente Unilever, sintomatica, che era stata ricoverata stamani in ospedale.

Rischio basso

L'Italia è il quarto paese sul territorio europeo, se si considera anche la Gran Bretagna, ad avere una trasmissione locale del Sars-CoV-2. Lo scrive il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc) nell'ultimo risk assessment, secondo cui il rischio di contagio rimane comunque basso.
    I CASI IMPORTATI IN EUROPA: al 20 febbraio la Germania aveva notificato 16 casi, di cui due importati e il resto secondari; i casi importati sono tutti riconducibili ad un dipendente della casa automobilistica Webasto, in Baviera, a sua volta contagiato da una dirigente cinese in viaggio d'affari; la Francia 12 (5 importati, 7 secondari e un morto); la Gran Bretagna 9 (di cui uno solo importato); l'Italia 3 (i due turisti cinesi e l'italiano rientrato da Wuhan che oggi è stato dichiarato guarito) ai quali si aggiungono i 16 casi di oggi tra Lombardia e Veneto e per i quali si attendono i test definitivi; la Spagna 2; Belgio, Finlandia e Svezia uno.
    IL RISCHIO RIMANE BASSO "Il rischio di infezione da Sars-CoV-2 per le persone in Ue e Gran Bretagna è considerato basso - scrivono gli esperti nell'ultimo 'risk assessment' -. Questo giudizio si basa su due fattori: visto che tutti i casi riportati in Ue hanno un'origine epidemiologica chiaramente definita, la probabilità di trasmissione è considerata molto bassa. Tuttavia l'impatto di una o più infezioni che dovessero dar vita a una trasmissione sostenuta potrebbe essere da moderato ad alto, soprattutto per gli anziani con altre malattie preesistenti, visto che gli esiti sono più gravi per questa categoria di persone".
    NEL MONDO IL 55% DEI CASI È A TRASMISSIONE LOCALE Secondo una elaborazione della Fondazione Gimbe su dati Oms al 19 febbraio il 55% casi (299/382) confermati negli altri paesi non ha storia di viaggi in Cina. Negli Usa ad esempio sono 2 su 15, in Canada ce n'è uno su cui sono ancora in corso le indagini, mentre in Corea del Sud su 104 totali sono 72.
    IL SISTEMA GLOBALE DI SORVEGLIANZA a seguito dell'epidemia l'Oms ha messo in piedi il Global Surveillance System, una struttura dedicata a raccogliere le informazioni sulle nuove infezioni in tempo reale. "Secondo l'International Health Regulations (Ihr) del 2005 tutti gli stati membri devono riportare immediatamente ogni caso confermato di Covid-19 e, entro 48 ore, fornire informazioni sulla storia clinica, epidemiologica e di viaggio con un modello standardizzato.

E' una nuova fase

La comparsa in Italia di casi di Covid-19 a 'trasmissione locale', ovvero in soggetti non direttamente provenienti dalle aree a rischio della Cina, segna uno 'spartiacque' ed una "nuova fase" ma non siamo ancora ad un livello di "allarme massimo" ed ora la priorità è "individuare subito i nuovi focolai che dovessero presentarsi". E' questo lo scenario tracciato dal presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), Marcello Tavio (nella foto), e dal direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Gianni Rezza, dopo la conferma di nuovi casi di coronavirus Sars-Cov-2 in Lombardia e Veneto. "Ci aspettiamo in Italia altri casi da nuovo coronavirus, non lo si può negare: nessuno può escludere che nuovi casi possano verificarsi anche in altre zone. La priorità è individuare subito i focolai", spiega Rezza all'ANSA.

È chiaro, rileva, che "se ci sono stati dei contatti, ovvero persone con cui i soggetti risultati infetti sono entrati in relazione, allora possono esserci nuovi casi". Tuttavia, "va detto che i focolai nascenti possono essere messi sotto controllo, e dunque è importante agire ora con tempestività e decisione attraverso misure di 'distanziamento sociale' che prevedano appunto un isolamento delle persone". Pertanto, afferma, "è opportuna la chiusura delle scuole e dei locali pubblici, come deciso nelle aree interessate della Lombardia. Le persone infatti è bene che siano in questo momento 'distanziate', poiché questo è un virus che si trasmette molto efficacemente a distanza ravvicinata".

Non è la prima volta che in Europa si determina una trasmissione locale del nuovo coronavirus: è già successo in Germania, con 14 casi, ed in Francia. Ora, rileva l'epidemiologo dell'Iss, "è successo anche in Italia ed è necessario mettere strettamente in pratica l'ordinanza emanata oggi dal ministero della Salute in merito alle quarantene". Invita tuttavia ad evitare allarmismi il presidente della Simit: "Al momento non c'è motivo di elevare il livello di allarme in Italia al massimo. Il massimo livello è, infatti, se si contano molti casi autoctoni in varie parti d'Italia, cioè servono focolai plurimi che si accendono contemporaneamente. A quel punto - precisa Tavio - non vale più il criterio epidemiologico di contatto con una persona che ha avuto o ha il virus o è stata in un paese ad alto rischio, perché chiunque potrebbe avere il virus, ma siamo ancora fuori da questo scenario".

Dunque, rileva, "siamo ancora in una situazione in cui il criterio epidemiologico, ovvero il contatto con persona malata o che proviene da un'area infetta, ha grande valore". Quanto alla possibilità di trasmissione asintomatica del nuovo coronavirus, secondo l'esperto "le persone nella fase presintomatica, quando sono cioè asintomatiche ma di lì a poco svilupperanno la patologia, sono potenzialmente infettive. Ci sono invece dubbi sui soggetti che restano totalmente asintomatici: per il momento - conclude - non possiamo dire che le persone completamente asintomatiche trasmettano efficientemente l'infezione". 

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