Studio internazionale analizza i pazienti nel periodo tra il 1991 e il 2015
In un quarto di secolo è raddoppiata nel mondo la prescrizione di antidolorifici oppiodi. A dirlo è uno studio internazionale che ha analizzato il periodo tra il 1991 e il 2015, cercando di capire quali generi di principi attivi venivano prescritti contro il dolore cronico non correlato al cancro ma in condizioni come la lombalgia cronica, l'artrosi e l'artrite reumatoide. Nel lavoro, pubblicato sul Journal of Internal Medicine, sono stati coinvolti otto Paesi (Usa, Australia, Regno Unito, Norvegia, India, Spagna, Danimarca e Canada), con una revisione di 42 studi che, in totale, hanno incluso più di cinque milioni di pazienti. "I farmaci oppioidi non dovrebbero essere usati abitualmente per il dolore non canceroso, è preoccupante che ad una persona su tre a livello globale che ha chiesto l'aiuto di un medico per il dolore non canceroso venga prescritta una droga oppioide", spiega Martin Underwood della Warwick Clinical Trials Unit.
Nei primi studi, i farmaci oppioidi venivano prescritti a circa il 20% dei pazienti con dolore cronico. L'evoluzione c'è stata nel corso del tempo: gli studi successivi, infatti, riportano tassi di oltre il 40%. Tra il 1991 e il 2015, i ricercatori hanno scoperto che in media in questo periodo a circa un paziente su tre (il 30,7%) è stato prescritto un farmaco oppioide. La percentuale è arrivata al 42% per chi aveva una lombalgia cronica. In 17 studi che descrivevano il tipo di antidolorifici oppioidi prescritti, il 24,1% di questi erano prodotti di combinazione di farmaci contenenti oppioidi forti (ad esempio ossicodone più paracetamolo), il 18,4% erano oppioidi forti (come ossicodone o morfina), l'8,5% era costituito da oppioidi deboli (come codeina o tramadolo), l'11% era costituito da prodotti a combinazione debole contenenti oppioidi (ad esempio codeina più paracetamolo).
fonte: Journal of Internal Medicine
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