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Chiesi: diventeremo tutti più digitali

Aziende Redazione DottNet | 08/04/2020 16:29

Intervista con Alessandro Chiesi, responsabile Europa del Gruppo farmaceutico: così cambieremo il nostro modo di lavorare

Alessandro Chiesi, 53 anni, è il figlio di Alberto, presidente nell’omonimo gruppo farmaceutico che impiega 6mila dipendenti e ha sede a Parma. E’ il responsabile delle attività europee dell’azienda ed è anche il "creatore" di "Parma, io ci sto!" il movimento nato per rilanciare il territorio unendo pubblico e privato in una promettente sinergia.

Chiesi sta facendo registrare conti in decisa crescita: su quali mercati puntate, alla luce anche della crisi innescata dall’epidemia Covid?

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Abbiamo 30 filiali in tutto il mondo. L’Europa è senza dubbio la nostra area strategica ma guardiamo con grande interesse a Usa (Chiesi Global Rare Diseases ha creato a febbraio una nuova business unit aziendale per la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti per le malattie rare e ultra-rare con sede a Boston, nel Massachusetts n.d.r.) e Cina che in futuro diventeranno paesi strategici al pari dell’Europa. Altri mercati su cui stiamo puntando sono Australia, dove abbiamo una presenza diretta, e poi Canada e Giappone. Il gruppo ha tra le sue aree terapeutiche farmaci innovativi nella medicina specialistica, nelle malattie rare e nelle terapie respiratorie: a tal proposito entro la fine del 2025, lanceremo un inalatore spray (pressurized metered dose inhaler - pMDI) innovativo e maggiormente rispettoso dell’ambiente per i pazienti con asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva. L’obiettivo del piano strategico 2019-2024 del nostro Gruppo è di raggiungere i 2,7 miliardi di fatturato (il 2019 chiuderà con circa 2 miliardi, contro gli 1,8 del 2018 n.d.r.) grazie appunto all’internazionalizzazione, all’innovazione, alla ricerca e sviluppo e al rafforzamento del personale, integrando due aspetti chiave: digitalizzazione e sostenibilità.

Lei ha accennato al processo di digitalizzazione. A che punto è nella sua azienda?

Abbiamo un progetto molto importante in azienda per la digitalizzazione a 360° su cui stiamo lavorando da tempo. Si tratta di un percorso verso una evoluzione tecnologica, tramite l'utilizzo di nuovi trend digitali che ha 3 direttrici strategiche: innanzitutto partiamo dall’Azienda digitale ovvero tutte le iniziative volte a gettare le basi di un'azienda più digitale e innovativa, introducendo un nuovo modo di lavorare, come ad esempio lo smart-working; poi lavoriamo ad iniziative per fornire migliori soluzioni terapeutiche e trattamenti di facile utilizzo, con l'obiettivo di migliorare l'esperienza di pazienti e medici, semplificare la gestione del percorso di cura, favorire l'aderenza terapeutica; infine la creazione di soluzioni personalizzate e digitali per la salute del paziente attraverso la creazione di servizi e soluzioni sanitarie su misura, grazie anche a collaborazioni con professionisti sanitari e partner ad hoc.

Questo processo di veloce modernizzazione coinvolgerà anche il marketing che dovrà proporre contenuti innovativi per i medici: quali saranno secondo lei le principali novità nei prossimi mesi?

Stiamo vivendo una grande crisi sanitaria e dovremo affrontare subito dopo quella economica ma è anche vero che la prima ci ha messo nelle condizioni di accelerare alcuni processi che, in condizione normale, sarebbero stati molto più lunghi. Un esempio su tutti aver acquisito da parte dell’azienda, in particolare da parte della Field Force, le competenze digitali e la consapevolezza di poter gestire l’interazione con i propri stakeholder da remoto. Il marketing dovrà valorizzare questo aspetto sfruttando delle potenzialità, ad oggi, inespresse. I cambiamenti saranno sempre più veloci e significativi e dovranno essere coerenti con i cambiamenti a cui stiamo assistendo: impatto della digitalizzazione, riduzione significativa dell’età media dei medici dovuto ad un ricambio generazionale, una percentuale di donne in incremento: tutto questo farà sì che i bisogni di comunicazione e le modalità di formazione si modifichino ed evolvano. Anche nei confronti del paziente il marketing farmaceutico dovrà sempre più trasferire un valore di brand legato non solo al valore intrinseco di prodotto ma anche di esperienza, estendendo l’area di valore a servizi che possano migliorare il percorso del paziente, sia esso terapeutico o legato al benessere 

Tuttavia, gli informatori, coloro cioè che sono l'anello di congiunzione tra azienda e medico, sembrano ancora resistere all’innovazione. Alla luce di questa rapida evoluzione, secondo lei l’immagine dell’esperto che si recherà dal professionista per spiegargli i nuovi farmaci sparirà?

No, sicuramente rimarrà l’informatore, che resta un elemento centrale, ma dovrà adeguarsi alle nuove modalità. Dovrà essere capace non solo di andare dal medico con i sistemi tradizionali, ma anche fruire delle nuove tecnologie, ad esempio l’informazione da remoto. Insomma dovrà essere un professionista al passo dei tempi, tradizionale e digitalizzato, che dovrà sapersi adattare alle esigenze del mercato. Sarà, però, anche compito delle aziende facilitare questo processo che inevitabilmente coinvolgerà la categoria, forse più delle altre.

L’argomento sostenibilità le sta molto a cuore. Che cosa fa il suo Gruppo?

In Italia e negli USA, dove la legge lo consente, abbiamo modificato il nostro status legale, e quindi il nostro statuto, in Società Benefit alla fine del 2018: un modo per ribadire con forza il nostro impegno nel creare valore per le persone e per l’ambiente. Nel 2019 abbiamo ottenuto la certificazione B Corp: essere B Corp significa guardare oltre al profitto e usare il business come forza positiva. È un impegno a rispettare e mantenere i più alti standard di trasparenza, responsabilità e sostenibilità sociale ed economica. Crediamo fermamente che il valore creato debba essere condiviso. Per questo lavoriamo secondo un nuovo modello di business e applichiamo il concetto di "valore condiviso", creando benefici economici e, al tempo stesso, sociali per l’azienda e per la comunità.

A proposito di sostenibilità, come immagina il futuro dei congressi e convegni medici e scientifici?

La storia di queste settimane ci sta dimostrando che esiste un’altra strada per i convegni medici. Sicuramente il congresso inteso nella maniera più tradizionale resterà, in particolare per i grandi eventi. Ma si svilupperanno gli appuntamenti via web che hanno il duplice vantaggio di essere sostenibili, una caratteristica che, come le dicevo, è parte integrante dei nostri processi, e limitare i costi. Proprio qualche settimana fa, ad esempio, la nostra filiale cinese ha supportato la creazione di una piattaforma per favorire un incontro "virtuale" tra medici cinesi ed europei a cui hanno partecipato circa 70mila medici. Durante questo -simposio online si è parlato di Covid-19, della situazione epidemica, di prevenzione e di strategie di gestione della pandemia. È stata anche fatta una sessione interamente dedicata alle domande: una specie di mini-congresso su un tema di grande attualità che ha riscosso molto successo e che contiamo di ripetere.

La nostra generazione sta vivendo una crisi sanitaria senza precedenti. L’industria farmaceutica come ne uscirà e quali saranno gli scenari economici a breve e medio termine?

L’industria farmaceutica resta un perno principale, ma dovrà investire di più nell’innovazione e su un valido sistema di collaborazione tra università, aziende e investitori istituzionali. Una carenza che sarà ancora più evidente quando arriverà il vaccino contro Covid-19 e che non sarà europeo. Questa emergenza ci dimostra che è fondamentale puntare sulla ricerca e sulla digitalizzazione dei vari processi nell’ottica di una velocizzazione delle fasi produttive e di mercato.

Silvio Campione

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