"Le 250mila dosi sono insufficienti, decliniamo responsabilità"
"La decisione di destinare alla distribuzione in farmacia solo l'1,5% dei vaccini antinfluenzali acquisiti dalle Regioni non garantisce una risposta adeguata ai bisogni della popolazione attiva. Insufficienti solo 250.000 dosi a fronte di un fabbisogno stimato tra 1,2 e 1,5 milioni di dosi". Lo affermano le federazioni dei farmacisti Federfarma, Fofi e e Assofarm commentando l'intesa Stato-Regioni per rivedere la quota delle dosi dei vaccini influenzali da destinare al sistema territoriale delle farmacie. "Decliniamo -aggiungono - qualsiasi responsabilità per eventuali difficoltà che potrebbero avere i cittadini nel rifornirsi dei vaccini".
Le federazioni dei farmacisti sottolineano: "stupisce che la Conferenza Stato-Regioni abbia deciso di destinare alle farmacie una quota minima pari solo all'1,5% delle dosi totali, ben lontana da quella auspicata nel documento" in cui riprendendo quanto è stato affermato dal Ministero della Salute si dice che ""è da tener conto, anche, che l'indisponibilità di vaccini in vendita nelle farmacie per le persone che desiderano evitare la malattia influenzale e che non appartengono a categorie a rischio, potrebbe indurre allarme sociale e vanificare gli sforzi di sensibilizzare la popolazione sull'importanza della vaccinazione quale strumento efficace di prevenzione, lanciando un messaggio contradditorio".
E ancora: "Ci aspettiamo quindi che in occasione del prossimo incontro presso il Ministero della Salute, previsto per il 16 settembre, si trovino fin da subito soluzioni per permettere di rimodulare questa quota minima e di avvicinarsi al fabbisogno reale dei cittadini non inclusi nelle fasce a rischio, che anche il Ministero della salute, nello stesso documento, afferma aggirarsi tra il 3 e il 10% delle dosi acquisite dalle Regioni". Le federazioni ricordano infine che "mai come quest'anno la vaccinazione antinfluenzale assume un valore fondamentale per tutta la popolazione, sia per i soggetti identificati come a rischio sia per i soggetti attivi, come sostenuto da tutta la comunità medico-scientifica".
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