Con loro sale a 36, in Italia, il numero di pazienti pediatrici che durante la seconda ondata pandemica ha avuta diagnosticata questa malattia infiammatoria grave e rara
Tre bambini, di 5, 3 e 2 anni, sono stati ricoverati all'ospedale Sant'Anna di Como con sindrome di Kawasaki, probabilmente correlata al Covid-19, e due di loro sono stati trasferiti nelle terapie intensive pediatriche dell'Ospedale di Bergamo e dell'Ospedale Buzzi di Milano. Con loro sale a 36, in Italia, il numero di pazienti pediatrici che durante la seconda ondata pandemica ha avuta diagnosticata questa malattia infiammatoria grave e rara, ma fino ad oggi, sottolineano gli esperti della Società Italiana di Pediatria (Sip), non c'è stato nessun decesso. Dagli studi finora pubblicati sembra che la Kawasaki, possa essere favorita da una reazione immunitaria eccessiva ad un'infezione, reazione che il Covid, appunto, potrebbe provocare, e facilitata da fattori di rischio o predisposizione genetica.
Questo è quanto ipotizza, ad esempio, un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet dalla Pediatria dell'ospedale di Bergamo che ha analizzato 10 casi di bambini arrivati al Papa Giovanni XXIII tra marzo e aprile 2020. A preoccupare ulteriormente i pediatri, però, sono delle forme più severe e aggressive dette sindromi iperinfiammatorie multiorgano, dette simil Kawasaki, che interessano anche il cuore, provocando miocarditi che possono richiedere il ricovero in rianimazione e si manifestano in genere in bimbi un po' più grandi, oltre i 7 anni.
"Nessun allarme", tranquillizza il primario della Pediatria del Sant'Anna, Angelo Selicorni, "ma i genitori devono essere attenti a monitorare una serie di campanelli d'allarme che i pediatri conoscono: oltre ad una febbre alta da più giorni, comparsa di congiuntivite, labbra o bocca secche, uno stato di debolezza generale, arrossamento e/o gonfiore delle mani e dei piedi e aumento di dimensione di alcuni linfonodi. In questi casi è necessario approfondire la situazione con accertamenti mirati ed attivare le terapie necessarie". Nei casi di simil Kawasaki, conclude Ravelli, "a questi si aggiunge anche vomito, diarrea, dolori addominali e tachicardia, fino al rischio di collasso. Nei casi più gravi si interviene anche con il cortisone endovena a alte dosi oltre che con le immunoglobuline".
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