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Il vaccino Pfizer e BioNTech efficace al 91,3%

Farmaci Redazione DottNet | 01/04/2021 19:31

Efficace al 100% anche per la variante sudafricana

Pfizer Inc e BioNTech hanno dichiarato oggi che il loro vaccino COVID-19 è efficace per circa il 91,3% nel prevenire la malattia, citando uno studio aggiornato che includeva partecipanti inoculati per un massimo di sei mesi.
 
Il vaccino è stato anche efficace al 100% nel prevenire la malattia tra i partecipanti allo studio in Sud Africa, dove una nuova variante chiamata B1351 è dominante, sebbene quel tasso fosse derivato da un numero relativamente piccolo di nove infezioni osservate lì, che erano tutte nel gruppo placebo. Il nuovo tasso di efficacia complessiva del 91,3% è inferiore al 95% originariamente riportato a novembre per il suo studio su 44.000 persone ma in uno scenario nel quale non erano ancora comparse tutte le attuali varianti.
 
L'amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, ha affermato, come riporta Quotidiano Sanità, “che il risultato aggiornato, che include dati su oltre 12.000 persone vaccinate con due dosi negli ultimi sei mesi, consente ora di sottoporre il vaccino alle autorità Usa per l'approvazione definitiva e completa”.

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I dati dello studio "forniscono inoltre i primi risultati clinici sulla capacità di un vaccino Covid di proteggere efficacemente dalle varianti attualmente in circolazione, un fattore critico per raggiungere l'immunità di gregge e porre fine a questa pandemia per la popolazione globale", ha detto Ugur Sahin, amministratore delegato di BioNTech. Seocndo quanto riferito da Reuters, gli esperti Usa continuano a temere che nuove varianti di COVID-19 provenienti dal Sud Africa e dal Brasile possano essere resistenti ai vaccini e ai trattamenti esistenti.
 
Precedenti test di laboratorio avevano precedentemente indicato che il vaccino di Pfizer-BioNTech era meno potente ma offriva comunque una solida difesa contro la variante B1351 che è emersa per la prima volta in Sud Africa e le aziende questa settimana hanno ribadito che si sta comunque lavorando a nuove formulazioni specifiche per le nuove varianti con le quali fare eventuali richiami.
 

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La ricerca è stata coordinata dall’Università di Padova e pubblicata su Cancer

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