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Pensioni, dal 2022 si cambia: tutte le novità

Previdenza Redazione DottNet | 02/05/2021 19:16

Il Governo sta esaminando diverse soluzioni per il post quota 100. Per i giovani riscatto laurea gratuito

Le pensioni sono da temo nel mirino dei Governi che si sono succeduti in questi ultimi anni. Adesso la patata bollente è passata a Draghi che ha messo sul tavolo una serie di opzioni. La prima, forse la più rilevante, è la fine di Quota 100, prevista per il 2021. C'è da dire che nonostante le ventilate minacce, in realtà i medici che hanno aderito a Quota 100 sono stati meno di quanto s'immaginasse, anche se uno sprint potrebbe essere prevedibile per per questi ultimi mesi. Secondo il presidente dell'Inps Pasquale Tridico (nella foto) l'idea di riforma "deve tenere conto dell’aspettativa di vita diversa per i diversi lavori», pensando di «abbassare a 2,5 il coefficiente (oggi a 2,8 ) rispetto alla pensione minima con 64 anni di età".

Ed ecco la proposta del presidnete Inps: dividere la quota pensione in due, una quota retributiva e una contributiva. In pratica si potrebbe prevedere un anticipo pensionistico con solo parte contributiva a 62/63 anni e 20 anni di contributi. In questo caso si garantirebbe il principio della sostenibilità dei conti e si potrebbe legare anche a idee di permanenza sul lavoro a orario ridotto visto che il ministro Orlando ha parlato di staffetta generazionale. Tridico ha anche rimarcato l'attenzione sui soggetti fragili, proponendo di prevedere "una misura per gli immunodepressi oncologici". A 62-63 anni si potrebbe prevedere uno scivolo aggiuntivo rispetto all'Ape sociale. Il resto (la quota retributiva), la si otterrebbe a 67 anni con 1 anno in meno per ogni figlio di madre lavoratrice, oppure con l’aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente; 1 anno in meno per ogni 10 anni di un lavoro usurante/gravoso, oppure l’aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente (semplificando la certificazione). Si tratta, in effetti, di introdurre una sorta di flessibilità strutturale del pensionamento, collegato al metodo contributivo, per allargare la maglia dei criteri troppo stringenti voluti dalla riforma Fornero, che dal 2012 ha introdotto l’età di pensionamento di vecchiaia (67 anni per tutti).

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Secondo le nuove regole allo studio dovrebbero essere, dunque, consentiti:
* Un’uscita con requisiti meno stringenti con ricalcolo contributivo per garantire equilibrio attuariale;
* Requisiti meno stringenti per lavori usuranti;
* Calcolo aspettativa di vita per categorie di lavoratori. Nell’ambito dei requisiti attuali per l’opzione al contributivo abbassare a 2,5 il coefficiente (oggi a 2,8 AS) con 64 anni di età, e favorire le donne con figli.

Per i giovani si apre un capitolo a parte: minacciati da un assegno ridotto, per metterli in sicurezza è al vaglio una sorta di pensione di garanzia e - la grande novità -, incentivi per la formazione con il riscatto pieno e gratuito della laurea con l'obiettivo di incentivare lo studio e la formazione senza penalizzare questa scelta che implica un’entrata più tarda nel mercato del lavoro. Infine Tridico parla di “staffetta generazionale”, ovvero la trasformazione dei contratti dei dipendenti più anziani in contratti part-time e assunzioni di lavoratori giovani. Il cosiddetto “contratto di espansione” che potrebbe essere esteso anche alle imprese al di sotto delle 250 unità (fino a 50). Il contratto di espansione, in particolare, serve a garantire la pensione anticipata con 5 anni di anticipo ai dipendenti (a 62 anni invece di 27), allo scopo però di assumere giovani.

I sindacati, invece, puntano per il post quota 100 puntano sulla possibilità di uscita ai lavoratori al raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione a prescindere dall'età anagrafica. Anche la Lega punta su Quota 41 per tutti, come indicato dal sottosegretario all'Economia, Claudio Durigon. Non manca neppure nel Pd chi guarda alle “quote basse”. Nelle scorse settimane l'ex capogruppo Dem alla Camera, Graziano Delrio, aveva lanciato la proposta di uscite con Quota 92 (62 anni di età e almeno 30 di contributi) per i soli lavoratori impegnati in mansioni usuranti. I Cinque stelle poi insistono, soprattutto con l'ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, per l'introduzione dall'inizio del 2022 di un sistema flessibile di uscite pensionistiche.

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