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Aio: dai dentisti sì a una norma che consente l'attività solo alle società iscritte all'Albo

Odontoiatria Redazione DottNet | 24/06/2021 16:25

Se l’emendamento passa, cambierà la legge sulla concorrenza del 2017 che oggi consente l’esercizio dell’odontoiatria a tutti i tipi di società operanti nel settore purché dotate di direttore sanitario

«Leggiamo su Sole 24 Ore di ieri 23 giugno 2021 un articolo dal titolo "Odontoiatri: no a riservare l’attività alle società tra professionisti". E’ un titolo errato. I dentisti sostengono le società tra professionisti». Danilo Savini segretario nazionale di Associazione Italiana Odontoiatri (AIO), associazione rappresentativa degli Odontoiatri, cita un servizio giornalistico riferito all’emendamento del Senatore Pietro Lorefice (M5S) alla Legge di Delegazione europea in itinere in Parlamento, che riserva l’attività odontoiatrica alle sole società tra professionisti iscritte all’Albo. Se l’emendamento passa, cambierà la legge sulla concorrenza del 2017 che oggi consente l’esercizio dell’odontoiatria a tutti i tipi di società operanti nel settore purché dotate di direttore sanitario. «In realtà, l’emendamento Lorefice è una norma auspicata da gran parte del mondo odontoiatrico, e dalla stessa Commissione Albo Odontoiatri Nazionale, per motivi etici e deontologici», dice Savini. «A opporsi è Ancod, Associazione Nazionale dei Centri Odontoiatrici che non rappresenta le istanze dei dentisti ma quelle delle società odontoiatriche, incluse quelle di capitali, e sventola al cittadino-paziente lo spettro della chiusura di 5 mila strutture, della fine di 17 mila posti di lavoro di cui 7 mila dentisti, non dipendenti bensì, come gli igienisti, liberi professionisti– molti iscritti alle rispettive associazioni di categoria. Ma anche se l’emendamento diventasse legge nessun centro chiuderebbe e nessuno perderebbe il posto», dice Savini. «Parliamo di ambulatori sparsi sul territorio, con eterogenea forma societaria, che sono già quasi tutti potenziali Stp con un professionista "materialmente" alla guida, e che potrebbero iscriversi all’Albo dall’oggi al domani, senza che nulla cambi nella gestione e in organico. In quel caso, certo, si ridimensionerebbe il ruolo del "non odontoiatra" al timone. In compenso non comanderebbero più i capitali, bensì i medici-dentisti, cioè le ragioni dei pazienti. Le chiusure brusche e i pazienti lasciati per strada andrebbero spiegati anche all’Ordine». AIO dà piuttosto il benvenuto alla modifica normativa, «poiché favorisce forme societarie dove prevalgono la qualità di cura, le persone, i rapporti fiduciari».

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«Da sempre la nostra Associazione è convinta che solo la STP possa conciliare esercizio dell’attività odontoiatrica e forma societaria, al punto che alle potenzialità della STP abbiamo dedicato nel 2017, primi in assoluto, un congresso politico da cui è emerso un documento di sostegno, tradotto negli anni successivi in emendamenti per il Legislatore», afferma il Presidente Nazionale AIO Fausto Fiorile (nella foto). «Aggiungo che nel 2016 anche il Ministero dello Sviluppo aveva sancito in un parere che l'attività di studio odontoiatrico, in quanto protetta, può essere esercitata in forma societaria solo da una Stp iscritta nella sezione speciale dell'Ordine professionale. Il parere partiva, non a caso, da Trento, dove ero presidente della Commissione Albo Odontoiatri, da una controversia tra una Srl e l'Ufficio del Registro Imprese che aveva negato l’iscrizione di quella società. Il MiSE conferma che la disciplina della Stp, introdotta alla legge 183/2011 e dal Decreto ministeriale 34 dell’8 febbraio 2013, è, ad oggi, l'unico contesto nel cui ambito è possibile l'esercizio non della sola attività odontoiatrica ma anche di quella medica, come di tutte le attività professionali regolamentate da ordini. La proposta Lorefice appare dunque del tutto coerente con l’impostazione legislativa vigente, cui fa unica eccezione, in materia, il dettato "atipico" della legge sulla concorrenza».

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