Luigi Orfeo, presidente SIN: l’Italia dovrebbe seguire l’esempio della Gran Bretagna e degli altri Paesi che già lo prevedono
"L’assunzione di acido folico è in grado di prevenire al 70% la Spina Bifida e gli altri difetti del tubo neurale. Attraverso la fortificazione obbligatoria di alcuni cibi, tra i quali le farine alimentari, come recentemente deciso dalle autorità sanitarie britanniche, si potrebbe garantire una corretta assunzione di acido folico durante tutta la vita, quindi anche nel periodo pre-concezionale della donna." Ad affermarlo è il dott. Luigi Orfeo, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), in occasione della Giornata Mondiale della Spina Bifida ed Idrocefalo, che ricorre il 25 ottobre.
La Spina Bifida, il più comune dei difetti del tubo neurale, è una grave malformazione congenita che interessa la colonna vertebrale del neonato e il suo contenuto nervoso durante i primissimi mesi di gravidanza. I difetti del tubo neurale colpiscono in Italia 6 neonati su 10mila, di questi circa il 50% è affetto da Spina Bifida. Può essere diagnosticata già tra la 20ª e la 22ª settimana di gestazione ed in molti casi è possibile intervenire in utero, anche se i rischi di morte e di parto prematuro sono ancora molto alti.
L’assunzione raccomandata per il fabbisogno medio di acido folico è di 400 µg (microgrammi) al giorno, quantità raggiunta grazie all’alimentazione, purché varia ed equilibrata. In gravidanza dovrebbe aumentare a 600 µg /die, con inizio assunzione almeno due mesi prima del concepimento, per favorire un buono sviluppo del feto, per la corretta formazione del tubo neurale e per proteggere il nascituro da malformazioni anche molto gravi.
La mandatory fortification (fortificazione obbligatoria), applicata in oltre 90 paesi nel mondo, consente proprio una maggiore assunzione di acido folico rispetto alla normale alimentazione, anche con un vantaggio in termini di sanità pubblica, riducendo i costi rispetto alla supplementazione vitaminica, con una rilevante efficacia pratica. Ciò accade già, per esempio, in America, Canada e Australia, mentre in Europa, tranne che in Gran Bretagna, ancora non esistono norme a riguardo.
In Italia, attualmente, non si registra una reale necessità di integrare la dieta con acido folico nella normale popolazione, ma gli studi dimostrano comunque che un’integrazione non avrebbe effetti collaterali, ma anzi potrebbe rappresentare un vantaggio per l’epoca pre-concezionale. In passato si pensava che un eccesso di questa vitamina del gruppo B potesse nascondere al contrario un'eventuale carenza di vitamina B12, ma oggi il rischio risulta remoto.
La SIN ribadisce, pertanto, la sua posizione a favore della supplementazione di acido folico nelle farine alimentari, anche nel nostro Paese, che potrebbe essere il primo all’interno dell’Unione Europea a compiere questo importante passo. Un ragionamento che rientra nella più ampia cultura della prevenzione, prima del concepimento, in gravidanza e dopo la nascita.
"I difetti del tubo neurale possono causare serie problematiche e mettere il bambino a rischio, già in epoca neonatale. Il percorso di cura è molto lungo e complesso da affrontare, sia da un punto di vista emotivo che economico per le famiglie ed è giusto quindi applicare una corretta strategia di profilassi, anche con la fortificazione degli alimenti. La vera differenza, nella prevenzione dei rischi, potrebbe farla l’esempio che ci viene dagli altri paesi, un percorso sicuramente difficile da affrontare, che prevede un accordo tra le autorità sanitarie, i produttori alimentari, le istituzioni, le associazioni, ma virtuoso e che, attraverso un’azione collettiva mirata, potrebbe davvero salvare tante piccole vite," conclude il Presidente Orfeo.
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