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Covid, quando si parla la distanza di un metro non basta

Infettivologia Redazione DottNet | 26/01/2022 13:57

Ricerca Arpa e Università Torino sulla trasmissione del virus

Il Covid può essere trasmesso per via aerea in ambienti chiusi non solo tramite le goccioline respiratorie di più grandi dimensioni. Lo dice uno studio del Centro regionale di Biologia molecolare dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) Piemonte, in collaborazione con il Laboratorio di Virologia Molecolare e Ricerca Antivirale diretto dal professor David Lembo del Polo Universitario San Luigi Gonzaga di Orbassano dell'Università di Torino, che ha sviluppato, sperimentato e validato un metodo per il campionamento e l'analisi del Sars-CoV-2 nell'aria. Grazie a questo metodo, l'Arpa ha fornito dimostrazione diretta del collegamento tra emissione di una carica virale nota di un soggetto infetto e le relative concentrazioni di Sars-CoV-2 nell'aria in condizioni controllate, dimostrazione non ancora presente in letteratura scientifica.

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Gli esperimenti condotti, oltre a stabilire che il virus Sars-CoV-2 si trasmette tramite aerosol ben oltre le distanze a lungo ritenute "di sicurezza" (1-1.5 metri), hanno confermato anche l'influenza esercitata dalla tipologia di attività respiratoria rispetto all'emissione di aerosol virale e alla conseguente diffusione nell'ambiente: come già anticipato da studi precedenti, le emissioni durante la fonazione (la produzione di suoni o rumori per mezzo degli organi vocali) risultano essere di un ordine di grandezza superiori rispetto alla semplice attività di respirazione. E, proprio in questi giorni, viene pubblicato dal prestigioso Journal of Hazardous Materials, editore Elsevier, lo studio dal titolo Link Between Sars-CoV-2 Emissions and Airborne Concentrations: Closing the Gap in Understanding, frutto della collaborazione tra l'Arpa Piemonte e l'Università di Torino da una parte e l'Università di Cassino e del Lazio Meridionale e la Queensland University of Technology di Brisbane, Australia, dall'altra, rappresentate dal Prof. Giorgio Buonanno e dalla professoressa Lidia Morawska, ricercatori leader nella scienza dell'aerosol e nella gestione dei rischi di infezione.

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