Anelli: Persa l’occasione di dimostrare gratitudine ai medici che hanno dato la loro vita. Scotti: Uno schiaffo alla memoria dei colleghi che si sono sacrificati mettendo il loro dovere davanti alle loro stesse famiglie. Palermo: gratitudine solo a p
Anelli: Persa l’occasione di dimostrare gratitudine ai medici che hanno dato la loro vita. Scotti: Uno schiaffo alla memoria dei colleghi che si sono sacrificati mettendo il loro dovere davanti alle loro stesse famiglie. Palermo: gratitudine solo a parole
Non passano al Senato i ristori alle famiglie dei medici morti per Covid. Lo rende noto il presidente della Federazione ordini dei medici Filippo Anelli: «La mancata approvazione del subemendamento presentato dalla senatrice Cantù è un’occasione persa. L’occasione di dimostrare gratitudine ai medici che hanno dato la loro vita per continuare a curare durante la pandemia. Invitiamo il Parlamento a una riflessione. Dispiace - afferma - che non si siano trovati i fondi per poter dare un ristoro a queste famiglie che, in molti casi, sono anche rimaste prive dell’unica fonte di sostentamento e alle quali sono negati indennizzi Inail».
Il subemendamento, dopo aver incassato il parere contrario della Commissione Bilancio ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione, è stato, durante la discussione in Aula, ritirato e riformulato come Ordine del Giorno, accolto dal Governo. «Dispiace che non si siano trovati i fondi per poter dare un ristoro anche simbolico, oltre che economico, alle famiglie di questi colleghi, medici di famiglia, liberi professionisti, specialisti ambulatoriali, odontoiatri - continua Anelli -. Famiglie che, in molti casi, sono, insieme alla perdita umana, rimaste prive dell’unica fonte di sostentamento e alle quali sono negati gli indennizzi Inail».
«I medici che hanno perso la vita soprattutto nelle prime fasi della pandemia, quando hanno combattuto a mani nude contro il virus, in un contesto in cui mancavano mascherine, guanti, i più elementari dispositivi di protezione, lo hanno fatto per i loro pazienti, per il loro Paese - conclude Anelli -. E’ giusto che ora il Paese riconosca il loro sacrificio, il sacrificio delle loro famiglie e provveda a quanti sono rimasti a ricordarli, sopportando, oltre al dolore della perdita, situazioni economiche anche drammatiche. Invitiamo dunque tutto il Parlamento a una riflessione in tal senso».
«Il no al subemendamento presentato dalla senatrice Maria Cristina Cantù è uno schiaffo alla memoria dei medici, molti dei quali della medicina generale, che hanno sacrificato le proprie vite pur di curare i propri assistiti in un momento drammatico». Silvestro Scotti, segretario generale FIMMG, stigmatizza con rabbia e amarezza quanto accaduto al Senato durante la Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, recante "proroga dello stato di emergenza nazionale e ulteriori misure per il contenimento della diffusione dell'epidemia da Covid-19 (2488). Il subemendamento 2.1500/32, dopo aver incassato il parere contrario della Commissione Bilancio ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, è stato, durante la discussione in Aula, ritirato e riformulato come Ordine del Giorno. Una bocciatura che arriva per la seconda volta, visto che lo stesso emendamento era stato presentato già durante la discussione sulla Legge di Bilancio votata a fine anno.
«Fa male - prosegue Scotti - constatare che una misura così importante sia stata bocciata per un mero e direi "misero" calcolo economico. Anche se oggi il Covid fa meno paura, dovremmo ricordare che i medici caduti nel corso della prima ondata sono gli stessi che tutti osannavano come eroi. Un appellativo che nessun collega ha mai inseguito né voluto, ma che ora suona quasi come una beffa per i figli, le mogli e i mariti che non potranno più abbracciare i loro cari». In tutto sono 369 le lapidi che ricordano con onore il coraggio di quei medici che a mani nude e senza alcuna protezione non si sono mai sottratti al proprio giuramento. Medici che si sono ammalati e sono morti, la metà dei quali appartengono alla medicina generale. «A queste famiglie - ricorda il segretario generale FIMMG - la proposta avanzata dalla Senatrice Maria Cristina Cantù cercava di portare un minimo di conforto e di sostegno, un segno materiale dell’attenzione dello Stato, ovvero di tutti noi cittadini, a quel sacrificio che ha sequele ancora oggi, ovviamente, in tutte quelle famiglie. Non si dovrebbe dimenticare che parliamo di famiglie che oltre la perdita umana, sono rimaste prive dell’unica fonte di sostentamento. E sono famiglie alle quali non spettano solo indennizzi materiali, ma anche attenzione per la perdita di chance che hanno subito mogli e figli. Riteniamo pertanto che chi di dovere debba allargare le sue vedute, rifare i conti e trovare le risorse necessarie per un indennizzo, anche solo per equiparare queste famiglie, nei diritti, a quelle di chiunque altro sia deceduto al servizio delle Stato, per terrorismo o per mafia. Perché la violenza di tutti questi eventi non può che avere eguaglianza nella risposta di uno Stato che si voglia definire civile».
"In una recente lettera pastorale, la Conferenza Episcopale Italiana ha espresso la gratitudine, la riconoscenza, il rispetto e la stima "ai Curanti che da sempre, e negli ultimi tempi in modo decisamente più intenso", si prendono cura dei malati e dei sofferenti. Lo stesso Presidente Mattarella, nel suo discorso del giuramento, ha ricordato l’esempio dei medici e degli operatori sanitari nel garantire nei momenti più critici per il Paese i servizi essenziali per i malati. Nell’emergenza sanitaria siamo stati, come dice Draghi, "quelli che hanno fatto di più". Lo afferma Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao Assomed.
"Ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, la politica sembra dileguarsi. Un’eclatante dimostrazione è la recente bocciatura in Senato del subemendamento al decreto legge sulla proroga dello stato di emergenza presentato dalla senatrice Maria Cristina Cantù che prevedeva i ristori alle famiglie dei medici decedutiper Covid-19: un’occasione per dimostrare gratitudine alle famiglie dei medici che hanno dato la loro vita per continuare a curare durante la pandemia. Famiglie che, in molti casi, sono rimaste prive, insieme alla perdita umana, dell’unica fonte di sostentamento", dice Palermo.
"Ci chiediamo: chi deve ascoltare i medici? Chi risponde alla rabbia che sale da tutti gli ospedali e gli ambulatori d’Italia? A un grido di dolore che chiede, per donne e uomini, giovani e meno giovani, condizioni di lavoro sopportabili e meno burocrazia? Chi soddisfa richieste minimali di dignità professionale e salariale? Chi interviene per dare a questo mondo professionale un contratto di lavoro, scaduto prima ancora di essere discusso?", si chiede il segretario Anaao. "I medici che si sono contagiati e hanno perso la vita soprattutto nelle prime fasi della pandemia, quando hanno combattuto a mani nude, con abnegazione e alto senso del dovere, contro il virus, in un contesto in cui mancavano mascherine, guanti, camici, i più elementari dispositivi di protezione individuale, lo hanno fatto per i loro pazienti, per il loro Paese. È giusto che ora il Paese riconosca il loro sacrificio, il sacrificio delle loro famiglie e provveda a restituire loro una dignità professionale ed economica""., conclude Palermo.
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