I dati dal 2016 al 2020. Più colpite e donne. Il 12 marzo prima Giornata nazionale
Nel quinquennio 2016-2020 sono stati più di 12mila i casi di infortunio sul lavoro accertati dall'Inail e codificati come violenze, aggressioni e minacce perpetrate nei confronti del personale sanitario, con una media di circa 2.500 l'anno. Lo rileva l'Istituto in occasione della prima Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, che da quest'anno è celebrata annualmente il 12 marzo.
La maggior parte degli incidenti si è verificata in ospedali e case di cura e le più infortunate - per quasi tre quarti - sono le operatrici sanitarie.
Infermieri ed educatori professionali - normalmente impegnati in servizi educativi e riabilitativi con minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani all'interno di strutture sanitarie o socio-educative - sono le categorie più colpite, con più di un terzo del totale dei casi. A seguire, con il 25% dei casi, sono gli operatori socio-sanitari delle 'professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali' e con il 15% le 'professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati', soprattutto operatori socio-assistenziali e assistenti-accompagnatori per persone con disabilità. Più distaccati, con il 5% dei casi di aggressione in sanità, la categoria dei medici, che non include nell’obbligo assicurativo Inail i sanitari generici di base e i liberi professionisti. Nella Giornata nazionale vengono promosse iniziative di educazione e sensibilizzazione. Istituita dalla legge n.113 del 14 agosto 2020, la Giornata è stata indetta nel gennaio scorso da un decreto del ministero della Salute di concerto con i ministeri dell’Istruzione e dell’Università e Ricerca.
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