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Dal primo luglio obbligo di Pos: il fisco setaccerà sette miliardi di dati. Ecco cosa ne farà

Professione Redazione DottNet | 19/06/2022 19:17

Confprofessioni ha chiesto ai senatori un intervento strutturale per azzerare i costi ed evitare così che gli oneri di transizione digitale e semplificazione dei pagamenti tornino a gravare, esclusivamente, su imprese e professionisti

Saranno circa sette miliardi le operazioni pagate con il Pos. Una massa di dati che finiranno al setaccio dal fisco, grazie alla modifica introdotta con il decreto Pnrr2 (Dl 36) pronto a riprendere l’esame in commissione al Senato e in tempi molto stretti visto che la conversione dovrà avvenire entro il prossimo 29 giugno. La modifica toglierà ogni dubbio sulle operazioni da comunicare a carico dei gestori di carte e bancomat. Le transazioni andranno, infatti, trasmesse tutte all’Anagrafe tributaria a prescindere se l’acquisto sia effettuato da un privato cittadino o da un operatore economico con partita Iva. La finalità sarà di scovare il sommerso e, con la messa a disposizione del pacchetto di informazioni alla Guardia di Finanza, anche il riciclaggio. Il flusso giornaliero potrà consentire al Fisco un’analisi del rischio più accurata, cercando anche di setacciare possibili anomalie in esercenti, negozianti, professionisti, si legge sul Sole24ore.. Tra queste la presenza di pochissime o ridotte operazioni ma per un controvalore elevato, che potrebbero far scattare il sospetto di evasione o riciclaggio.

Ma c'è un'anomalia: a fronte del valore più alto per numero di Pos fa da contraltare il numero più basso di operazioni per terminali. Per cercare di ridurre queste situazioni, tra gli obiettivi del Pnrr è entrata anche la spinta (ennesima) alla tracciabilità. La scelta del Governo è stata quella di anticipare al 30 giugno (rispetto alla precedente decorrenza) la doppia sanzione per chi rifiuta i pagamenti con carta o bancomat: 30 euro a cui si aggiunge il 4% del valore della transazione negata. Una misura di bandiera più che altro, in quanto la strada per la sua applicazione non sembra certo semplice: presuppone che il cliente denunci e quindi perda tempo e risorse, riporta il Sole24ore. Senza dimenticare comunque che ci sono specificità che andrebbero considerate e “pesate” meglio per evitare situazioni paradossali. È il caso soprattutto delle attività professionali, per cui scatterà questa sanzione ma per cui generalmente le modalità di pagamento tracciato da parte dei clienti avvengono tramite bonifico.

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Inoltre, come ha fatto notare anche Confcommercio nella nota inviata alle commissioni Affari costituzionali e Istruzione del Senato che presto entreranno nel vivo del lavoro per la conversione in legge del Dl «Pnrr2», bisognerebbe ragionare anche in termini di politiche attive per negozianti, commercianti, professionisti, autonomi esposti alle potenziali sanzioni. Questo si tradurrebbe, a detta dell’associazione di categoria, nella necessità di innalzare il credito d’imposta sul costo delle commissioni sostenute da chi accetta pagamenti tracciabili: tax credit ora al 30% che andrebbe «elevato strutturalmente al 50%» e per cui andrebbe estesa la platea di beneficiari «superando il limite di 400mila euro di fatturato».

Confprofessioni ha chiesto, intanto, ai senatori «un intervento strutturale» per azzerare i costi ed evitare così che gli oneri di transizione digitale e semplificazione dei pagamenti tornino a «gravare, esclusivamente, su imprese e professionisti». Considerazioni che sembrano aver fatto breccia nei parlamentari. Tra gli emendamenti segnalati ci sono proprio modifiche per cercare di prolungare e aumentare i bonus per gli operatori economici. Il problema sarà quello di trovare le coperture: una missione che si annuncia quasi impossibile per un provvedimento che non può contare su nuove risorse.

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