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Omceo Padova: ecco come devono vestirsi i medici e come apparire in foto

Professione Redazione DottNet | 03/10/2022 19:27

Crisarà: Ho fatto inserire all'interno della domanda chiare indicazioni su come debbano vestirsi per la foto: giacca e cravatta. Niente scolli strani, anelli al naso, insomma, chiedo che tutti abbiano un aspetto pulito e rispettabile: un volto curato

Crisarà: Ho fatto inserire all'interno della domanda chiare indicazioni su come debbano vestirsi per la foto: giacca e cravatta Niente scolli strani, anelli al naso, insomma, chiedo che tutti abbiano un aspetto pulito e rispettabile: un volto curato con capelli in ordine e pettinature consone

Da Padova arriva la stretta sul look dei camici bianchi. "Medici con barbe sfatte, canottiere, maglie della salute, trecce, piercing, gente spettinata. Molti proponevano un'immagine poco decorosa e non in linea con l'etica medica, che prevede proprio da codice deontologico un habitus preciso. Allora ho pensato che è il momento di dare un segnale preciso, perché poi quelle foto finiscono nel tesserino", afferma senza mezzi termini Domenico Crisarà, presidente Omceo della città veneta. "Ho fatto inserire all'interno della domanda chiare indicazioni su come debbano vestirsi per la foto: giacca e cravatta, stop. Niente scolli strani, anelli al naso, insomma, chiedo che tutti abbiano un aspetto pulito e rispettabile: un volto curato con capelli in ordine e pettinature consone, visto che si tratta di un documento ufficiale e molto importante. Del resto, anche per altri titoli identificativi si richiedono dei parametri, altrimenti il documento non può essere rilasciato e per il tesserino dell'Ordine deve valere il medesimo rispetto".

Chi si vuole iscrivere, dovrà attenersi alle regole altrimenti sarà confinato ma non escluso dalla professione. .L'operazione decoro delle fototessere si inserisce in un campo molto più ampio, che riguarda la proiezione esterna di dottoresse e dottori che lavorano in ambulatori e reparti. "In questa professione anche l'immagine è sostanza", continua Crisarà. "La prima impressione che ha un paziente quando ci si presenta, è fondamentale. A maggior ragione in una società in cui l'immagine è così centrale. Del resto, il concetto di decoro professionale c'è anche nel giuramento di Ippocrate".

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In questo contesto s'inserisce l'utilizzo dei social network. "Profili Facebook in cui medici postano foto delle vacanze e compaiono in costume da bagno: anche questo è sbagliato. Un medico lo è sempre, anche quando non è in servizio. Tutto quello che fa, dice o posta, deve essere consono alla professione che rappresenta. Vedere un medico in mutande è poco decoroso e delude profondamente il potenziale paziente. Un altro problema sono i selfie in corsia: magari non ci si pensa, ma dietro una foto scattata in reparto ci sono molte implicazioni". Crisarà sta quindi avviando con l'Università di Padova una serie di incontri per gli iscritti agli ultimi due anni di corso: l'obiettivo di queste sessioni extra curricolari è insegnare ai futuri camici bianchi come utilizzare i social, ma soprattutto ciò che sia o meno etico diffondere, specialmente se un profilo è pubblico e quindi visibile da chiunque.

Ovviamente la presa di posizione di Crisarà ha scatenato le reazioni da parte dei giovani medici, che nel frattempo dovranno rispondere a tre procedimenti disciplinari aperti proprio per uso corretto dei social. "Invito i giovani colleghi a rivolgersi al Consiglio dell’Ordine di Padova e alla Federazione degli Ordini per valutare anche le vie legali - sostiene Michele Nicoletti segretario generale di FederSpecializzandi e Mespad - «bloccare la carriera di un collega è decisamente eccessivo. Chiedere di indossare la cravatta non crea professionalità e la stessa non è data da un costume da bagno portato da un collega uomo o donna che sia. Condivido con Crisarà l’idea di corsi sul saper essere, su come porsi anche sui social ma ci si deve fermare lì. Deve prevalere sempre la scelta individuale".

Pronta la replica dei diretti interessati:" Quelle di Crisarà sono affermazioni gravissime ed intenzioni estremamente pericolose, fondate su un’idea dell’essere medico che nulla ha a che fare con l’essenza della profession. - si legge sul sito Chisicuradite -. Condanniamo le modalità autoritari ed unilaterali ed i toni quasi polizieschi («Mi diranno che sono un fascista retrogrado, bacchettone o di peggio, ma io vado avanti per la mia strada e finché sarò presidente dell’Ordine dei Medici di Padova, si fa come dico io»), che configurano un abuso di potere nonché un’idea del tutto alterata del ruolo che il Presidente dell’OMCeO dovrebbe svolgere".

"Riteniamo intollerabile che un collega indichi come vestirsi, come apparire esteriormente, e lo ponga quale “marchio di garanzia” e di professionalità, o filtro per l’accessibilità alla professione - riporta il sito -. Riteniamo che l’applicazione di canoni estetici (soggettivi e variabili in base ad aspetti sociali e culturali) possa alimentare stigmatizzazioni e atteggiamenti giudicanti e marginalizzanti, soprattutto nei confronti delle minoranze".

"Rifiutiamo l’approccio “totalizzante” alla professione medica perché siamo medicɜ sempre, ma fuori dall’orario di lavoro siamo medicɜ che non lavorano ed abbiamo diritto, come tuttɜ, ad una vita privata in cui possiamo comportarci ed agire come riteniamo giusto, nei limiti previsti dalla legge per qualsiasi cittadinɜ - tuonano i medici del sito Chisicuradite -.Riteniamo che il controllo dell’attività sui social possa rivelarsi un forte strumento di censura con una rischiosa deriva verso forme di controllo non solo nell’ambito estetico ma anche di pensiero e di posizioni politiche. Il passo dal controllo della foto del “medico in mutande” al “medico in manifestazione” è pericolosamente breve".

"Crediamo infine che proporre corsi sul decoro nell’esercizio professionale sia inutile e dannoso, mentre sarebbe urgente implementare i corsi di studio in medicina con insegnamenti mirati a migliorare le competenze umane e sociali dellɜ studentɜ: dalla relazione medicǝ-paziente ai vari metodi comunicativi, dalla cultura non discriminatoria alla necessità di una costante equità di trattamento, dalla capacità di individuare e soppesare le disuguaglianze sociali al rispetto del segreto professionale - conclude il lungo post -.Presenteremo queste nostre preoccupazioni al Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri e ci opporremo nelle sedi preposte a queste iniziative (ben definite dalle stesse parole di Crisarà) “fasciste, retrograde, bacchettone”.

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