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Medici no vax negli ospedali: scoppia il caso Puglia

Sanità pubblica Redazione DottNet | 03/11/2022 11:19

La Regione annuncia che manterrà la legge regionale che prevede l'obbligo vaccinale anche contro il Covid per gli operatori sanitari e immediata arriva la risposta del sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato: la norma sarà impugnata

Partono tra le polemiche i reintegri negli ospedali di medici e sanitari non vaccinati contro il Covid-19. La procedura si è attivata e avrà tempi brevi, ma scoppia 'il caso Puglia': la Regione, infatti, annuncia che manterrà la legge regionale che prevede l'obbligo vaccinale anche contro il Covid per gli operatori sanitari e immediata arriva la risposta del sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato: la norma sarà impugnata, annuncia. 

A stretto giro la replica del presidente della Regione Michele Emiliano che invita il sottosegretario a dimettersi definendolo "inadeguato".  E linea dura è annunciata anche dalla Campania.  In Puglia la legge che obbliga il personale sanitario a vaccinarsi anche contro il Covid "c'è e rimane in vigore", ribadisce l'assessore alla Sanità della Regione, Rocco Palese.

La legge regionale stabilisce che gli operatori sanitari non vaccinati non possono essere a contatto con i pazienti a rischio ricoverati negli ospedali. La norma prevede infatti che "al fine di prevenire e controllare la trasmissione delle infezioni ai pazienti, ai loro familiari, agli altri operatori e alla collettività" la Regione Puglia individua "i reparti dove consentire l'accesso ai soli operatori che si siano attenuti alle indicazioni del Piano nazionale di prevenzione vaccinale vigente". L'obbligo di vaccino per il personale sanitario in Puglia non riguarda solo il Covid ma altri 10 vaccini, gli stessi previsti anche dal piano nazionale. Una norma che sembrerebbe confliggere con il provvedimento approvato dal Cdm che sospende appunto l'obbligo vaccinale per i sanitari, e per la quale Gemmato ha annunciato l'impugnazione.

Pronta la riposta di Emiliano: "Gemmato è un politico di lungo corso e dovrebbe sapere che tra leggi nazionali e leggi regionali nelle materie concorrenti come la Sanità non c'è un rapporto di gerarchia che fa prevalere le prime sulle seconde, salvo che ci sia una lesione delle attribuzioni del Parlamento. Ma queste ultime devono essere impugnate tempestivamente dal Governo, fatto questo non avvenuto nel nostro caso, essendo la legge in questione del 2021".

Anche la Campania fa una scelta ispirata alla maggiore prudenza: è stata infatti inviata ai Direttori generali della Aziende Sanitarie Locali e delle Aziende Ospedaliere una direttiva a firma del presidente Vincenzo De Luca, con la quale "si fa obbligo di definire l'impiego del personale sanitario non vaccinato tutelando la salute dei pazienti e degli operatori vaccinati". Saranno quindi messe in campo, si afferma, "le necessarie azioni dirette a contrastare ogni ipotesi di contagio, evitando il contatto diretto del personale non vaccinato con i pazienti".

A fare chiarezza sul rientro di questi sanitari negli ospedali è però lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci. "Mi sono basato sul fatto che oggi lo scenario è completamento diverso e - ha spiegato - c'è una grave carenza di organico: è vero che i medici reintegrati saranno circa 4mila, ma intanto cominciamo a metterli a disposizione delle direzioni sanitarie. Quello che andranno a fare saranno le singole direzioni sanitarie a deciderlo, valutando il posto migliore dove i medici reintegrati potranno andare a lavorare". Conferma che il reintegro avverrà in tempi brevi, già entro la settimana, il presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) Giovanni Migliore. Tuttavia, sottolinea, "parliamo di piccole cifre: si tratta di poche unità per ogni ospedale perché la maggior parte dei medici non vaccinati sono liberi professionisti". A fare i conti è anche il presidente degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, evidenziando che sono 1878 i medici che potrebbero rientrare effettivamente in servizio. Al 31 ottobre, afferma, "erano 4004 i medici e odontoiatri sospesi. Di questi, 3543 i medici, 461 gli odontoiatri e 325 i doppi iscritti. Andando però a vedere l'età dei sospesi, il 47% dei 3543 medici, vale a dire 1665, ha più di 68 anni ed è quindi fuori dal Servizio sanitario nazionale". Gli infermieri da reintegrare sono invece circa 2.600 e 1.194 sono i farmacisti.

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