Tra le motivazioni del cambio delle abitudini a favore dei prodotti senza combustione prevale quella legata alla percezione che siano potenzialmente meno dannosi per la salute
Il 71,8% dei fumatori conosce le sigarette elettroniche e il 54% i prodotti a tabacco riscaldato. I livelli di conoscenza di prodotti senza combustione sono maggiori nella fascia di età tra 18 e 34 anni e tra chi possiede livelli di istruzione più elevati. Tra le fonti di informazione prevale nettamente il ruolo del passaparola tra gli utilizzatori: quasi la metà (il 49,0%) di chi conosce questi prodotti è stato informato da amici e conoscenti che li usano. Internet è una fonte di informazione per il 23,1%, mentre il 16% è stato informato dal rivenditore.
È quanto emerge dai risultati di una indagine condotta dal Censis, con il contributo di Philip Morris Italia, su un campione di circa 1.
Il tema dell'iniziazione viene segnalato come un potenziale rischio da circa la metà degli intervistati (49,2%), ma il 30,3% è convinto che aiutino a smettere di fumare, convinzione che è più diffusa dagli utilizzatori (il 44,9% tra gli utilizzatori di e-cig e il 35,2% tra chi fuma Htb), meno tra i fumatori tradizionali (18,1%). La metà dei fumatori afferma di aver cambiato le proprie preferenze riguardo al fumo. Il cambiamento maggiormente segnalato è la riduzione del consumo di sigarette tradizionali grazie all'utilizzo di prodotti senza combustione (45,1%), mentre è molto più raro l'inverso (6,9%). Circa un fumatore su cinque è passato a prodotti senza combustione e ha smesso del tutto di fumare. Tra le motivazioni del cambio delle abitudini a favore dei prodotti senza combustione prevale quella legata alla percezione che siano potenzialmente meno dannosi per la salute: lo pensano sia gli attuali consumatori di prodotti tradizionali che hanno utilizzato i prodotti senza combustione (38,3%), sia coloro che attualmente li utilizzano in modo esclusivo (46,8%).
Il primo elemento interessante è che "i fumatori affermano di conoscere i vari prodotti da fumo. Nella graduatoria, conoscono le sigarette tradizionali, quelle elettroniche, un po' meno i prodotti a tabacco riscaldato. Il dato importante è che questa informazione è sostanzialmente 'autogestita', si basa sul passaparola, sul sentito dire, su quello che il gruppo dei pari comunica. Un esempio classico è quello che vede il potenziale consumatore rivolgersi a un amico che li usa per avere notizie. Nonostante l'informazione 'fai da te' la maggior parte degli utilizzatori di sigarette tradizionali è convinto che i prodotti nuovi, 'smoke free' facciano meno danni alla salute. Lo dicono ancora di più coloro che li utilizzano". Lo spiega Ketty Vaccaro, responsabile area Welfare e Salute del Censis, in occasione di un'indagine condotta dal Censis, con il contributo di Philip Morris Italia, su circa 1.300 fumatori italiani dai 18 anni in su, per analizzare i livelli di conoscenza e le valutazioni sui prodotti senza combustione, come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato. "I consumatori -aggiunge Vaccaro- vorrebbero saperne di più sui rischi per la salute dei prodotti da fumo, vorrebbero saperlo da interlocutori istituzionali. Pensano che fonti come il Ministero della Salute o l'Oms siano attendibili.
Nella maggior parte dei casi ci dicono che il medico ha detto loro di smettere, in alcuni casi di ridurre il fumo, però solo il 7% è stato indirizzato a un centro anti-fumo". "La quota maggiore, 61% - prosegue- dice che vorrebbe smettere di fumare o di averci provato, i 'duri e puri' che non vogliono smettere sono meno del 10%. Una piccola quota ha tentato di smettere passando al prodotto senza combustione. L'impressione è che sembrino un po' abbandonati a se stessi, credo che abbiano bisogno di un'informazione istituzionale, di essere sostenuti in questa decisione, perché smettere di fumare è un processo e c'è anche un tema di dipendenza da affrontare. Bisogna cercare di dare concretezza al loro almeno ipotetico desiderio, anche il passaggio ai prodotti 'smoke' free indica appunto questa intenzione: avere un prodotto che fa meno male e aiuta a smettere. Vanno sostenuti ed eventualmente indirizzati su strategie di riduzione del danno".
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