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Aifa, il Covid non è più pandemia. L'influenza corre ed è più rischiosa

Infettivologia Redazione DottNet | 16/12/2022 20:47

"Mai così tanti casi da 20 anni". L'allarme dei medici di famiglia: "Siamo già ai numeri di gennaio e toccheremo livelli mai raggiunti"

"Il Covid non è più una pandemia e neppure un'endemia. Parliamo di un virus che in questa fase mantiene una circolazione diffusa nella popolazione di vaste aree del globo come quello di Dengue e Hiv. Non ce ne libereremo mai. Continuerà ad essere presente con picchi nella stagione invernale assieme agli altri virus respiratori".

Così, Giorgio Palù (nella foto), presidente di Aifa in un'intervista al Corriere della Sera. "La letalità di Covid su stima globale è ora dello 0,045% rispetto all’1-2% di quando ha esordito nel nostro Paese.

Quindi meno letale dell’influenza che questa settimana, assieme ad altre infezioni respiratorie, ha un’incidenza 5 volte superiore al Covid, colpisce 16 adulti e 56-60 bambini sotto i 5 anni ogni mille abitanti. Su 100 casi, circa la metà sono dovuti al ceppo influenzale di tipo A, il 10% a Sars Cov 2 e il 30-40% ad altri virus stagionali", ha aggiunto.

Quanto però alla campagna vaccinale, Palù ribadisce: "Il vaccino continua ad essere fondamentale per proteggere le categorie a rischio, se non ci fosse stata non saremmo qui a parlarne. È dimostrato che il vaccino se non difende in modo completo dall’infezione, è uno scudo all’80-90% contro la malattia grave. Gli over 60 e i fragili devono fare la quarta dose, gli immunodepressi anche la quinta. Ricordo che ci sono ancora 6-7 milioni di italiani non vaccinati". Infine, sull'uso delle mascherine, per il presidente Aifa andrebbero "certamente utilizzate in luoghi affollati, mezzi pubblici, ambienti di ricovero e cura. Non solo per esigenze di sanità pubblica, ma soprattutto per assolvere a un dovere sociale e etico. Proteggere i più deboli".

Intanto l'influenza corre più veloce e colpisce forte. Il virus stagionale, che già da settimane sta costringendo gli italiani a letto, non sembra destinato ad attenuarsi. Al contrario, secondo gli esperti potrebbe crescere ulteriormente.  "Abbiamo ormai superato la media dei 17 casi su mille. Stiamo quindi toccando il punto più alto di incidenza mai raggiunto negli ultimi quindici o venti anni e non siamo nemmeno certi che sia il punto massimo dell'epidemia di quest'anno". A spiegarlo all'AGI è Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), che aggiunge: "Siamo già ai livelli di gennaio, con un'anticipazione di tre o quattro settimane e, guardando la pendenza della curva, si presume che tenderà a crescere ulteriormente toccando livelli finora mai raggiunti".

I medici di famiglia mettono inoltre in allerta sulla durata, sia del virus che della stessa diffusione. "Di solito l'influenza raggiunge un livello massimo ma poi scende - spiega Scotti -, ma quest'anno rischiamo invece che si arrivi a una sorta di plateau fisso, con livelli di incidenza che rimangono alti per alcune settimane. Potremmo inoltre avere una doppia curva e un'incidenza di nuovo in risalita più in là, facendo reinfettare chi già ha avuto l'influenza".  "Questa forma influenzale dura a lungo, fino anche a dieci giorni, con una febbre che arriva anche a 40 o 41 gradi e sintomi come tosse e dolore toracico che spaventa, perchè molti pazienti temono non solo di avere il Covid ma delle vere e proprie complicanze bronchiali".

"Abbiamo tutti i giorni migliaia di pazienti in attesa di ricovero dentro i pronto soccorso. Non c'è nulla di nuovo. Già a luglio dicevamo che stavamo conoscendo un sovraffollamento dei pronto soccorso che in periodo estivo non avevamo mai conosciuto finora - è lo sfogo all'AGI di Fabio De Iaco, presidente nazionale della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza Simeu -. Stiamo conoscendo una nuova fase di emergenza, mi spiace chiamarla così perchè qui di eccezionale e non prevedibile non c'è proprio nulla - prosegue -. Abbiamo un'epidemia influenzale annunciata da mesi e abbiamo un incremento del Covid prevedibile e previsto. Tutto questo ci ha portato alla situazione attuale di assoluta insufficienza di ospedali e strutture di emergenza. I problemi che scontiamo sono due, la carenza di personale e il boarding, con tutte le persone in attesa nei pronto soccorso".

Secondo l'esperto  "è un problema di inefficacia di tutto il sistema sanitario e quindi anche l'ospedale e il post-ospedale non bastano perchè lavoriamo su vasi comunicanti. Nessuno si salva fa solo. Il problema del pronto soccorso non se lo risolve il pronto soccorso". Una soluzione per evitare la pressione su ospedali e medici di famiglia c'è già. È il vaccino. "Bisogna far capire che l'influenza è una malattia che nel 99 per cento dei casi non dà problemi, ma c'è quell'uno per cento dal quale bisogna necessariamente difendersi. La vaccinazione influenzale ormai è sperimentata e va scelta. Non per paura - conclude Scotti - ma per normale difesa".

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