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C'è una relazione pericolosa tra Covid e trombosi, italiani scoprono recettore chiave

Cardiologia Redazione DottNet | 18/01/2023 17:51

Studio guidato dall'Università Sapienza apre a nuove prospettive di cura

Uno studio italiano coordinato dall'Università Sapienza di Roma fa luce sulla 'relazione pericolosa' tra Covid e trombosi, scoprendo un recettore chiave nell'associazione fra l'infezione da Sars-CoV-2 e la formazione di coaguli a rischio di infarto e ictus e aprendo nuove prospettive di cura. Il lavoro è pubblicato su 'Circulation Research', rivista ufficiale della Società americana di cardiologia.

La grave polmonite bilaterale con conseguente insufficienza respiratoria non è la sola causa di mortalità per Covid-19, ricordano gli esperti. I pazienti subiscono spesso le complicanze di embolie polmonari, infarto del miocardio e ictus, che sono altrettanti fattori di rischio di morte. Nei casi più gravi, circa il 20% dei pazienti ospedalizzati può avere conseguenze cardiovascolari. Sebbene l'uso di eparina abbia ridotto l'entità di queste complicanze, il rischio rimane ancora elevato.

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Nello studio guidato dal professore emerito Francesco Violi, attraverso l'esame di circa 50 pazienti, gli autori hanno dimostrato che la proteina Spike del coronavirus Sars-CoV-2 si lega al recettore TLR4 delle piastrine causandone l'attivazione e la trombosi. I ricercatori sono arrivati a capirlo usando il sangue prelevato dai pazienti e tre differenti metodologie, tutte concordanti sul legame tra proteina Spike e TLR4 piastrinico.

"Il fatto che la trombosi mediata dalle piastrine sia stata bloccata da un inibitore del TLR4 apre prospettive cliniche importanti nel trattamento dei pazienti Covid-19", afferma Violi: "Questo inibitore - precisa - potrebbe essere usato per la prevenzione e la cura durante la fase acuta della malattia come farmaco antitrombotico".

Per agevolare l'immediata sperimentazione clinica, il gruppo ricerca e la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni - si legge in una nota dell'ateneo - hanno scelto di non brevettare la scoperta e quindi favorire la libera circolazione nella comunità scientifica dei risultati dello studio, a beneficio della salute e della sicurezza collettiva. 

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