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Malattia delle arterie, rischio doppio se si dorme meno di cinque ore a notte

Neurologia Redazione DottNet | 17/03/2023 14:11

Lo rivela uno studio pubblicato sull’European Heart Journal che ha coinvolto più di 650mila persone

Dormire meno di cinque ore a notte si associa a rischio quasi doppio di malattia vascolare delle arterie periferiche: lo rivela uno studio pubblicato sull’European Heart Journal che ha coinvolto più di 650mila persone. “Il nostro studio suggerisce che dormire sette-otto ore a notte è una buona abitudine per ridurre il rischio di questa condizione”, dichiara l’autore dello studio Shuai Yuan dell’istituto Karolinska di Stoccolma. Più di 200 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di arteriopatia periferica, condizione in cui le arterie delle gambe sono ostruite, limitando il flusso sanguigno e aumentando il rischio di ictus e infarto. I ricercatori hanno analizzato le associazioni tra durata del sonno e sonnellino diurno e rischio di arteriopatia periferica, poi hanno utilizzato una tecnica chiamata “randomizzazione mendeliana” per esaminare l’esistenza di un eventuale nesso di causa-effetto tra disturbi del sonno e arteriopatia periferica.

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E’ emerso che dormire meno di cinque ore a notte si associa a un rischio quasi doppio (+74%) di arteriopatia periferica rispetto alle sette-otto ore. Per quanto riguarda l’esistenza di una associazione di causa ed effetto tra le due condizioni (sonno disturbato e arteriopatia periferica), si è visto che da una parte chi dorme poco ha un aumento del rischio di arteriopatia periferica, dall’altra chi già soffre di arteriopatia periferica ha una maggiore probabilità di dormire poco; insomma un disturbo causa l’altro e viceversa. “Sono necessarie ulteriori ricerche su come interrompere il legame bidirezionale tra sonno ridotto e arteriopatia periferica – conclude Yuan – I cambiamenti dello stile di vita che aiutano le persone a dormire di più, come l’essere fisicamente attivi, possono ridurre il rischio di sviluppare la condizione. Inoltre, per chi già ne soffre, la gestione del dolore associato alla malattia potrebbe consentire ai pazienti di dormire bene”.

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