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Oms: Boom di contagi in India con variante Covid Arturo. Bassetti: roba da social o bar

Infettivologia Redazione DottNet | 23/03/2023 15:33

Pregliasco: la comparsa della variante 'Arturo' è un'ennesima conferma dell'instabilità notevole del virus: una caratteristica per certi versi perfida, che ha permesso al Covid di fare quello che ha fatto e che, temo, ancora continuerà a fare

Continua il calo dei casi e dei morti di Covid segnalati nel mondo, ma con una netta ripresa dei contagi tra Mediterraneo orientale e Sudest asiatico dove spicca il boom dell’India: il Paese alle prese con la variante ‘Arturo’ (XBB.1.16) – ricombinante di Omicron finito sotto i riflettori anche sui social, tanto da meritarsi il nickname che rimanda a una delle stelle più luminose del firmamento – fa registrare un +251% casi in 28 giorni nell’ultimo bollettino diffuso dall’Organizzazione mondiale della sanità. Frena invece la crescita dei contagi in Europa. Complessivamente, a livello globale nel periodo dal 20 febbraio al 19 marzo sono stati segnalati oltre 3,7 milioni di casi e oltre 26mila decessi, pari a -31% e -46% rispettivamente rispetto ai 28 giorni precedenti. Al 19 marzo, da inizio pandemia sono oltre 760 milioni i contagi confermati e oltre 6,8 milioni le morti.

Ancora una volta l’Oms ribadisce che “le tendenze attuali sono sottostime del numero reale di infezioni e reinfezioni” da Sars-CoV-2, “come mostrano le indagini sulla prevalenza. Questo è in parte dovuto alla riduzione dei test e ai ritardi nella segnalazione in molti Paesi. I dati presentati possono essere incompleti e pertanto dovrebbero essere interpretati con cautela”, avverte l’agenzia ginevrina che, nel monitorare le variazioni delle tendenze epidemiologiche, effettua ormai i confronti su intervalli di 28 giorni perché “questo aiuta a tenere conto dei ritardi di segnalazione, ad appianare le fluttuazioni settimanali nel numero di contagi e a fornire un quadro più chiaro rispetto a dove la pandemia sta accelerando o decelerando”.

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La nuova variante Arturo (XBB.1.16) è "l'ennesima della galassia Omicron: un argomento per 'scienziati' da social o da bar. Nessuna variante Omicron ha finora aumentato patogenicità o gravità del Covid. Non lo sta facendo e non lo farà nemmeno Arturo. Basta parlare di varianti perché si rischia che la gente perda fiducia nella medicina. La pandemia è finita proprio grazie alla variante Omicron e ai vaccini". Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova, commenta una netta ripresa dei contagi Covid nel Sudest asiatico in cui spicca il boom dell'India dove imperversa la variante XBB.1.16, già ribattezzata 'Arcturus' come la gigante rossa che è la stella più luminosa della costellazione del Boote.

"Continueremo ad avere nuove varianti soprattutto da Paesi come l'India dove, pur avendo vaccinato molto, hanno problemi di organizzazione e di sorveglianza - dice Bassetti - Questo per dire che Arturo non sarà l’ultima, non è e non sarà un problema e credo sia meglio parlarne il meno possibile".

Anche su XBB.1.16 o 'Arturo', la nuova variante di Sars-CoV-2 che ha attirato l'attenzione degli esperti più attenti all'attività ricombinante di Omicron, "ribadisco quello che secondo me è abbastanza logico dire ogni volta che si affaccia una nuova variante" sulla scena Covid: "Prima di giudicare come possa agire" il nuovo mutante, "bisogna aspettare, osservare e studiare". E' l'invito della microbiologa Maria Rita Gismondo che tuttavia aggiunge: "Siamo in una fase in cui il virus ha deposto le armi. E quindi, presumibilmente, così come le ultime, anche le nuove varianti saranno sempre meno invasive dal punto di vista della patologia", dice all'Adnkronos Salute l'esperta, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano.

"Non dimentichiamo poi - sottolinea Gismondo - che la popolazione mondiale, tra vaccinazioni anti-Covid e infezioni naturali, ormai può contare su un bagaglio di anticorpi molto molto consistente, sicuramente idoneo a rispondere e a contrastare nuove varianti del virus". In ogni caso "osserviamo, studiamo e dopo deduciamo".

Per Fabrizio Pregliasco (nella foto), virologo dell'Università Statale di Milano, la comparsa della variante 'Arturo' è "un'ennesima conferma dell'instabilità notevole del virus: una caratteristica per certi versi perfida, che ha permesso al Covid di fare quello che ha fatto e che, temo, ancora continuerà a fare", proprio per questa capacità di sviluppare "nuove varianti in grado di schivare l'immunità (naturale o ibrida, da infezioni più vaccino) e di mantenere alta la circolazione virale".

Il coronavirus pandemico dunque circola e continuerà a farlo, ribadisce l'esperto all'Adnkronos Salute, "anche se - precisa - dal punto di vista della sanità pubblica la dimensione non sarà più quella dell'emergenza iniziale, bensì di una convivenza con il virus". Un patogeno che, ripete Pregliasco, "produrrà ondulazioni con tendenza alla decrescita come quelle delle onde causate da un sasso in uno stagno". Il fatto che prosegue "un'ampia circolazione del virus in alcune parti del mondo", che interesserà le diverse zone del pianeta "a macchia di leopardo nel tempo", conferma secondo il medico "la necessità di un monitoraggio virologico costante e continuo". Un'attenzione che, "considerando anche il coinvolgimento di mammiferi di varie specie, dovrà essere una sorveglianza in ottica One health - puntualizza Pregliasco - e dovrà riguardare Covid-19, ma anche altre infezioni che ci inquietano come ad esempio l'influenza aviaria".

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