Da tempo l'arrivo della cosiddetta "gobba previdenziale", generata dall'uscita dal mercato occupazionale della nutrita coorte dei nati negli anni '50, era stata già ampiamente prevista
Entro il 2023 potrebbero mancare circa 10mila medici specialisti nelle corsie d’ospedale. Ma in uno scenario più pessimista la carenza potrebbe arrivare a circa 24mila unità, una prospettiva drammatica, molto più realistica di quanto si possa immaginare. E' lo specchio di un problema atteso ma mai affrontato con un esercito sempre più folto di camici bianchi che vanno in pensione. Da tempo l'arrivo della cosiddetta "gobba previdenziale", generata dall'uscita dal mercato occupazionale della nutrita coorte dei nati negli anni '50, era stata già ampiamente prevista, ben prima dell'avvento del Covid-19, che, però potrebbe averla un po' accelerata.
Secondo i dati diffusi dall'Enpam, dal 2014 al 2022, i trattamenti ordinari (quelli, cioè, corrisposti in virtù del raggiungimento dei requisiti anagrafici, o contributivi) hanno registrato un'impennata di ben il 257 per cento.
Gli Accordi Collettivi, dei medici di medicina generale prevedono, già, la possibilità di restare in servizio fino a 70 anni di età. L’unica piccola deroga, in casi assolutamente eccezionali, è rappresentata dal medico che, già in possesso del diritto a pensione, rimane a fare il sostituto di se stesso, in zone particolarmente disagiate e per un breve lasso di tempo, in attesa che la Asl di riferimento sia in condizione di nominare un sostituto, come precisa IlSole24ore. Anche per gli specialisti ambulatoriali, era stata ventilata in passato la possibilità di un trattenimento volontario in servizio fino a 72 anni, qualora l’interessato avesse aderito alla APP, il particolare meccanismo di condivisione del proprio impegno orario con un medico neo assunto, in cambio di un parziale anticipo della pensione. Via libera, dunque,per tutti i medici dipendenti che desiderano restare in servizio anche dopo il raggiungimento dei 65 anni di età: era questo il loro limite anche dopo la riforma Fornero. Già il decreto legislativo 502 del 1992 aveva previsto di poter presentare un’istanza che consentiva di superare il limite dei 65 anni, ma soltanto al fine di raggiungere i 40 anni di servizio effettivo e senza mai superare i 70 anni di età. All’inizio del 2020 di fatto è stato, poi, consentito, con una modifica inserita in un decreto Milleproroghe, di restare al lavoro anche dopo il raggiungimento dei 40 anni di servizio.
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Il mancato raggiungimento comporta anche una perdita stimata di PIL pari a circa 11 miliardi di euro
Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile
L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.
Il cedolino è già disponibile, mentre i pagamenti partiranno a inizio mese
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