Dal 2027 l’età pensionabile verrà aumentata automaticamente come previsto dalla legge Fornero. Il governo valuta deroghe per lavori usuranti e un aumento graduale. Ma resta il nodo delle risorse
A partire dal 2027, l’età per accedere alla pensione subirà un innalzamento, passando a 67 anni e 3 mesi, come previsto dalla legge Fornero. Questa modifica è legata all’aumento della speranza di vita, confermato dai dati Istat. L’incremento di tre mesi è un adeguamento automatico che, secondo le stime della Ragioneria generale dello Stato, comporterebbe un risparmio strutturale di circa 3 miliardi di euro l’anno. Tuttavia, il governo sta valutando di modulare questa misura, per evitare che pesi in modo eccessivo su alcune categorie professionali.
Una manovra da inserire nella Legge di Bilancio
Questa misura sarà oggetto della prossima Legge di Bilancio, che dovrà definire nel dettaglio modalità di applicazione, costi e categorie coinvolte. Si tratta di uno dei temi più delicati dell’intera manovra economica. Curiosamente, nel recente Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) approvato dal Consiglio dei Ministri, il termine "pensioni" non viene nemmeno menzionato. Tuttavia, l’adeguamento automatico resta un obbligo normativo: la legge Fornero (n. 214/2011) lega l’età pensionabile all’aspettativa di vita, che nel 2024 ha raggiunto i 21,6 anni per un sessantacinquenne – il valore più alto dal 2019. Di conseguenza, l'età per il pensionamento ordinario salirà di tre mesi nel 2027.
Le tre ipotesi allo studio
Secondo fonti vicine al governo, i tecnici dei Ministeri dell’Economia e del Lavoro stanno esaminando almeno tre opzioni principali:
Esclusione per i 64enni: coloro che avranno compiuto 64 anni al momento dell’entrata in vigore della nuova soglia sarebbero esclusi dall’aumento. Una sorta di "salvaguardia" per i prossimi pensionandi.
Incremento graduale: invece di applicare l'aumento tutto in una volta, si ipotizza una crescita progressiva: +1 mese nel 2026, +2 nel 2027, e +3 nel 2028. Questo permetterebbe di spalmare i costi nel tempo e ridurre l’impatto sui lavoratori e sui conti pubblici.
Sterilizzazione mirata: l’ipotesi più cauta sul piano finanziario prevede di mantenere l’aumento per la maggior parte dei lavoratori, limitando le esenzioni solo a specifiche categorie, come i lavoratori gravosi o precoci.
Il nodo della sostenibilità finanziaria
Sospendere del tutto l’aumento costerebbe fino a 3 miliardi l’anno, una cifra difficilmente gestibile alla luce dei vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea e dell’obiettivo di mantenere il deficit sotto controllo. Secondo Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, l’adeguamento dell’età non serve solo a contenere la spesa, ma è anche utile per garantire assegni più elevati nel tempo. «Nel sistema contributivo – ha spiegato – l’importo della pensione dipende da quanto si è versato. Prolungare la carriera lavorativa consente di aumentare l’importo dell’assegno e di rendere il sistema più stabile». Rinunciare all’aumento rischierebbe invece di creare uno squilibrio strutturale, perché estenderebbe la durata media delle pensioni senza un corrispondente aumento dei contributi.
Le reazioni: sindacati contro, Lega in pressing
Il tema ha acceso il dibattito politico. Le opposizioni e i sindacati accusano l’esecutivo di incoerenza. Il segretario della CGIL, Maurizio Landini, ha parlato di un vero e proprio «paradosso»: «Sono saliti al governo promettendo di cancellare la legge Fornero, e ora la applicano in forma persino più dura. Verrebbe da dire: ridatecela così com’era». Al contrario, la Lega continua a spingere per una maggiore tutela dei lavoratori anziani. Il vicepremier Matteo Salvini ha definito “inaccettabile” qualsiasi aumento automatico dell’età pensionabile che non tenga conto della realtà di chi lavora nei cantieri o fa turni notturni. La premier Giorgia Meloni, pur mantenendo una posizione defilata, ha chiesto ai ministri competenti di esplorare tutte le soluzioni possibili che non mettano a rischio i conti pubblici ma evitino un aumento generalizzato.
Il precedente del 2019 e lo scenario futuro
L’ultimo adeguamento dell’età pensionabile è avvenuto nel gennaio 2019, con un incremento di 5 mesi. Il successivo, previsto per il 2021, fu sospeso a causa del calo dell’aspettativa di vita dovuto alla pandemia. Ora che l’Istat ha rilevato un nuovo aumento della longevità, il meccanismo previsto dalla legge si riattiva automaticamente. Gli esperti avvertono che bloccare ora l’aumento potrebbe portare a uno “scalone” futuro, ovvero un incremento molto più consistente nel 2029, quando è prevista la prossima revisione. Per questo, si valutano anche soluzioni ibride, come l’introduzione di un tetto massimo all’aumento biennale, oppure un meccanismo di adeguamento flessibile legato a indicatori economici come il PIL o il tasso di occupazione.
Previdenza integrativa: la seconda gamba del sistema
Parallelamente, il governo intende spingere sullo sviluppo della previdenza complementare. Il ministro Giorgetti ha ribadito la necessità di colmare il “pension gap” e offrire maggiore sicurezza a chi ha carriere intermittenti o precarie. «Lo sviluppo dei fondi integrativi – ha detto – è nell’interesse sia dei lavoratori sia della sostenibilità del sistema». Tuttavia, secondo i dati più recenti della Covip, solo un terzo dei lavoratori italiani aderisce a forme di previdenza integrativa, un dato significativamente inferiore rispetto alla media europea.
"Un compenso insopportabile che ignora i costi fissi, che aumentano, e il ruolo cruciale del medico”
Resta da capire quale meccanismo di rivalutazione sarà applicato: se quello “pieno” o se il sistema più restrittivo introdotto dal governo Meloni nel 2023 e 2024 per contenere la spesa
Molti cercano di uscire al più presto dal rapporto di dipendenza per sfruttare da liberi professionisti le competenze acquisite o semplicemente riappropriarsi della propria vita o dei propri spazi
La misura, che costerebbe 3 miliardi all’anno, potrebbe non finire subito in manovra. Se ne discuterà dopo le elezioni regionali
Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile
L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.
Il cedolino è già disponibile, mentre i pagamenti partiranno a inizio mese
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