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Previdenza e camici bianchi: e se le insidie non venissero tutte dalla stessa parte?

Previdenza Redazione DottNet | 06/11/2023 18:15

"Ma siamo sicuri che a partire dal 2024 non ci sarà un altro prelievo forzoso a carico dei camici bianchi, questa volta determinato dall’Enpam, la Fondazione alla quale non solo i medici dipendenti puri ma tutti gli iscritti debbono contribuire?"

 Gentile direttore,

Con la presentazione della manovra economica in queste ore a tenere banco sui mezzi di informazione è la probabile riduzione, prevista nella legge di bilancio, della quota retributiva nel calcolo della pensione dei medici dipendenti che, per i meno fortunati, si dice potrà portare tagli nella pensione mensile nell’ordine anche di 350 - 400 euro lordi.

Sicuramente un brutto colpo per i colleghi a un passo dalla pensione: il governo intenderebbe far cassa con i soldi delle pensioni e sui canali d’informazione di settore giustamente si "grassetta" la precisazione che il danno economico emergente riguarderà solo la quota di pensione erogata dall’INPS: la quota erogata da ENPAM sarebbe, invece, salva!

Ma siamo sicuri che a partire dal 2024 non ci sarà un altro prelievo forzoso a carico dei camici bianchi, questa volta determinato dall’Enpam, la Fondazione alla quale non solo i medici dipendenti puri ma tutti gli iscritti debbono contribuire?

Facciamo due premesse e una precisazione esemplificativa:

• le pensioni sono costruite con i soldi dei lavoratori e non devono essere toccate: sono, infatti, una sorta di salario differito;

• la dottrina in tema previdenziale sottolinea come la pensione sia un debito di valore e non un debito di valuta: per questo dovrebbe garantire il medesimo potere d’acquisto durante tutto il periodo della sua percezione.

La logica quindi vorrebbe che il prelievo contributivo e la pensione corrispondente seguissero lo stesso criterio di adeguamento al costo della vita: per fare un esempio, di fronte a un contributo annuo di 1.000 euro a carico degli iscritti attivi, e a una pensione di 100 euro al mese, con un’inflazione ipotetica del 10%, ci si aspetterebbe che il contributo passi a 1.100 euro e la pensione a 110 euro al mese. Il giusto incremento delle pensioni, per lasciarne invariato il potere d’acquisto, andrebbe finanziato nella medesima misura dagli iscritti attivi, in una normale solidarietà generazionale, poiché un giorno potrebbero essere loro ad aver bisogno dell’apporto dei loro colleghi in servizio. Torniamo all’Enpam e analizziamo meglio gli effetti della riforma quota A, licenziata quasi plebiscitariamente lo scorso aprile dai nostri 168 rappresentanti in Assemblea Nazionale, perché tale riforma sembra colpire alla schiena per tre volte gli iscritti alla Quota A.

Come?

1 A oggi, la rivalutazione del contributo alla Quota A era pari al 75% dell’Istat con l’aggiunta di 1,5 punti percentuali; dal 2024, con la riforma già approvata dai Ministeri, essa sarà pari al 100% dell’Istat con l’aggiunta di tre punti percentuali. Con questo meccanismo, se pure un giorno si riuscisse a tornare a inflazione zero, il contributo aumenterà comunque annualmente del 3%.

2 Qualcuno dirà (e infatti è già stato detto…) che in questo modo si migliora la pensione futura. Certo, è vero, finiscono più soldi nel proprio castelletto previdenziale, ma sono gli stessi soldi che ritornano indietro, perché la Quota A Enpam è calcolata con il sistema contributivo, che rivaluta i montanti sulla base della media quinquennale del Pil. E di questi tempi sappiamo tutti che il Pil italiano non gode ottima salute.

3 Altri potranno sostenere che quando il proprio castelletto sarà trasformato in prestazione, anche la pensione sarà rivalutata allo stesso modo. I 100 euro di pensione mensile, con un’inflazione al 10%, dovrebbero diventare 113! Neanche per idea: le pensioni Enpam sono rivalutate al 75% dell’Istat fino al quadruplo del minimo e al 50% per la quota eccedente. Quindi la pensione di 100, se va tutto bene, diventerà di 107,50 euro, vedendo ridurre progressivamente il suo potere d’acquisto.

Sembra quindi lecito il sospetto che, oltre allo Stato, anche qualche ente previdenziale abbia preso il vizio di fare cassa sulle pensioni, mascherandosi dietro tecnicismi ostici e di difficile comprensione ai più. ‘Tuttapposto’ quindi?

Mah... Come al solito il diavolo sta nei dettagli.

Giulio Del Mastro, Angelo Raffaele Sodano

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