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Il 18 dicembre altro stop dei medici contro il taglio pensioni: fermi Aaroi, Fassid e Fvm. Cosmed: provvedimento anticostituzionale

Sindacato Redazione DottNet | 15/11/2023 19:24

L'autunno difficile della sanità italiana: dopo lo sciopero di Anaao e Cimo, tocca adesso alle altre categorie. Cosmed pubblica l'ammontare dei tagli

Mai la sanità è stata così nell'occhio del ciclone. Dopo lo sciopero del 5 dicembre indetto da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed e quello del 17 novembre di Cgil e Uil, anche Aaroi-Emac, Fassid e Fvm indicono un nuovo giorno di stop dal lavoro per il prossimo 18 dicembre. "Fermeremo la sanità per 24 ore per non vederla fermata per sempre da una legge di bilancio che premia gli evasori e distrugge il diritto alla cura e la tutela della salute".  "Siamo sempre stati restii a proclamare uno sciopero nazionale perché, diversamente da altri scioperi, incide direttamente sulla risposta alla domanda di cura dei cittadini che è già da troppo tempo gravemente carente.

Però, dopo le recenti delusioni sulle molteplici e ben note problematiche che questo governo aveva promesso di risolvere, vediamo negata qualsiasi soluzione proposta, vediamo danneggiato ulteriormente il Servizio sanitario nazionale e siamo colpiti direttamente da misure inaccettabili sul lavoro e sulle pensioni", spiegano i tre sindacati.

Per il 18 dicembre è quindi previsto uno stop di tutti i servizi della sanità ospedaliera e territoriale indispensabili per le diagnosi e cure non urgenti, oltre che per la sicurezza e le forniture elementari, tra cui:

- Blocco delle prestazioni anestesiologiche, con paralisi delle sale operatorie, dei percorsi prechirurgici, degli ambulatori di terapia del dolore inclusa la partoanalgesia, e di tutte le consulenze differibili.

- Blocco delle prestazioni di radiologia diagnostica, interventistica e ambulatoriale, della diagnostica di laboratorio, delle prestazioni psicologiche nei consultori, nelle neuropsichiatrie infantili, nei centri di salute mentale, delle prestazioni farmaceutiche in ospedale e sul territorio, dei servizi di igiene e sanità pubblica.

- Blocco dei mercati di import export di derrate alimentari, macellazioni, forniture di carni e prodotti ittici.

- Aumento dei tempi di attesa nei pronto soccorso per tutti i codici minori differibili.

Le motivazioni alla base dello sciopero, così come rappresentate agli organi di competenza nella proclamazione ufficiale inviata ieri, sono ben note al Governo che, per non soddisfarle, ha ritenuto di togliere al Parlamento il diritto di emendare la legge di bilancio.

La Legge di Bilancio 2024, infatti, spiegano Aaroi-Emac, Fassid e Fvm: "Non sblocca il tetto alle assunzioni di nuovo personale; non contiene le misure necessarie per stabilizzare i precari della Sanità; non finanzia a sufficienza i prossimi rinnovi contrattuali; non mantiene le promesse sulla valorizzazione extracontrattuale della specificità dei sanitari; non rimuove l’iniquo differimento della restituzione del TFS di chi va in pensione; favorisce la fuga dal lavoro del pubblico impiego e in particolare dal Ssn; favorisce le cooperative e aumenterà i medici gettonisti; asseconda il profitto dei grandi gruppi della sanità privata; saccheggia le future pensioni dei sanitari anche più giovani e impedisce la rivalutazione di quelle già raggiunte".

“Tutte le diverse iniziative di mobilitazione messe in campo dalle sigle che compongono l’Intersindacale sono fondamentali perché finalizzate a contrastare una Manovra iniqua e irricevibile che penalizza il Ssn pubblico e il suo personale di qualsiasi età. Il mondo della sanità, gli 'eroi del Covid', il diritto alla tutela della salute che riguarda soprattutto le fasce più deboli della tanto amata 'nazione' sono un bancomat che il governo usa per fare cassa e non dover così disturbare: extraprofitti delle banche, evasori fiscali e gruppi di investitori che stanno saccheggiando la sanità pubblica spostandone la domanda e le risorse alla sanità privata e al 'privato convenzionato'”.

“Il mondo della sanità, gli “eroi del Covid”, - proseguono - il diritto alla tutela
della salute che riguarda soprattutto le fasce più deboli della tanto amata “nazione” sono un bancomat che il governo usa per fare cassa e non dover così disturbare: extraprofitti delle banche, evasori fiscali e gruppi di investitori che stanno saccheggiando la sanità pubblica spostandone la domanda e le risorse alla sanità privata e al “privato convenzionato””.

La protesta già in atto da mesi continua in modo articolato e coordinato con lo sciopero del 17 Novembre di CGIL e UIL, per continuare con la Manifestazione Nazionale CISL del 25 Novembre e proseguire con lo sciopero AAROI-EMAC, FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO- SNR), FVM FEDERAZIONE VETERINARI E MEDICI del 18 Dicembre. Non solo: le suddette date a loro volta si inseriscono in un calendario di proteste ancora più ampio, che riguarda molte altre Rappresentanze Sindacali di tutto il SSN e ancor più esteso a tutto il Pubblico Impiego”.

“L’incontro con il Ministro Schillaci è stato cordiale, ma le risposte che ci aspettavano non sono arrivate. Per questo AUPI non è soddisfatta, permangono ancora le iniquità di questa manovra. La riduzione delle pensioni è inaccettabile soprattutto perché non dà il tempo di aderire ad altre forme di tutela". Lo afferma il segretario generale nazionale dell'AUPI (che fa parte della Fassid), Ivan Iacob, dopo la proclamazione, da parte dell'Intersindacale, dello sciopero per l'intera giornata di lunedì 18 dicembre.

"Non c’è un investimento nel sistema sanitario e continua questo impoverimento di risorse che determina una fuga degli operatori dal sistema pubblico - prosegue -, al contempo, sempre più pressioni e richieste vengono scaricate su di esso, vedasi le problematiche della legge Cartabia. Permangono le situazioni di carenza croniche del SSN e si profila una sorta di resa ai fini dell’arricchimento del privato. Come categoria non possiamo subire ulteriormente senza agire con una vera protesta".

Iacob rammenta che "quale sindacato maggiormente rappresentativo degli Psicologi nel comparto sanità pubblico e privato dobbiamo sottolineare, con forza, la diffusione ormai acclarata, e da tutti riconosciuta, del disagio psicologico non solo tra le giovani generazioni. Disagio e ansia, talora ormai cronici, per i quali ci sarà meno capacità di contrasto, a causa della carenza degli psicologi pubblici, i quali, in numero rilevante, potranno pensionarsi entro l’anno, per evitare il paventato taglio delle pensioni".

"Ansia e disagio psicologico, destinati ad aumentare per i contenuti economici della manovra di bilancio - ammonisce il segretario generale nazionale -, lasciano la ricerca e la conquista del benessere psicologico a chi si può permettere il ricorso alla psicoterapia privata".

"Per tutti questi motivi - si conclude l'analisi di Iacob - gli Psicologi del SSN sono costretti, dopo anni, a indire lo sciopero, aderendo alla giornata di lotta del 18 dicembre proclamata dall’Intersindacale medica".

Anche Cosmed si aggiunge al coro delle proteste, pubblicando dettagliate tabelle sui tagli (clicca qui per scaricare il documento completo) . Il sindacato chiede al Governo di ritirare i provvedimenti, introdotti dall’articolo 33 della manovra di Bilancio, che tagliano le pensioni future dei dipendenti pubblici in particolare dei medici, dei sanitari dei dipendenti e dei dirigenti di sanità, enti locali e insegnanti delle scuole primarie e ufficiali giudiziari. Inoltre le modifiche apportate dall’articolo 26 della manovra di bilancio costituiscono una grave penalizzazione per la generalità dei giovani nel sistema contributivo: infatti in caso di pensione anticipata prima dei 67 anni la pensione viene ridotta a cinque volte il minimo fino all’età di vecchiaia.

"Il primo provvedimento è incostituzionale - si legge in una nota -, già proposto e ritirato da questo Governo nella precedente legge di bilancio; arreca grave danno a 732.000 dipendenti pubblici e danneggia l’intero sistema determinando conseguenze che peggioreranno i conti pubblici.  Infatti tale provvedimento sta determinando un esodo anticipato verso il pensionamento, la sospensione dei versamenti per i riscatti e si prospetta un gigantesco contenzioso nei prossimi anni". "Inoltre - continua il documento - si colpisce con un provvedimento retroattivo che mina la credibilità dello Stato e del Governo: infatti moltissimi contribuenti hanno pagato riscatti per i periodi di studio e aspettative con un costo calcolato su un determinato rendimento che adesso non si vuole più onorare. Il costo dei riscatti è stato parametrato ad un’aliquota di rendimento della pensione che ora paradossalmente si vuole ridurre. Sarebbe come se un titolo di Stato acquistato con un determinato rendimento fisso venisse manomesso in violazione dell’obbligazione contrattuale: le conseguenze sulla reputazione creditizia sarebbero disastrose"

"Anziché favorire il risparmio previdenziale si pongono pesanti penalizzazioni a questo investimento. In molti casi il taglio è superiore considerando l’aspettativa di vita all’intero importo della liquidazione: è una patrimoniale selettiva per i dipendenti pubblici - denunciano i sindacati -. Quanto alla questione dell’equità dei trattamenti pensionistici si ricorda che i dipendenti pubblici:

- da sempre versano l’aliquota massima del 33% su tutte le voci stipendiali senza evasione contributiva non rientrano tra le categorie "protette" che contribuiscono con il 24%;

- da sempre rinunciano al 37-38% della loro retribuzione che viene sottratta nei contratti di lavoro per alimentare l’assegno pensionistico;

- non hanno mai goduto di anticipi sull’età pensionabile con i prepensionamenti;

- non godono di pensioni assistenziali in carenza di contributi (che sono circa 7 milioni pari al 43%) o integrate al minimo anche in presenza di rendite e patrimoni".

"Se si facesse una graduatoria tra quanto versato e quanto ricevuto sono certamente tra i più virtuosi - commenta Cosmed -. Troppo facile colpire categorie di contribuenti fedeli con prelievo alla fonte dei contributi in un sistema che tollera un enorme evasione fiscale e contributiva che non ha eguali in Europa.  Peraltro è assordante il silenzio, nonostante i numerosi richiami della Corte Costituzionale, sulla questione del sequestro del trattamento di fine rapporto dei dipendenti pubblici: creditori dello Stato ignorati". "Infine Il taglio della rivalutazione delle pensioni secondo il tasso di inflazione per le pensioni superiori a 1736 euro nette mensili, in deroga alle norme vigenti ripropone una legislazione d’emergenza senza fine. I dipendenti pubblici in servizio e i loro pensionati sono stanchi di pagare sempre per tutti per avere meno di quanto dovuto. Se questi provvedimenti dovessero essere approvati certamente non passeranno inosservati e non mancheranno adeguate iniziative sindacali, politiche e giudiziarie", conclude il testo diffuso dalla Cosmed.


 

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