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Schillaci preme su Giorgetti: risolvere subito le criticità sulle pensioni dei medici

Sanità pubblica Redazione DottNet | 16/11/2023 19:10

Il Ministro nel corso di un intervento ad un evento organizzato a Roma si dilunga sul futuro della medicina generale, sui Lea, liste d'attesa e sulla sanità nel 2026. Interviste a Cartabellotta, Di Silverio, Migliore, D'Alba

Il Ministro della Salute Orazio Schillaci tira il freno sul provvedimento che penalizza le pensioni dei medici e rassicura: "Ho incontrato il ministro Giorgetti, e lo rivedrò insieme alla ministra Calderone, ovviamente c'è la volontà di risolvere le criticità che sono legate alla norma sulle pensioni perché credo sarebbe impensabile che in un momento come questo operatori sanitari lascino il Servizio sanitario nazionale, potrebbe essere davvero il tassello finale di un disastro che noi dobbiamo assolutamente far sì che avvenga". Le rassicurazioni sono giunte nel corso di un videocollegamento all’evento "Healthcare Summit" del 'Sole 24 Ore', organizzato a Roma il 16 novembre precisando però che "ancora non è stata definita la modifica finale ma, ribadisco - ha confermato Schillaci - non c'è la volontà di penalizzare gli operatori sanitari che hanno dimostrato in questi anni, pensiamo alla pandemia, grande dedizione". Come abbiamo anticipatoi, l'ipotesi che si fa strada è di far scattare il taglio solo per chi decidesse di andare in pensione anticipata o di posticiparlo per tutti tra 3 anni.

Molti comunque gli argomenti toccati dal ministro, dalle pensioni, appunto, alla medicina territoriale, alla manovra 2024 fino ai Lea.

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Medici di famiglia

"E’chiaro che i medici di medicina generale rappresentano un punto cardine del sistema sanitario e in qualunque riforma si voglia fare, non può prescindere dall'impegno dei medici di medicina generale. Con loro c'è un confronto trasparente da molto tempo. Io sono certo che ci sarà da parte loro una disponibilità, un contributo fattivo per dare un sostegno ai team multidisciplinari che opereranno nelle strutture della medicina territoriale. Quindi credo che i medici di medicina generale sono sicuramente un caposaldo del sistema sanitario che vogliamo ammodernare e credo che sia molto importante quello che fra un pò si realizzerà, cioè far sì che anche la medicina generale abbia una sua specializzazione, in modo tale che chi sceglie di fare il medico di medicina generale non si senta lasciato discriminato rispetto agli altri giovani medici che invece scelgano di seguire un percorso universitario di formazione con una scuola di specializzazione; discriminato non solo nel titolo che va a conseguire, ma anche nel riconoscimento economico che va dalla frequenza al corso di specializzazione. Nella relazione tecnica che abbiamo depositato insieme alla legge di bilancio, abbiamo fatto un riferimento esplicito alla valorizzazione dell'indennità di specificità e cerchiamo di trovare una soluzione anche per questo, insieme magari all'intervento che viene fatto sulle pensioni. Il punto fondamentale è che ovviamente la sanità ha bisogno di risorse, ma lasciatemi dire, la sanità ha bisogno anche di essere gestita ed amministrata. Il punto finale è quello di arrivare ad abolire il tetto di spesa e far sì che nuove forze, nuovi giovani entrino nel mondo della sanità a partire magari dagli specializzandi che operano oggi già in tante strutture convenzionate con le scuole di specializzazione."

Liste d'attesa e Lea

"Allora liste d'attesa è il problema che i cittadini vivono peggio rispetto alla sanità pubblica. È un problema annoso. Se io riprendo articoli di quotidiani e settimanali che in questi anni ho letto risalenti a 15 o vent'anni fa il problema delle liste d'attesa già c'era 15 o vent'anni fa. Noi sappiamo bene che oggi non c'è un vero sistema trasparente ed efficace di monitoraggio delle liste d'attesa, quindi noi ci stiamo impegnando su questo. Io sono abituato a ragionare sui dati e sui numeri veri. Oggi succede che finisce sul giornale il cittadino che giustamente si arrabbia perché fa una telefonata e si sente dire che magari deve fare un esame importante e urgente dopo due anni. Allora però non vuol dire che quella prestazione ci vogliono due anni per farla. La prima mossa è quella di razionalizzare, razionalizzare vuol dire mettere insieme. Un unico Cup regionale, tutta l'offerta che deriva dal sistema pubblico e dal sistema privato convenzionale. Ma il buon esempio lo dovrebbero cominciare a dare ai direttori generali delle strutture pubbliche, trasmettendo chiaramente le possibilità che ciascuna azienda può offrire ai cittadini e devono essere messe insieme, ripeto, al privato convenzionato. È chiaro che il piano nazionale delle liste di attesa va aggiornato, anche perché la medicina è cambiata molto.  Noi abbiamo messo dei fondi per incentivare autonomamente la scelta di chi vuole operare per ridurre le liste d'attesa. Devo dire che ovviamente questa è stata anche molto criticata, ma ieri la Regione Toscana, che sicuramente è di un colore diverso dal governo nazionale, ha approvato un bonus con il quale dà 500 € ai medici per fare volontariamente 10 visite. Allora forse quello che abbiamo detto noi non è così sbagliato, ma noi non obblighiamo nessuno a lavorare 60 ore. Io ho sempre rispettato e voglio rispettare quelli che sono i canoni della Comunità europea che nessun medico può lavorare più di 43 ore, quindi, all'interno di quello, se ci sono, dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari - ribadisco il compenso orario per gli infermieri e per gli altri operatori sanitari da 30 € che era una vergogna, è passato a 60 € - chi lo vuol fare è libero di farlo, poi magari non lo faranno tutti, non lo so, vediamo però intanto qualcuno che ci criticava ieri è andato su questa nostra direzione. Quindi io siccome conosco i medici perché sono un medico e so che se i medici possono lavorare bene nelle proprie aziende e guadagnare in maniera dignitosa, sono certo che lo fanno perché credo alla buona volontà e allo spirito professionale che anima la categoria dei medici. L'altro punto era quello che lei sollevava i LEA. Beh, devo dire che mi è dispiaciuto che non sia stato data ampia diffusione al fatto che dopo 7 anni finalmente sono stati sbloccati i lea che è una vergogna. Ci sono alcune, diciamo prestazioni che sono risalenti al millennio scorso, al 1998. Penso alla protesica, beh, in sei anni non l'ha fatto nessuno. L'abbiamo fatto noi senza dirlo perché io sono abituato a fare i fatti, non le parole.  Io credo che il Lea vadano ammodernati e la medicina cambia, cambia ogni tre mesi. Immaginatevi quanto è cambiata in 7 anni. Ci sono delle risorse, forse non sono sufficienti perché sono 50 milioni quest'anno e 250 milioni l'anno scorso, ma era importante intanto partire con questo nuovo tariffario che è risalente a 7 anni fa, che non era mai stato messo in pratica. Siamo riusciti a mettere d'accordo tutte le regioni e credo, come diceva giustamente lei, che poi Lea sia il modo migliore per valutare le regioni nell'offerta sanitaria che fanno i cittadini evitando, ripeto le tante troppe disparità che ancora ci sono."

Manovra e futuri provvedimenti

"Io credo che l'obiettivo principale, se noi vogliamo vincere la sfida che ci attende, è quello di rinnovare meglio la nostra Sanità, partendo dagli operatori e dal servizio dei cittadini, è quello di rendere più attrattivo il servizio sanitario nazionale. Noi su questo ci stiamo impegnando, Io credo che il governo ha posto attenzione finalmente alla salute e le cifre che sono state stanziate sono cifre che superano quelle che sono state stanziate in precedenza. Ma, ripeto, non è meramente un problema economico: ridurre tutto il discorso della sanità solamente a un problema di avere fondi in più mi sembra un'ottica un po’ limitata. Bisogna cambiare e fare degli interventi strutturali. Non solo continuare, come purtroppo abbiamo fatto all'inizio, a ‘mettere delle pezze’, ma la stessa cosa è stata detta dalla Corte dei conti in audizione sulla legge di bilancio ha detto che le riforme, le risorse messe dal governo per la sanità sono più alte del solito, ma saranno insufficienti se a queste non seguirà una riforma strutturale del servizio sanitario nazionale.

D'altronde il nostro servizio sanitario nazionale - che è stata una grandissima invenzione - oggi ha 45 anni. Il mondo è profondamente cambiato, è cambiata l'epidemiologia della nostra nazione, abbiamo una popolazione che invecchia, abbiamo tante malattie cronico-degenerative, abbiamo malattie non trasmissibili che andranno a impattare per forza oggi e sempre di più nei prossimi anni su quello che è il sistema sanitario nazionale. Io quindi credo che, nonostante le difficoltà economiche bisogna però viaggiare tutti quanti insieme.

E ripeto, i due cardini sono da una parte il personale che merita attenzione, un'attenzione che sia un riconoscimento economico - e devo dire, domando e mi chiedo perché ci accorgiamo oggi di quanto in realtà siano poco pagati gli operatori sanitari in Italia, da anni ci sono cooperative e gettonisti che lavorano e guadagnano molto di più di chi stabilmente opera nel servizio sanitario nazionale - Noi su questo abbiamo agito sin dall'inizio. Ma io, ripeto, credo che oltre a una valorizzazione economica bisogna avere dei nuovi modelli organizzativi e dobbiamo far sì che le persone rimangano all'interno del sistema sanitario nazionale. Dobbiamo rivalutare alcune specializzazioni che sono poco scelte. Di questo devo dire me ne dispiaccio moltissimo. Dai giovani medici penso all'emergenza urgenza, ma anche ad altri, penso all'anatomia patologica, penso alla radioterapia.  E quindi Io credo che bisogna agire a 360 °, avendo anche un riguardo per quello che è il comparto biomedicale. Il farmaco, e quindi anche valutare e apprezzare, migliorare la competitività del nostro sistema riguardo aldilà della competitività e anche delle nostre aziende farmaceutiche. Su questo noi ovviamente stiamo molto attenti. È chiaro che oggi l'attenzione mediatica è sulle pensioni. Io ho incontrato proprio un quarto d'ora fa il ministro Giorgetti, lo rivedrò domani insieme alla ministra Calderone, ovviamente c'è la volontà di risolvere le criticità che sono legate alla norma sulle pensioni, anche perché credo che veramente sarebbe impensabile che in un momento come questo che questi operatori sanitari lascino il servizio sanitario nazionale. Potrebbe essere veramente il tassello finale di un disastro che noi non vogliamo assolutamente che avvenga e credo che oltre questo - e lo abbiamo esplicitato nella relazione tecnica del bilancio 2024 - abbiamo chiesto di soprattutto un impegno per valorizzare l'indennità di specificità che riguarda non solo i medici, ma anche tutti quanti gli operatori sanitari. Credo che sia un punto di partenza per poi andare a cambiare strutturalmente il servizio sanitario nazionale, a fare altri interventi che io reputo strategici, penso alla medicina territoriale, ai medici di medicina generale e alla telemedicina."

La sanità nel 2026

"Io credo che la vera sfida sia quella di dare ai cittadini italiani una sanità più moderna, con degli operatori che siano contenti di lavorare per il servizio sanitario nazionale. Dal monitoraggi che noi abbiamo in corso per quanto riguarda i target europei del PNRR, per il momento noi stiamo rispettando tuttI i target e tutte le scadenze previste dal PNRR; ribadisco che non c'è alcun definanziamento del PNRR per la sanità. Come sapete in questi anni per una congiuntura che è partita dalla crisi energetica, passando per la guerra russa, Ucraina e adesso per questa crisi incredibile in Medio Oriente i prezzi sono aumentati moltissimo, soprattutto i prezzi delle costruzioni delle infrastrutture; per cui la parte infrastrutturale legata al PNRR, che è preponderante, ovviamente ha avuto un aumento dei costi. Questo significa che le risorse che erano state destinate per costruire quelle infrastrutture oggi possono coprire un 20% in meno. Ma non vuol dire che noi non realizzeremo quel 20% in più di infrastrutture. Ci sono piani operativi, altri fonti di finanziamento, penso ai fondi ex articolo 20 per garantire la piena completa realizzazione delle strutture e su questo stiamo facendo un approfondimento con il mef e con le Regioni, anche per rendere più snello poter ricorrere all'ex articolo 20. Faccio notare che ci sono più di 10 miliardi di euro per l'articolo 20 che alcune regioni non hanno speso, con alcune somme che risalgono addirittura al 1988.

Quindi io spero che le regioni non si accorgano oggi che questi soldi non sono stati spesi e che collaborino con noi per destinare la quota che manca per realizzare tutte le case di comunità a questo obiettivo comune. Quindi Io credo che il vero punto sia quello di far sì che gli italiani finalmente nel 2026 abbiano un modello di sanità diversa, moderna, in cui ci sia una sanità di prossimità con una piena integrazione tra gli ospedali e i territori. Questo, come capite, porterà sicuramente anche a un minor afflusso verso il prontosoccorsi e bisogna offrire delle alternative vere. Penso poi molto anche alla telemedicina, perché la telemedicina è veramente la novità che può influire positivamente per avere una sanità più equa.

Lasciatemelo dire, oggi ci sono ancora troppe diseguaglianze che sono inaccettabili nell'offerta sanitaria tra le regioni. Ma non penso solo e sempre al divario tra nord e sud, penso anche alle differenze che ci sono tra chi abita in una grande città e chi vive in un piccolo centro tra chi abita, magari in una regione geograficamente più complessa da raggiungere. La nostra Italia è bella, ma è anche una geografia complessa e quindi credo.

La telemedicina ci può aiutare molto però vorrei ribadire che per la prima volta ci sono i soldi per assumere per le case di comunità e per le medicine territoriali; ci sono 250 milioni per le assunzioni per il 2025, ci sono 350 milioni per il 2026.  Su questo poi vorrei fare un ultimo commento, il PNRR nasce come risposta europea alla crisi innescata dalla pandemia. Beh, quando poi in realtà alla sanità vengono assegnati più o meno 16 miliardi che non sono pochi ad altri capitoli - cito sempre e non me ne voglia il collega Pichetto Fratin - l'ambiente ne ha oltre 50. Beh, forse se la crisi era stata scatenata da un evento pandemico che tra MILLE difficoltà, l'unica cosa buona che ha fatto ha fatto capire a tutto il mondo come la salute pubblica sia un bene universale di tutti e che va tutelato. Beh, forse mettere più soldi allora sulla sanità non sarebbe stato sbagliato e avremmo avuto una sanità ancora migliore di quella che speriamo di avere."

La giornata, tuttavia, ha visto tra i relatori rappresentanti del mondo sindacale, economico e istituzionale della sanità. Al centro il futuro della sanità italiana fra agitazioni, carenze di medici e norme. Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe che ai nostri microfoni ha parlato di crescita della sanità privata a scapito della pubblica: "E' difficile dirlo - spiega Cartabellotta (clicca qui per la video intevista) -. È certo che l'evolversi del SSN sta favorendo l'avanzata dei privati, sia dal punto di vista dell'erogazione di servizio sia da quello intermediario-assicurativo" . Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED, ha anch'egli toccato l'argomento sanità privata, ma lui si dice sicuro che ormai siamo ad un passo dalla fine del pubblico. E poi ha parlato anche di numero programmato e aperto per gli accessi alla Facoltà di Medicina. "Sul numero chiuso incidono diversi fattori - afferma il sindacalista (clicca qui per la video intervista) - come le modalità di accesso: è giusto che vengano cambiate. Tutti gli studenti devono avere la stessa base di preparazione, in modo che abbiano la possibilità omogenea di superare il test. il problema è che non si può liberalizzare l'accesso" ha dichiarato il Segretario Nazionale che ha anche criticato i quiz spesso fuori luogo. Giovanni Migliore, Presidente Fiaso, non ha dubbi sull'importanza delle Regioni e delle risorse:  "Oggi siamo di fronte a una nuova sfida, ossia l'utilizzo delle risorse - commenta Migliore (clicca qui per la video intervista). Le regioni hanno rispettato il percorso di avvicinamento all'obiettivo dato dal PNRR per la Missione Salute. Alcune regioni sono più in difficoltà rispetto alle altre e ciò si ripercuote sul SSN: è in questi contesti che dobbiamo intervenire" ha dichiarato il Presidente. Per Fabrizio D'Alba, Direttore Generale del Policlinico Umberto I di Roma (clicca qui per la video intervista), occorre fermare la corsa verso il privato: "Bisogna bloccare la linea verso il privato adottando delle politiche precise. Dobbiamo scoraggiare il cittadino, che probabilmente non ha fiducia nel SSN e riscontra difficoltà di accesso alle cure, a orientarsi verso il privato", ha dichiarato il Direttore. Infine Nino Cartabellotta tocca l'argomento telemedicina e il mondo delle nuove tecnologie (clicca qui per la video intervista): ""Tutte le applicazioni di Mobile Health rappresentano una grande opportunità per il SSN. Sicuramente dobbiamo affrontare una questione di alfabetizzazione per professionisti, operatori sanitari, caregiver e pazienti, oltre ad altre situazioni di tipo organizzativo"

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