Novità per i giovani: prevista la possibilità di trasferire gratuitamente il montante contributivo generato con il riscatto della laurea, anche per i senza lavoro
Il riscatto della laurea costa di più con la conseguenza che sarà più difficile l’anticipo pensionistico per i giovani e i lavoratori a cui mancano pochi anni per la pensione. Chi fa domanda sul sito dell’ente previdenziale, riscattare gli anni di università costerà con l’opzione agevolata costa oltre 6mila euro l’anno, cioò quasi 6.100, rispetto ai 5.776 dello scorso anno.
Il riscatto “light” è una delle due possibilità offerte dall’Inps, quella a prezzo fisso, mentre con l’altra, l’ordinaria, il costo sale o scende a seconda del proprio reddito nei dodici mesi precedenti alla domanda.
Introdotto nel 1997, il riscatto universitario permette di far figurare il periodo di studi come anni di lavoro, con gli appositi contributi, ma sono esclusi gli anni fuori corso. Il periodo riscattabile va quindi dal 1° novembre dell’anno di immatricolazione al 31 ottobre dell’ultimo anno di durata legale del corso stesso. Se il periodo da riscattare cade nel periodo contributivo (dopo il 1996) per il riscatto agevolato il costo per ogni anno di riscatto è fisso, mentre per quello ordinario si calcola moltiplicando il reddito medio percepito nei dodici mesi precedenti alla domanda di riscatto per l’aliquota di contribuzione dell'indennità vecchiaia e superstiti (Ivs), anche nel 2024 al 33%. Quest’anno, con l’aumento del reddito minimo imponibile di artigiani e commercianti oltre i 18mila euro (era 17.504 nel 2023), il riscatto ordinario costa meno solo se il proprio reddito è sotto questa soglia (mentre per chi non ha mai lavorato vale il costo fisso a 6mila euro).
Più difficile il calcolo dei costi se si riscattano anni di laurea prima del 1996 (o fino a fine 2011 con almeno 18 anni di contribuzione maturati prima del 1996), cioè quelli che cadono nel sistema retributivo. Il costo si stima tramite il metodo della riserva matematica, cioè sulla base del beneficio pensionistico che deriva dal riscatto stesso. Per anticipare la pensione in linea di massima il riscatto conviene se si è cominciato a lavorare prima dei 30 anni o se si è vicini all’età pensionabile. Più si paga, poi, più contributi si versano. Quindi, se la finalità è anche rendere più corposo l’assegno pensionistico, o non farlo scendere troppo, la procedura ordinaria potrebbe essere conveniente per ogni fascia di reddito, considerando pure che la somma si può pagare a rate (fino a 120).
Riguarda proprio i giovani l’altra novità di quest’anno. Con una circolare Inps uscita di recente scatta la possibilità di trasferire gratuitamente il montante contributivo generato con il riscatto della laurea, anche per i giovani senza lavoro, una volta iscritti a una gestione previdenziale dell’ente pensionistico. Proprio per chi oggi ha tra i 26 e i 43 anni ci potrebbero poi essere riflessi negativi sulla previdenza futura viste le nuove regole sulla pensione di vecchiaia a 67 anni. Per effetto dell’ultima legge di Bilancio, se le regole non cambieranno in futuro, i cosiddetti Millennials potranno accedere alla pensione di vecchiaia (a 67 anni di età e 20 di contributi) senza più dover raggiungere l’importo minimo di 1,5 volte l’assegno sociale. Sarà invece possibile anticipare l’uscita pensionistica (a 64 anni di età e 20 di contributi) solo se l’assegno pensionistico è pari a tre volte a quello minimo.Significa che si potrà uscire a 67 anni di età e 20 di contributi se si sono guadagnati almeno 17mila euro lordi l’anno, 24mila se autonomi. Per anticipare di tre anni l’uscita serviranno 46mila euro lordi l’anno di reddito, 63mila per gli autonomi, sempre con 20 anni di contributi. Gli assegni, pensionistici, però, così saranno bassi, rispettivamente 543 e 1.510 euro per l’uscita ordinaria e per quella anticipata. Se quindi non si guadagnano almeno 46mila euro lordi l’anno, per avere un assegno previdenziale appena sopra i 1000 euro al mese, ai Millenials non resterà che la pensione di vecchiaia senza paletti, con l’età che supera i 70 anni (si può arrivare in alcuni casi addirittura a 75). Tornando alle rivalutazioni, però, sono in arrivo buone notizie sul fronte dell’Assegno unico.
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