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Stop ai medici gettonisti: rischio paralisi ad agosto nei pronto soccorso. Previsti possibili buchi negli organici

Professione Redazione DottNet | 30/07/2025 16:37

Da giovedì 31 luglio, in seguito a una legge voluta dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, non sarà più possibile prorogare i contratti esterni dei medici "gettonisti"

Da giovedì 31 luglio, in seguito a una legge fortemente voluta dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, non sarà più possibile prorogare i contratti esterni dei medici "gettonisti" Questi professionisti, che in particolare nei pronto soccorso sono ingaggiati per colmare le lacune negli organici, rappresentano una risorsa fondamentale. La situazione è talmente confusa che non esiste nemmeno un dato preciso sul loro numero: alcune stime parlano di 10.000 a livello nazionale e circa 1.000 nel Lazio (quest'ultima cifra include anche gli infermieri), mentre altre fonti dicono che mediamente nei pronto soccorso i gettonisti rappresentano il 18% dei medici in servizio, con punte che arrivano fino al 30% in alcune regioni. Ciò significa che, durante una delle fasi più delicate dell’anno—con le ferie dei medici in servizio, l’assalto ai pronto soccorso nelle località turistiche, le ondate di caldo e le preoccupazioni per i sintomi di West Nile—si rischia di generare vuoti di organico significativi. Quando scadranno i contratti, infatti, non ci sarà un numero sufficiente di specialisti in servizio.

Il presidente della Simeu (Società Italiana della Medicina di Emergenza-Ugenza), dottor Alessandro Riccardi, ha spiegato: «Non siamo contrari al provvedimento che ferma l’abuso dell’utilizzo dei gettonisti, ma allo stesso tempo era necessario un intervento che colmasse le lacune che si andranno a creare. Alcuni pronto soccorso in Italia faticheranno a proseguire la loro attività. Serve una strategia per rinforzare gli organici, senza però fare marcia indietro sullo stop ai gettonisti». La riforma, pur benedetta da tutti, parte senza un piano alternativo. Al Ministero della Salute, per ora, non commentano, ma è in corso un confronto con le Regioni per trovare una soluzione. Tuttavia, il rischio è che si ricorra alle consuete proroghe. La Corte dei conti, in diverse occasioni, ha denunciato il sistema dei gettonisti: nella relazione del 2024 è stato sottolineato che il loro impiego rappresenta un «problema nazionale», con una «spesa complessiva troppo alta e un impatto negativo sulla continuità assistenziale».

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Si legge ancora che, a fronte della «fuga dei medici, sottopagati dalle strutture sanitarie», essi vengano sostituiti da gettonisti, il cui costo è molto elevato per le finanze pubbliche. Secondo l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), tra il 2019 e il 2024 l’utilizzo dei contratti esterni ha comportato una spesa di oltre due miliardi di euro per le Asl italiane. Nel solo 2024, la cifra ha superato i 450 milioni di euro. Alessio D’Amato, responsabile della sanità per il partito Azione, ha dichiarato: «Poiché non c’è un riconoscimento economico per chi lavora in pronto soccorso, un terzo delle borse di studio per i medici dell’emergenza rimane vacante. I giovani non si presentano. Molti medici preferiscono lavorare a chiamata tramite cooperative, guadagnando in tre giorni quanto prenderebbero in un mese se fossero assunti. Questo crea un circolo vizioso: mancando medici in pronto soccorso, ci si rivolge alle cooperative esterne, ma allo stesso tempo molti medici preferiscono questa formula per guadagnare di più. Quindi, pur non opponendoci alla norma che pone fine a questo sistema, era necessario preparare un piano alternativo».

Le cooperative che forniscono i medici possono arrivare a far pagare anche 90 euro all’ora. Alcune ispezioni dei NAS hanno rivelato che, in molti casi, i medici gettonisti in prima linea non hanno i requisiti professionali necessari per ricoprire quel ruolo. Il mese scorso, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha spiegato: «Vogliamo che i medici entrino nel Servizio Sanitario Nazionale attraverso la porta principale, con un concorso, assunzione e lavoro a tempo pieno. Ora dobbiamo analizzare la situazione regione per regione e verificare quanti gettonisti operano nei vari servizi. Dobbiamo dare il segnale che questo non è il modo di procedere. Le risorse destinate ai gettonisti possono essere utilizzate per assunzioni». Ha anche aggiunto che l’obiettivo è aumentare la retribuzione per chi lavora nei pronto soccorso e concedere maggiore flessibilità, poiché i giovani medici non vogliono passare 40 anni in prima linea nell’emergenza.

Nonostante queste promesse, un mese dopo non sono stati presi provvedimenti concreti, e ora la scadenza del 31 luglio è vista come una potenziale catastrofe, i cui effetti sono difficili da prevedere. Riccardi, dalla sua posizione alla Simeu, afferma: «Il nostro è un lavoro logorante, che porta a un alto livello di stress. Questo andrebbe riconosciuto. Serve una riforma vera. Abolire i gettonisti è giusto, ma con una soluzione alternativa. Cosa succederà con la scadenza dei loro contratti è imprevedibile. Inoltre, non è vero che gli afflussi nei pronto soccorso diminuiscano in estate, anzi».

Il Segretario Nazionale di UGL Salute, Gianluca Giuliano, ha commentato l’imminente stop ai gettonisti con queste parole: «Dal 31 luglio arriva finalmente lo stop al reclutamento di medici e infermieri gettonisti, un fenomeno vergognoso e costoso che, secondo l’Autorità Nazionale Anticorruzione, è costato ben 2 miliardi e 141 milioni di euro alla collettività». Giuliano ha poi sottolineato: «Abbiamo sempre supportato i provvedimenti del Governo per contrastare l’uso dei gettonisti, ma ora ci chiediamo se il Servizio Sanitario Nazionale sia davvero pronto a fare a meno di loro. I gettonisti hanno garantito la funzionalità di interi reparti, in particolare nei pronto soccorso, e la loro improvvisa assenza potrebbe creare gravi criticità nell’assistenza». Il sindacato teme che le Regioni si stiano trovando impreparate di fronte a questa scadenza, tanto che già si ipotizzano nuove richieste di deroga. Giuliano ricorda anche che il "decreto bollette" (DL 34/2023) aveva previsto la possibilità di prorogare i contratti per un altro anno. «Non possiamo continuare a procedere a tentoni», ha concluso, «è necessario avviare subito una strategia strutturale per rafforzare gli organici e adeguare le retribuzioni alla media europea. Solo così si potrà porre fine in modo definitivo a queste storture del sistema sanitario».

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