Annullate le decisioni che bloccarono la commercializzazione del farmaco Hopveus
L'Agenzia europea per i medicinali (Ema) deve vigilare per evitare che gli esperti che consulta si trovino in situazione di conflitto di interessi e "non può sottrarsi dall'obbligo di imparzialità oggettiva". Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Ue, in una sentenza su un caso che vede coinvolta la D&A Pharma, che ha depositato all'Ema una domanda di autorizzazione all'immissione in commercio per l'Hopveus, un medicinale indicato per combattere, a medio e lungo termine, la dipendenza dall'alcool. Dopo un parere sfavorevole del comitato per i medicinali per uso umano (Chmp), parte integrante dell'Ema, la D&A Pharma ha chiesto un riesame della domanda, proponendo, in particolare, una revisione delle indicazioni terapeutiche del medicinale, nonché la convocazione di un gruppo consultivo scientifico per il settore psichiatria.
Anche in questo frangente il parere è risultato sfavorevole, portando la Commissione europea a negare, nel luglio 2020, l'immissione in commercio dell'Hopveus. La D&A Pharma si è quindi rivolta al Tribunale Ue chiedendo di annullare la decisione di Bruxelles, deplorando, tra l'altro, la mancanza di imparzialità degli esperti consultati - in presunta situazione di conflitto di interessi - e la violazione del principio di esame in contraddittorio. Ma il Tribunale ha respinto il ricorso. A questo punto la società farmaceutica si è rivolta alla Corte di giustizia Ue che nella sentenza emessa giovedì scorso ha annullato la precedente decisione del Tribunale nonché quella con cui la Commissione ha respinto la domanda di autorizzazione all'immissione in commercio dell'Hopveus. La Corte ha rilevato anzitutto che un membro del gruppo di esperti consultato dal Chmp si trovava in situazione di conflitto di interessi, tale da inficiare in modo sostanziale la procedura.
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