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Kluge (Oms Europa): L'Italia non aderirà al Green pass europeo? Ci rifletta bene

Sanità pubblica Redazione DottNet | 09/04/2024 20:39

"Ogni Paese ha diritto di decidere ma minacce salute responsabilità condivisa, a fine mese Rete paneuropea controllo malattie"

"Il Green pass" globale "proposto dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall'Ue è una sorta di fascicolo sanitario elettronico, come quello fornito dalle autorità sanitarie locali, ma verificabile e accettato in tutto il mondo. Ogni Paese sovrano ha il diritto di decidere se aderire al nuovo sistema di Green pass. Vorrei incoraggiare tutti i Paesi - compresa l'Italia - a riflettere attentamente su come gestirebbero la prossima crisi sanitaria". E' un invito a considerare tutti gli elementi, anche gli scenari futuri, quello lanciato da Hans Kluge, direttore dell'Ufficio regionale dell'Oms per l'Europa, in un'intervista all'Adnkronos Salute in occasione della sua visita in Italia per celebrare il 20esimo anniversario dell'Ufficio Oms di Venezia.  Oggi nel capoluogo veneto - alla presenza di istituzioni italiane e internazionali, e di leader di settori chiave, dall'economia alla salute e allo sviluppo sostenibile - si parla anche di questo: di come costruire società resilienti e più sane, che non lascino indietro nessuno. "Crediamo che ci sia bisogno di più, e non di meno, cooperazione e scambio per aiutare a prevenire o rispondere alla prossima grande emergenza sanitaria", avverte Kluge. E infatti, aggiunge, "l'Oms Europa lancerà alla fine di questo mese una Rete paneuropea per il controllo delle malattie, composta da Paesi Ue e non Ue della regione europea, che include l'Asia centrale".

"La pandemia - evidenzia - ha dimostrato che molte delle sfide odierne per i sistemi sanitari sono sfide condivise, cosa che sta spingendo la Commissione europea a presentare proposte per un'Unione sanitaria europea più forte. Sebbene l'obiettivo primario sia rafforzare il quadro di sicurezza sanitaria dell'Ue in risposta alle minacce transfrontaliere, ciò è accompagnato da un rinnovato e più ampio impegno politico per migliorare i sistemi sanitari europei e investire nella loro resilienza e sostenibilità". L'Oms Europa, assicura Kluge, "accoglie con grande favore questa iniziativa e il riconoscimento esplicito che sia le minacce sanitarie note sia quelle ancora sconosciute sono nostra responsabilità condivisa, perché virus e batteri non conoscono confini". Da qui l'impegno per la Rete paneuropea per il controllo delle malattie. "Questa - spiega - è stata una delle raccomandazioni chiave di una commissione indipendente, presieduta dall'ex premier italiano Mario Monti, sugli insegnamenti tratti dalla pandemia". I componenti di questa nuova rete per il controllo delle malattie "punteranno a rilevare, verificare e notificare rapidamente l'uno all'altro eventuali nuove minacce sanitarie in evoluzione, dalle malattie infettive emergenti alla resistenza antimicrobica", illustra Kluge.

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Dopo la pandemia, i temi della condivisione delle informazioni e della cooperazione sono molto sentiti. Per questo il direttore di Oms Europa, anche in relazione al Green pass globale, invita i Paesi a riflettere su come potranno gestire la situazione quando la prossima crisi sanitaria colpirà.

"A livello globale - ricorda Kluge - l'incapacità di prevenire e quindi poi di gestire adeguatamente la pandemia di Covid-19 ha comportato un'immensa perdita di vite umane e di salute, nonché un'interruzione senza precedenti delle attività sociali ed economiche in tutto il mondo". Aver sperimentato tutto ciò "ha creato lo slancio per riformare l'architettura sanitaria globale. Come parte di questo processo è stato suggerito un Green pass globale, che sarebbe fondamentalmente un'estensione e digitalizzazione della cosiddetta 'Yellow card'", una sorta di 'passaporto medico', "in uso anche in Italia, necessaria per verificare la vaccinazione contro alcune malattie pericolose e richiesta per l'ingresso in alcuni Paesi", conclude.

"Oggi non si monitora Long Covid e servono altri studi"

"L'elevato livello di incertezza sul Long Covid richiede ulteriori studi. Sono necessarie ulteriori ricerche sulla prevalenza e sui sintomi debilitanti, compreso il modo in cui questi influiscono sul mercato del lavoro, sulla forza lavoro sanitaria e sull'economia in generale. Solo allora potremo progettare le politiche e le pratiche giuste. I Paesi della regione europea non stanno monitorando e riportando i dati chiave in modo coerente, il che rende molto più difficile per i decisori politici affrontare i gap e i problemi dei nostri sistemi sanitari", è il monito lanciato da Hans Kluge.

"Il peso del Covid-19 e del Long Covid - osserva all'Adnkronos Salute - stanno esacerbando la pressione sui nostri sistemi sanitari sulla scia della pandemia. Ciò è in parte dovuto anche al fatto che gli operatori sanitari e sociali sono stati tra i più esposti alla malattia e, quindi, a rischio molto più elevato di Long Covid. Si stima che circa 36 milioni di persone nella regione europea dell'Oms possano aver sperimentato sintomi di Long Covid nei primi tre anni della pandemia, tra cui 1,4 milioni di persone in Italia. Nel frattempo, l'Europa è attualmente alle prese con una carenza di 2 milioni di operatori sanitari, triste eredità della pandemia e di anni di investimenti insufficienti. Nell'Ue si calcola che il Long Covid abbia ridotto l'offerta di lavoro di una quota pari a 663mila persone nel 2021 e fino a 1,1 milioni nel 2022".

Ecco l'impatto della sindrome post virus descritto da Kluge, secondo cui servono segnalazioni, sorveglianza e diagnostica migliori, nonché dati su ricoveri, mortalità e costi sanitari. "Altrimenti resteremo all'oscuro. L'Oms Europa - sottolinea - sta cercando di colmare il gap di conoscenze sull'impatto del Long Covid sul personale sanitario". Fra le attività che si stanno portando avanti, "stiamo supportando l'introduzione di raccomandazioni sulla gestione clinica, oltre che su trattamenti specifici e di supporto per chi convive con il Long Covid da tanto tempo. E stiamo diffondendo linee guida sulle migliori pratiche nella riabilitazione. Manteniamo stretti legami anche con i gruppi dei pazienti - elenca - L'Oms Europa sta attualmente finalizzando i risultati di un'indagine in 5 Paesi (Italia, Regno Unito, Polonia, Georgia e Armenia) per descrivere l'impatto di Covid e Long Covid sul personale della riabilitazione e formulare raccomandazioni per una futura risposta all'emergenza. I risultati - conclude il direttore - saranno presto resi pubblici".

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