Lo conferma un nuovo studio presentato al congresso degli esperti della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica (Siaip)
In un'epoca in cui le pratiche di salute naturale guadagnano popolarità, una nuova ricerca sottolinea un pericolo invisibile, ma mortale, legato ai lavaggi nasali con acqua di rubinetto non trattata. L'agente in causa, Naegleria fowleri, un microorganismo noto come l'ameba "mangia-cervello", può trasformare un'abitudine quotidiana di pulizia nasale in un potenziale rischio fatale, evidenziando l’ importanza della scelta dell'acqua per queste pratiche. In Italia è stata presentata una ricerca per sottolineare un problema fortunatamente non ancora comparso nel nostro paese ma già registrato in molti stati nel Vecchio Continente come Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Regno Unito. Obiettivo del lavoro, coordinato dal prof. Michele Miraglia del Giudice, presidente di SIAIP – è quello di creare conoscenza del rischio e avviare un’opera di prevenzione. La maggior parte dei paesi del mondo ha registrato casi, più colpito il Sud degli Stati Uniti, casi in India, Pakistan, Sud Africa, Venezuela, Messico, escluso solo l’Antartide. "La Naegleria fowleri è un'ameba libera termofila che può causare la meningoencefalite amebica primaria (PAM), una condizione rara ma con esito quasi universalmente fatale – spiega il prof. Michele Miraglia del Giudice - Questo microorganismo entra nel corpo umano attraverso le narici, tipicamente durante attività che implicano l'immersione della testa in acqua contaminata o i lavaggi nasali con acqua di rubinetto non adeguatamente clorata, migra al cervello causando gravi danni. La ricerca, che include casi documentati in oltre 20 paesi, rileva un aumento del rischio associato all'uso di acqua di rubinetto non trattata o insufficientemente trattata per i lavaggi nasali.
"I casi di PAM, sebbene rari, sono quasi sempre letali, con un tasso di mortalità superiore al 95%. La malattia progredisce rapidamente, portando al coma e alla morte entro pochi giorni dall'insorgenza dei sintomi, rendendo essenziali la prevenzione e l'intervento medico immediato – continua la dr.ssa Cristiana Indolfi – segretaria SIAIP, Pediatra Allergologa dell’AOU Università di Napoli Luigi Vanvitelli – Abbiamo esplorato le pericolose conseguenze dell'uso di acqua non trattata per i lavaggi nasali, enfatizzando la necessità di selezionare accuratamente l'acqua per prevenire la meningoencefalite amebica primaria (PAM), una condizione estremamente rara ma fatale. L'educazione dei cittadini e la promozione di pratiche sicure sono cruciali per minimizzare il rischio di infezioni potenzialmente fatali. La collaborazione tra professionisti della salute, ricercatori e autorità pubbliche è fondamentale per diffondere la consapevolezza e promuovere pratiche di irrigazione nasale sicure. La trasmissione di Naegleria fowleri avviene quando l'acqua contaminata entra nel corpo umano attraverso le cavità nasali, facilitando l'accesso dell'ameba al cervello attraverso il nervo olfattivo. I sintomi della PAM, simili a quelli di altre infezioni cerebrali, si sviluppano rapidamente e comprendono mal di testa severo, febbre, nausea, e in molti casi progrediscono rapidamente verso il coma e la morte. La prevenzione e il rapido intervento medico diventano quindi cruciali per la sopravvivenza".
Studi epidemiologici segnalano casi di PAM in oltre 20 paesi, con un'incidenza maggiore in regioni calde come gli Stati Uniti meridionali. La distribuzione globale di Naegleria fowleri evidenzia che vari fattori ambientali, culturali e pratiche ricreative contribuiscono alla diffusione dell'ameba. "La ricerca sottolinea l'importanza di adottare misure preventive come l'uso di acqua sterilizzata, bollita o filtrata per i lavaggi nasali - conclude il prof. Miraglia del Giudice - La clorazione dell'acqua è essenziale, ma non sempre sufficiente per eliminare l'ameba, implicando la necessità di mantenere adeguati livelli di cloro residuo nelle reti idriche. Inoltre, la manutenzione e la pulizia dei serbatoi d'acqua domestici sono cruciali per prevenire la crescita di Naegleria fowleri. Allo studio hanno partecipato i dott. Simone Colosimo, Cristiana Indolfi, Alessandra Perrotta, Gianluca Mondillo, Vittoria Frattolillo, Fabio Decimo del Dipartimento Materno Infantile AOU Università della Campania "Luigi Vanvitelli" di Napoli.
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