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Un nuovo farmaco blocca l’emicrania prima dei sintomi

Farmaci Redazione DottNet | 29/08/2024 11:23

Ubrogepant, molecola appartenente alla classe dei gepanti, ha dimostrato di fermare il mal di testa e i sintomi debilitanti dell’emicrania se assunto nella cosiddetta fase prodromica della malattia acuta

Un farmaco recentemente approvato negli Stati Uniti, ubrogepant, si sta rivelando efficace nel prevenire l’insorgenza del mal di testa e degli altri sintomi debilitanti della patologia anche se assunto precocemente, nelle fasi prodromiche di un nuovo attacco. A confermarlo, un nuovo studio appena pubblicato su Neurology. L’emicrania è un problema piuttosto comune. Colpisce circa il 14% della popolazione mondiale, con un’incidenza maggiore tra i 40 e i 50 anni e nella popolazione femminile (alcune stime parlano di 27% di donne affette dal disturbo nel periodo compreso tra pubertà e menopausa). Esistono due diverse forme di malattia: l’emicrania senza aura, caratterizzata da mal di testa ricorrenti, ed emicrania con aura, una forma meno comune ma spesso più debilitante, in cui il dolore è preceduto e accompagnato da sintomi di tipo neurologico, come problemi di visione (lampi, scotomi scintillanti, oscuramento del campo visivo), braccia o gambe addormentate, afasia. 

In alcuni casi, l’arrivo dell’emicrania è preannunciato da una fase prodromica, caratterizzata da sintomi come ipersensibilità ai suoni e alla luce, spossatezza, dolore o irrigidimento localizzato a livello del collo, vertigini, malessere generale.

Nei pazienti che sanno riconoscere con una certa precisione questi sintomi, e quindi prevedere l’arrivo di un attacco di emicrania, la fase prodromica rappresenta una finestra terapeutica allettante, perché un trattamento efficace permetterebbe di bloccare sul nascere i sintomi dell’emicrania ancor prima che si presentino realmente, minimizzando così l’impatto della malattia sulla qualità di vita. Questo, però, a patto di avere a disposizione farmaci a lunga azione, capaci di agire sui meccanismi che alimentano l’emicrania (e non solo sul dolore) e ben tollerati dai pazienti. È quei che entrano in gioco i gepanti, una classe di molecole di cui fa parte anche ubrogepanti, e che sta arrivando sul mercato proprio in questi anni. Al momento, la terapia farmacologica dell’emicrania si basa su due strategie: la prevenzione, affidata a farmaci, come gli anticorpi monoclonali di nuova generazione, che assunti con regolarità riducono la frequenza e l’intensità degli attacchi di emicrania; e il trattamento per le fasi acute, che utilizza molecole come i triptani, capaci di ridurre l’intensità del mal di testa e degli altri sintomi che accompagnano gli episodi di emicrania. 

“In questo panorama, i gepanti sono una novità relativamente recente”, spiega a Salute di Repubblica Fabrizio Vernieri, membro della Società Italiana di Neurologia, Professore di Neurologia e responsabile del centro cefalee del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma. “Si tratta di farmaci che agiscono su una molecola coinvolta nell’infiammazione neurologica che sostiene l’emicrania. Ne esistono tre, di cui due, rimegepant e atogepant, approvati anche in Italia. Sono molto interessanti perché si stanno dimostrando efficaci sia per la prevenzione che per il trattamento dell’emicrania acuta, e sono estremamente ben tollerati dai pazienti. E queste loro caratteristiche aprono le porte a nuove strategie terapeutiche di attacco combinato, con un unico farmaco”. La nuova ricerca ha valutato l’efficacia di un trattamento precoce con ubrogepant, il terzo farmaco della classe dei gepanti, approvato per ora solo negli Stati Uniti per il trattamento acuto dell’emicrania. Il trial ha coinvolto 518 pazienti emicranici con sintomi prodromici, in grado di riconoscere in anticipo l’arrivo di un attacco di emicrania almeno in un 75% dei casi. I pazienti sono stati divisi in due gruppi, e al primo è stato fatto assumere il farmaco nella fase prodromica del primo attacco di emicrania sperimentato nell’arco di due mesi, e un placebo nel secondo, mentre il secondo gruppo ha ricevuto farmaco e placebo in ordine inverso. 

La ricerca ha valutato quindi quanto si fossero rivelati debilitanti i due successivi attacchi di emicrania, in modo da distinguere gli effetti del farmaco da quelli del placebo. I risultati rivelano che nelle 24 ore seguenti all’assunzione del farmaco, il 68% dei pazienti che aveva ricevuto ubrogepant ha dichiarato che l’emicrania aveva limitato poco, o per nulla, le sue attività quotidiane, contro il 48% di quelli che avevano assunto il placebo. A due ore di distanza dall’assunzione del farmaco, inoltre, i pazienti che avevano assunto il farmaco hanno dimostrato di avere il 73% di probabilità in più di non aver essere stati debilitati in alcun modo dall’emicrania, rispetto a quelli che avevano assunto il placebo.

Risultati che si aggiungono a quelli preliminari già pubblicati lo scorso anno dallo stesso gruppo di ricercatori, da cui era emerso che nelle 24 successiva all’assunzione di ubrogepant nelle fasi prodromiche dell’emicrania il 45,5% dei pazienti non sviluppa mal di testa di intensità severa o moderata, a fronte di una percentuale del 28,6% nel caso del placebo. E che indicano quindi l’utilizzo precoce dell’ubrogepant come una nuova promettente strategia terapeutica, che potrebbe rivoluzionare l’attuale paradigma di cura basato su terapie per l’acuzie e farmaci per la prevenzione.

“I gepanti potrebbero presto modificare la strategia di cura dell’emicrania, permettendo ai pazienti che riescono a prevedere l’arrivo di un attacco di evitare il ricorso a terapie di prevenzione e farmaci per le crisi acute, e di utilizzare invece un unico farmaco, solo quando c’è bisogno, che blocca sul nascere l’attacco di emicrania”, conclude Vernieri. “Ovviamente serviranno ulteriori conferme dalla ricerca clinica, ma è una strategia che vediamo mettere in atto in modo empirico già da tanti dei nostri pazienti, e che grazie all’elevato profilo di sicurezza di questi nuovi farmaci potrebbe diventare lo standard di cura in questo campo. Non tutti i pazienti, però, rispondono a queste terapie. Fortunatamente, dopo quasi 30 anni di stagnazione stiamo vivendo un periodo rivoluzionario, con moltissime nuovi farmaci in fase di studio e di approvazione per l’emicrania, che sono destinate a rendere sempre più personalizzate ed efficaci le strategie di cura disponibili per i nostri pazienti”.

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