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Morta dopo il vaccino anti Covid, rinviati a giudizio cinque medici

Professione Redazione DottNet | 01/11/2024 19:09

I sanitari non avrebbero provveduto all'effettuazione di tutti gli accertamenti diagnostici previsti dal protocollo terapeutico elaborato da Regione Liguria per il trattamento della sindrome da Vitt

 La procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque persone indagate nell'inchiesta sulla morte di Camilla Canepa, la studentessa di 18 anni di Sestri Levante morta nel giugno 2021 all'ospedale San Martino di Genova dopo essere stata vaccinata con Astrazeneca durante un open day. Si tratta di cinque medici dell'ospedale di Lavagna.   Il giudice per l'udienza preliminare Carla Pastorini ha fissato l'udienza per il 16 gennaio per decidere se rinviarli a giudizio o proscioglierli.

 Dall'autopsia era emerso che Camilla "non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco". E che la morte per trombosi era "ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid".  A quattro di loro è contestato il reato di omicidio colposo.

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  In particolare, secondo la procura, non avrebbero provveduto, in occasione dell'accesso della ragazza al pronto soccorso nella serata del 3 giugno 2021, all'effettuazione di tutti gli accertamenti diagnostici previsti dal protocollo terapeutico elaborato da Regione Liguria per il trattamento della sindrome da Vitt (Vaccine-induced immune thrombotic trombocitopenia), che aveva colpito la ragazza dopo l'infusione della dose vaccinale.   L'esecuzione di tali approfondimenti avrebbe consentito, secondo i pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo, di formulare la corretta diagnosi della patologia insorta e di adottare tempestivamente il trattamento terapeutico che, con elevata probabilità, avrebbe consentito alla paziente di sopravvivere. A tutti gli indagati (difesi dagli avvocati Paolo Costa, Stefano Savi, Alessandro Torri, Alberto Caselli Lapeschi e Maria Antonietta Lamazza) è contestato anche il reato di falso ideologico per non avere attestato, nella documentazione sanitaria, che la ragazza era stata sottoposta a vaccinazione anti Covid.

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