Testa. “Come medici di famiglia, siamo in prima linea e vediamo quotidianamente le conseguenze di queste disparità, specialmente nelle Regioni del Centro-Sud, che già faticano a rispettare i livelli essenziali di assistenza”
"Da anni i medici italiani si muovono in un contesto complicatissimo per offrire diagnosi e terapie adeguate. Le liste d’attesa interminabili rappresentano solo la punta dell’iceberg: sono un grosso problema per i ritardi che accumulano nella diagnosi e nel trattamento, con gravi ripercussioni sulla salute dei pazienti e sull’efficacia del nostro lavoro." L'editoriale pubblicato da The Lancet suona come un’accusa gravissima a un sistema sanitario che, invece di garantire equità e universalità delle cure, si dimostra sempre più frammentato e iniquo. La disparità tra Regioni ricche e povere, evidenziata con lucidità dall’analisi, è una ferita aperta del nostro Paese.
"L’Italia non ha bisogno di ulteriori frammentazioni" continua Angelo Testa. "Come medici di famiglia, siamo in prima linea e vediamo quotidianamente le conseguenze di queste disparità, specialmente nelle Regioni del Centro-Sud, che già faticano a rispettare i livelli essenziali di assistenza." La denuncia di The Lancet sul fallimento della sanità digitale è altrettanto allarmante. "Un Paese che ancora oggi non riesce a garantire la condivisione dei dati sanitari tra strutture e Regioni si condanna all’inefficienza," sottolinea Pasquale Orlando, vice segretario nazionale. "I medici si trovano a ripetere esami inutili, con un costo enorme per il sistema sanitario e, soprattutto, con perdite di tempo prezioso per i pazienti. È inaccettabile che nel 2025 il fascicolo sanitario elettronico resti un miraggio, mentre in altri Paesi europei è uno strumento consolidato e centrale per la gestione delle cure." La sanità italiana appare come una "barca in cui ognuno rema in una direzione diversa, serve un cambio di rotta radicale: più investimenti, meno frammentazione, e una visione unitaria che metta al centro i pazienti e i medici che li curano," conclude Testa. "L’autonomia differenziata non può e non deve essere il futuro della sanità italiana. È tempo di tornare a una sanità equa e realmente nazionale."
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