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Superbatteri: ecco perché resistono ai farmaci

Medicina Interna Redazione DottNet | 28/04/2025 14:00

Si tratta di batteri in grado di prosperare uccidendo altri batteri diventando così dominanti

Un gruppo di scienziati dell'Università di Pittsburgh hanno analizzato i dati degli ospedali locali per poi allargare lo sguardo al resto del mondo identificando un fenomeno globale che potrebbe aiutare nello sviluppo delle terapie contro i batteri più mortali attualmente esistenti. In particolare la loro attenzione si è concentrata sull'Enterococcus faecium resistente alla vancomicina, il popolare antibiotico usato frequentemente. Considerato un superbatterio è in grado di uccidere il 40% delle persone che infetta ed è particolarmente pericoloso per i pazienti che si trovano ricoverati e sono immunocompromessi. Infatti assumendo frequentemente antibiotici finiscono per ridurre la diversità dei batteri nei loro microbiomi consentendo a quelli più resistenti di prosperare.

I ricercatori hanno analizzato le sequenze genomiche di 710 campioni di infezioni procurate da questo enterococco resistenti nell'arco di sei anni e hanno così scoperto che la verità di ceppi si era ridotta nel corso del tempo.

Così se nel 2017 avevano identificato 8 ceppi diversi distribuiti in modo uniforme, due ceppi già l'anno successivo risultavano dominanti ed entro la fine del 2022 erano i ceppi responsabili di 4 campioni positivi al batterio su cinque.  Vedendo questi risultati gli scienziati hanno capito che i ceppi dominanti riuscivano a produrre la batteriocina un antimicrobico che i batteri usano per uccidersi o inibirsi a vicenda. Quindi per diventare dominanti hanno eliminato gli altri ceppi, potendo così avere accesso illimitato ai nutrienti e riprodursi in modo più facile. Partendo dal risultato ottenuto negli ospedali di Pittsburgh i ricercatori hanno allargato lo sguardo ai dati raccolti a livello globale negli ultimi 20 anni capendo che il fenomeno era globale.

A quel punto i ricercatori hanno osservato come questo batterio resistente alla vancomicina non stia facendo ammalare più persone rispetto al passato, inoltre il fatto che i ceppi si riducano, potrebbe facilitare l'identificazione della modalità per combatterlo. Quindi l'obiettivo dei ricercatori è quello di trovare delle terapie in grado di attaccare questo superbatterio partendo dal presupposto che sono pochi i tipi in grado di causare infezioni. C'è anche un'altra interessante prospettiva perché alcuni scienziati stanno lavorando all'idea di poter usare le batteriocine a vantaggio della scena armandole per perseguire gli scopi necessari.

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