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Una dieta ricca di cibi ultraprocessati accelera l'invecchiamento biologico

Neurologia Redazione DottNet | 03/06/2025 18:40

Si aggiudica il Premio “Gianni Barba” al Congresso Nazionale SINU lo studio italiano sul rapporto tra alimenti ultra-processati e invecchiamento biologico

Un recente studio, condotto dall’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (I.R.C.C.S.) Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università LUM di Casamassima (BA), ha portato alla luce una associazione significativa tra un consumo elevato di alimenti ultra-processati e un più rapido invecchiamento biologico. Pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The American Journal of Clinical Nutrition, offre nuove prospettive su come la qualità degli alimenti – non solo in termini nutrizionali, ma anche di lavorazione e formulazione del prodotto – possa influenzare profondamente la salute a lungo termine. La dott.ssa Simona Esposito, prima autrice dello studio, ha ricevuto, nel corso del 45° Congresso nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), il Premio "Gianni Barba" per la migliore ricerca scientifica nel campo della nutrizione umana realizzata da un socio SINU "under 35". Gianvincenzo Barba, medico e primo ricercatore presso l'ISA - Istituto di Scienza dell'Alimentazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), membro di grande prestigio della SINU e del comitato editoriale del NMCD Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases, ha contribuito in modo significativo con il suo lavoro a programmi di prevenzione cardiovascolare, rivolti in particolare alle fasce di età più giovani.

L'indagine epidemiologica sull'obesità infantile è stato il suo principale tema di ricerca nell'ultima parte della sua vita.

Il lavoro è basato su dati raccolti nell’ambito dello Studio Moli-sani, uno dei più ampi studi epidemiologici italiani, che coinvolge da 20 anni 25.000 cittadini adulti residenti in Molise. Grazie a un approfondito questionario alimentare, i ricercatori hanno potuto analizzare le abitudini alimentari dei partecipanti e calcolare il loro livello di consumo di alimenti ultra-processati (UPF, ultra-processed foods). Una categoria che include prodotti industriali confezionati che subiscono molteplici fasi di trasformazione e contengono ingredienti aggiunti come zuccheri, sale, additivi, coloranti e aromi. Si distinguono per essere molto diversi dalla forma originaria degli alimenti da cui derivano, presentano spesso etichette con lunghe liste di componenti poco familiari e sono progettati per avere una lunga conservabilità.

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A differenza della semplice età anagrafica, che si calcola in base alla data di nascita, l’età biologica è un indicatore molto più complesso: riflette infatti lo stato di salute reale dell’organismo, includendo la funzionalità degli organi, la salute dei tessuti e il livello generale di infiammazione sistemica. Per stimare questa età "interna", i ricercatori hanno utilizzato una combinazione di oltre trenta biomarcatori ematici. "L’analisi ha evidenziato che le persone che riportavano un maggiore consumo di alimenti ultra-processati presentavano, in media, un’età biologica superiore rispetto alla loro età cronologica, indicando una possibile accelerazione dell’invecchiamento dovuta proprio ad un consumo più elevato di questi alimenti", afferma la ricercatrice vincitrice del Premio. "L’aspetto più rilevante dello studio sta nel fatto che il rapporto tra consumo di alimenti ultra-processati e invecchiamento è risultato indipendente dalla qualità della dieta. Anche le persone che seguivano regimi alimentari considerati equilibrati dal punto di vista strettamente nutrizionale – per esempio, ricchi di frutta, verdura e fibre – ma che includevano una quota significativa di cibi ultra-processati, mostravano segni di invecchiamento biologico più rapido". 

Gli alimenti ultra-processati sono ampiamente diffusi nella dieta moderna e comprendono non solo snack salati, dolci confezionati o bibite gassate, ma anche prodotti insospettabili come pane di cassetta confezionato, alcuni tipi di cereali da colazione, zuppe pronte, piatti pronti surgelati e yogurt aromatizzati. La lavorazione industriale e la diversa formulazione del prodotto possono modificare in modo sostanziale la struttura degli alimenti, alterandone la matrice e riducendone il contenuto naturale di nutrienti, vitamine e fibre. Inoltre, durante tali processi si possono generare nuove sostanze che possono interagire negativamente con il metabolismo, l’infiammazione cronica e la composizione del microbiota intestinale. Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda il packaging: molti alimenti ultra-processati vengono infatti venduti in contenitori di plastica o materiali multistrato, che possono rilasciare contaminanti chimici potenzialmente dannosi per l’organismo, come ftalati o bisfenoli.

Sebbene siano necessari ulteriori studi di intervento ben disegnati per confermare queste osservazioni e comprendere appieno i meccanismi biologici alla base del rapporto tra alimenti ultra-processati e salute, i dati epidemiologici disponibili fino ad ora sono sufficienti a sollecitare una riflessione profonda sulle raccomandazioni alimentari. L’attenzione, finora focalizzata quasi esclusivamente sui valori nutrizionali (calorie, grassi, zuccheri, sale), dovrebbe includere anche il grado di trasformazione industriale dei cibi.  È fondamentale educare i consumatori a leggere le etichette, a riconoscere la natura degli alimenti e a privilegiare, laddove possibile, prodotti freschi e minimamente lavorati, prendendo come riferimento la Dieta Mediterranea tradizionale. "Questi risultati rappresentano un ulteriore richiamo a considerare l’alimentazione non solo come fonte di energia e nutrienti, ma come un potente strumento capace di influenzare la longevità e la qualità della vecchiaia e della vita. In un contesto in cui l’invecchiamento della popolazione è una delle principali sfide sanitarie dei prossimi decenni, comprendere e limitare i fattori che accelerano il declino biologico rappresenta una priorità di salute pubblica", conclude la vincitrice del Premio "Gianni Barba" assegnato dalla SINU.

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