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Tumore al polmone, con terapia mirata più chemio sopravvivenza globale di quasi 4 anni

Oncologia Redazione DottNet | 08/09/2025 19:20

Dati di fase 3 su osimertinib presentati a Barcellona al Congresso mondiale sulla neoplasia

Il tumore del polmone è la causa principale di morte per cancro tra gli uomini e le donne, e rappresenta circa un quinto di tutti i decessi per cancro. Buone notizie per i pazienti arrivano dalla Conferenza mondiale sul tumore del polmone (Wclc) 2025 dell'International association for the study of lung cancer (Iaslc) a Barcellona, dove sono stati presentati i risultati positivi dell'analisi finale di sopravvivenza globale (Os) dello studio di fase 3 Flaura2 di AstraZeneca. Lo studio - riporta una nota - ha mostrato che l'aggiunta di chemioterapia a base di pemetrexed e sali di platino a osimertinib ha prodotto un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante dell'endpoint secondario di Os rispetto allo standard di cura osimertinib in monoterapia, nel trattamento di prima linea dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (Nsclc) localmente avanzato o metastatico e mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFRm).

All'analisi di sopravvivenza globale, osimertinib più chemioterapia ha dimostrato una Os mediana di quasi 4 anni (47,5 mesi) rispetto a circa 3 anni (37,6 mesi) per osimertinib monoterapia. Al 57% della maturità dei dati, i risultati hanno mostrato che osimertinib più chemioterapia ha ridotto il rischio di morte del 23% rispetto a osimertinib in monoterapia. Una percentuale stimata del 63,1% dei pazienti trattati con la combinazione era viva a 3 anni e il 49,1% dei pazienti era vivo a 4 anni rispetto al 50,9% e al 40,8% nel braccio di monoterapia. Da notare - si sottolinea - che il beneficio di Os osservato con osimertinib più chemioterapia rispetto a osimertinib in monoterapia è risultato confermato nei sottogruppi predefiniti. I pazienti nel braccio di controllo alla progressione hanno ricevuto lo standard di cura, compresa la chemioterapia, a conferma della rilevanza dei risultati di Os.

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"L'obiettivo fondamentale del trattamento del tumore del polmone in stadio avanzato è prolungare la sopravvivenza, preservando la qualità di vita dei pazienti - spiega Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia toracica dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e presidente di Aiot (Associazione italiana di oncologia toracica) - Nello studio Flaura2, i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule e mutazione di Egfr hanno raggiunto una sopravvivenza globale mediana di quasi 4 anni con osimertinib in combinazione con chemioterapia rispetto a circa 3 anni con il solo osimertinib. Siamo di fronte alla più lunga sopravvivenza ottenuta nel setting avanzato di prima linea". Lo specialista ricorda che "nel 2023, sempre alla Conferenza mondiale sul tumore del polmone, erano stati presentati i risultati dello studio Flaura2 relativi alla sopravvivenza libera da progressione di malattia, in cui la combinazione aveva mostrato un vantaggio di quasi 9 mesi in più. I dati sulla sopravvivenza globale consolidano ulteriormente il valore della combinazione, che potrà costituire un'ulteriore opzione terapeutica accanto a osimertinib in monoterapia, che già rappresenta il trattamento standard per questi pazienti. Con due opzioni molto efficaci a base di osimertinib, i clinici possono personalizzare al meglio il trattamento, adeguandolo alle esigenze di ciascun paziente".

"Nel 2024 in Italia sono stati stimati circa 45mila nuovi casi di tumore del polmone. L'80% delle diagnosi avviene in fase avanzata, da qui l'importanza di opzioni terapeutiche sempre più efficaci - afferma Silvia Novello, presidente di Walce (Women against lung cancer in Europe), direttore Oncologia medica all'ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano e ordinario di Oncologia medica all'università degli Studi di Torino - La gestione del paziente con carcinoma polmonare metastatico è complessa e richiede un approccio multidisciplinare, personalizzato in base alle caratteristiche molecolari e cliniche del paziente. La mutazione del gene Egfr è presente in circa il 15% dei casi di carcinoma polmonare non a piccole cellule, soprattutto nei non fumatori. Si tratta di una 'firma molecolare' fondamentale per la scelta della terapia personalizzata".

"I risultati significativi dello studio Flaura2 costituiscono un traguardo rilevante per tutti i pazienti colpiti da tumore del polmone non a piccole cellule con mutazione di Egfr - continua Novello - E' importante che la combinazione di osimertinib più chemioterapia sia accessibile ai pazienti del nostro Paese il prima possibile, affinché ne possano beneficiare in termini di sopravvivenza, ma anche di sicurezza e tollerabilità, elementi fondamentali per la qualità di vita dei pazienti".

Al follow-up esteso, il profilo di sicurezza di osimertinib più chemioterapia ha continuato ad essere gestibile e coerente con i profili già conosciuti dei singoli farmaci, si legge nella nota. Gli eventi avversi di grado superiore a 3 per tutte le cause si sono verificati nel 70% dei pazienti nel braccio con osimertinib più chemioterapia, determinati da eventi avversi ben caratterizzati correlati alla chemioterapia, rispetto al 34% nel braccio con osimertinib in monoterapia, simili ai tassi riportati all'analisi primaria presentati a Iaslc 2023 Wclc (64% rispetto al 27%, rispettivamente). I tassi di interruzione per eventi avversi e la tossicità sul bersaglio sono risultati bassi in entrambi i bracci dello studio (12% versus 7%).

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