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Giuliano (UGL): “Crollano le domande di ammissione ai corsi di laurea in Infermieristica. Il Governo intervenga o Lea a rischio

Sindacato Redazione DottNet | 09/09/2025 18:10

“Siamo di fronte a un’emergenza strutturale che non può più essere ignorata. Questo crollo rappresenta una minaccia diretta alla tenuta del sistema sanitario pubblico italiano”

La UGL Salute esprime fortissima preoccupazione per il drammatico calo delle domande di ammissione ai corsi di laurea in Infermieristica, che quest’anno segnano una nuova e preoccupante flessione. I dati parlano chiaro: per l’anno accademico 2024/2025 sono state presentate circa 21.250 domande per 20.435 posti disponibili, con un decremento di oltre 2.300 domande rispetto all’anno precedente. Il calo complessivo rispetto al 2023 è del -10%, ma se allarghiamo lo sguardo agli ultimi 15 anni, il dato è sconvolgente: si registra una diminuzione del 54,2% delle iscrizioni ai test di ammissione a Infermieristica, passando da 46.281 nel 2010 a poco più di 21.000 nel 2024. Un segnale inequivocabile di una crisi profonda che mina le fondamenta del nostro Servizio Sanitario Nazionale.



"Siamo di fronte a un’emergenza strutturale che non può più essere ignorata. Questo crollo rappresenta una minaccia diretta alla tenuta del sistema sanitario pubblico italiano", denuncia con fermezza Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della UGL Salute. "Senza un ricambio generazionale di infermieri, tra pochi anni non avremo più personale sufficiente per garantire nemmeno i livelli essenziali di assistenza".

Le cause di questo declino sono molteplici, prima di tutto le condizioni di lavoro estreme a cui gli infermieri sono sottoposti: turni massacranti, carichi di lavoro insostenibili, aggressioni nei luoghi di cura, retribuzioni ferme da oltre un decennio.

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A questo si aggiunge la mancanza di valorizzazione della figura professionale, percepita da molti giovani come svilita. "Chi vorrebbe entrare in un mondo dove si lavora ininterrottamente di notte, nei weekend, sotto stress costante e con uno stipendio che non basta a vivere dignitosamente?" si chiede Giuliano. A tutto ciò si aggiunge la fuga all’estero di migliaia di giovani neolaureati ogni anno, attratti da Paesi che offrono stipendi più alti, migliori condizioni contrattuali e reali opportunità di crescita professionale. Un danno doppio per l’Italia: si formano professionisti a spese dello Stato, che poi vanno a lavorare altrove. Le conseguenze sono gravissime: ospedali in sofferenza, RSA sotto organico, assistenza domiciliare compromessa, aumento esponenziale del burnout tra il personale rimasto, e una preoccupante riduzione della qualità delle cure ai cittadini. Senza un’inversione di rotta, entro il 2030 il nostro Paese rischia una carenza strutturale di oltre 80.000 infermieri.
 

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