Scendono anche i trigliceridi. Ipercolesterolemia per 25% italiani
Più di un italiano su 4 soffre di colesterolo alto, fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, tra le principali cause di morte nei Paesi occidentali. I cambiamenti nella propria quotidianità contribuiscono per abbassare i livelli: adottare uno stile di vita sano, fare esercizio fisico regolare, seguire una dieta equilibrata, ed ora le evidenze scientifiche parlano anche dell'importanza perdere peso. A confermarlo, uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism in cui i ricercatori della Mayo Clinic, negli Stati Uniti, riferiscono che per ogni chilo perso, si riduce il colesterolo di 1,28 mg/dL. È da questa consapevolezza che nasce la campagna di informazione contro il colesterolo: "E tu, hai a cuore il tuo cuore?", promossa dalla Fondazione Cuore e Circolazione "Il Cuore Siamo Noi" della Società Italiana di Cardiologia (SIC), annunciata in occasione della Giornata mondiale del cuore, e che verrà presentata il 2 ottobre al Senato.
"Un'indagine condotta a livello globale da ricercatori italiani e pubblicata su Nature Reviews Cardiology, ha riscontrato che, il colesterolo alto ha comportato disabilità in oltre 98 milioni di individui e ha provocato 4,4 milioni di decessi, con un enorme carico sanitario", sottolinea Pasquale Perrone Filardi (nella foto), Presidente SIC. La ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism ha valutato l'associazione tra perdita di peso e variazioni del profilo lipidico, colesterolo totale, LDL, HDL e trigliceridi, in adulti sovrappeso od obesi. Gli autori hanno analizzato 73 studi clinici per un totale di 32.496 partecipanti, con età media di 48 anni e peso medio di 101,6 kg. "I risultati hanno mostrato una relazione proporzionale tra perdita di peso e miglioramento del profilo lipidico. In particolare, dopo 12 mesi di interventi sullo stile di vita, ogni chilogrammo perso era associato a una riduzione media di 4 mg/dL dei trigliceridi, 1,28 mg/dL del colesterolo LDL e a un incremento di 0,46 mg/dL del colesterolo HDL, quello "buono". Arrivano anche le nuove linee guida per la gestione e il trattamento delle dislipidemie, prodotte dall'impegno congiunto della European Society of Cardiology (ESC) e la European Atherosclerosis Society (EAS). Il colesterolo totale non viene infatti più considerato un parametro utile ma sul colesterolo "cattivo" e la Lipoproteina(a) un tipo particolare di particella lipidica simile al colesterolo LDL, ma molto più pericolosa e per questo denominata anche colesterolo "super cattivo".
Il focus della ricerca è l’impiego di terapie geniche innovative basate su DNA e RNA progettate per agire direttamente sulla proteina responsabile della patologia
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