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Tumori urologici, ogni anno 87mila nuovi casi in Italia

Oncologia Redazione DottNet | 26/09/2025 20:56

Forte impatto anche sulla vita sessuale, speranza da nuove terapie

I tumori urologici in Italia fanno registrare ogni anno più di 87mila nuove diagnosi. Sono patologie sempre più curabili e anche guaribili: globalmente, otto pazienti su dieci riescono a sconfiggerle. Da qui l'esigenza di ricorrere a trattamenti meno invasivi e che impattino sempre meno sulla vita sessuale dei pazienti: al momento, infatti, la malattia e le successive terapie possono causare, tra le altre problematiche, anche disfunzioni sessuali.    Nei casi più gravi di tumore alla vescica, ad esempio, più dell'80% dei pazienti lamenta sintomi come dolore, calo del desiderio e problemi di erezione e di orgasmo. Allo stesso tempo, oltre la metà degli uomini colpiti da neoplasia alla prostata sostiene che la malattia abbia compromesso la loro sessualità.

  Sono questi i dati emersi al XXXV congresso nazionale della SIUrO (Società italiana di urologia oncologica) in corso a Napoli, dove oltre 250 specialisti si sono riuniti per fare il punto sulla lotta ai principali tumori genito-urinari. "La scelta dei trattamenti e la gestione dei loro effetti collaterali rappresentano due aspetti rilevanti dell'uro-oncologia - ha affermato Rolando Maria D'Angelillo, presidente incoming di SIUrO -. Il cancro della prostata, del rene, del testicolo o della vescica sono malattie sempre più croniche.

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Quando individuate in tempo, le percentuali di sopravvivenza a cinque e dieci anni superano il 90%. Inoltre, non colpiscono solo uomini e donne over 70 ma anche giovani, come nel caso del tumore testicolare".   "Il tumore della vescica è emblematico dell'impatto che una neoplasia può avere sulla vita quotidiana - ha sottolineato Sergio Bracarda (nella foto), presidente nazionale della SIUrO -. È una forma di cancro in crescita in Italia e solo lo scorso anno ha fatto registrare oltre 31mila nuovi casi (5.700 tra donne). L'armamentario terapeutico disponibile si sta ampliando in quasi tutti i sottogruppi di patologia. Tra questi, 'TAR-200', un nuovo dispositivo intravescicale che rilascia il chemioterapico gemcitabina all'interno dell'organo. Il trattamento riduce la necessità di ricorso alla cistectomia in pazienti non responsivi a trattamenti iniziali per malattia superficiale". "Un nuovo contributo, può arrivare dall'intelligenza artificiale - ha aggiunto Giario Conti, segretario SIUrO -. Attraverso tecnologie informatiche innovative sono stati creati nuovi strumenti diagnostici in grado di fornire informazioni estremamente specifiche".

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