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Tumore al seno:, solo 1 paziente su 2 accede ai servizi di supporto. Le Breast Unit fanno la differenza in efficacia e umanizzazione delle cure

Oncologia Redazione DottNet | 15/10/2025 12:30

Le Breast Unit, presenti in oltre l’80% dei centri, rappresentano un modello multidisciplinare e garantiscono cure integrate lungo tutto il percorso

La cura del tumore al seno richiede molto più di chirurgia e terapie oncologiche: serve un’assistenza continuativa, integrata e centrata sui bisogni reali delle pazienti.IQVIA Italia – leader a livello mondiale in servizi di ricerca clinica e insight commerciali – presenta i risultati di una indagine[1] condotta su 180 oncologi italiani, che conferma quanto il modello delle Breast Unit rappresenti un punto di riferimento fondamentale, soprattutto nelle situazioni più complesse. Introdotte in Italia nel 2014, in linea con le raccomandazioni europee, le Breast Unit garantiscono un approccio multidisciplinare e coordinato, capace di migliorare la qualità della vita e assicurare maggiore continuità assistenziale anche nelle fasi avanzate della malattia.
 
BENEFICI CONCRETI NELL’APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE
Numerosi studi confermano che le donne con tumore al seno trattate all’interno di una Breast Unit hanno maggiori probabilità di sopravvivenza e una qualità della vita più alta. Il merito va a un approccio sistemico, integrato e personalizzato, che segue la paziente in ogni fase, cioè dalla diagnosi alla chirurgia, dalla terapia oncologica alla riabilitazione.Uno studio[2] mostra che le pazienti operate in Breast Unit riportano una qualità della vita superiore del 10% rispetto a quelle trattate in reparti di chirurgia generale, con vantaggi concreti su benessere fisico, emotivo e sociale. L’approccio multidisciplinare e specializzato garantisce una maggiore continuità delle cure, riduce il rischio di recidive e migliora sensibilmente la qualità della vita.

Nelle strutture dedicate, la sopravvivenza può aumentare fino al 20% rispetto a quella registrata in centri non specializzati[3],[4]
Per le donne con tumore metastatico, la presenza di un team multidisciplinare che accompagna il percorso terapeutico nel lungo periodo rappresenta un elemento chiave per migliorare la qualità della vita, l’aderenza terapeutica e il benessere globale.
 
SERVIZI PRESENTI MA UTILIZZATI DAL 50-60% DEI PAZIENTI
L’indagine mostra che l’86% degli oncologi intervistati lavora in una Breast Unit, dove la presa in carico multidisciplinare è più strutturata e si rivela particolarmente rilevante per le pazienti con malattia avanzata. Il supporto psicologico è quello presente nell’84% dei centri (contro il 65% nei centri non specializzati), la consulenza nutrizionale nell’87% (contro il 66%) e la fisioterapia post-chirurgica nel 75% (contro il 53%). Nei centri non specializzati, invece, il supporto è spesso "on demand" e lasciato all’iniziativa della paziente.
La survey IQVIA Italia evidenzia anche uno scollamento tra ciò che i centri offrono e ciò che le pazienti realmente ricevono. Ad esempio, il supporto psicologico è disponibile nell’84% dei centri, ma solo il 50% delle pazienti lo utilizza.

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Allo stesso modo, la consulenza nutrizionale è presente nell’87%, ma solo il 60% vi accede. La fisioterapia post-operatoria, disponibile nel 75% dei casi, è utilizzata da poco più della metà delle pazienti.
 
NUMERI IN ITALIA DEL TUMORE AL SENO E TUMORE METASTATICO
Con oltre 54.000 nuove diagnosi solo nel 2024 e 925.000 pazienti totali, il tumore al seno è il più diffuso tra le donne in Italia, con un aumento delle donne under 50 [5]. La sopravvivenza a 5 anni ha raggiunto il 95%, anche grazie ai progressi nelle terapie e nella diagnosi precoce.
Tuttavia, in circa il 6-7% dei casi la malattia è già in fase metastatica al momento della diagnosi.
In Italia sono 37.000 le donne che convivono con un tumore al seno metastatico, per lo più in età compresa tra 61 e 70 anni, e nella quasi totalità dei casi in post-menopausa.
 
LE TERAPIE AVANZATE CHE CAMBIANDO LA SOPRAVVIVENZA
Anche nelle fasi più avanzate della malattia, i progressi nella diagnosi e nelle cure stanno offrendo nuove prospettive alle pazienti. In particolare, l’utilizzo degli inibitori delle chinasi ciclina-dipendenti (CDK), oggi prescritti nel 42% dei casi, rappresenta una delle strategie più efficaci per le pazienti con tumore al seno con recettori ormonali positivi e fattore di crescita epidermico umano di tipo 2 negativo (HR-positivo, HER2-negativo). Nelle pazienti con tumore HER2-positivo, invece, le cosiddette terapie target, cioè farmaci disegnati per colpire in modo selettivo le cellule tumorali, vengono utilizzate nel 38% dei casi. L’approccio personalizzato, basato sul profilo molecolare della malattia, sta diventando la chiave per prolungare la sopravvivenza e migliorare la qualità della vita, anche in presenza di metastasi.
 
VERSO UN NUOVO STANDARD NAZIONALE
I dati raccolti indicano chiaramente la necessità di rendere le Breast Unit il modello di riferimento in ogni centro oncologico. Per ottimizzare l’assistenza, è fondamentale integrare nel percorso terapeutico anche i servizi di supporto psicologico e nutrizionale, aumentando le ore settimanali dedicate allo psico-oncologo e i colloqui rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale.Serve inoltre monitorare non solo la disponibilità dei servizi, ma anche il loro effettivo utilizzo da parte delle pazienti. La multidisciplinarietà e la comunicazione tra specialisti devono diventare una pratica sistematica, così come il coinvolgimento attivo delle pazienti nelle scelte terapeutiche. Le Breast Unit non sono soltanto un modello clinico efficace, ma anche uno strumento di umanizzazione delle cure che migliora concretamente la qualità della vita. Estendere questo approccio a tutto il territorio nazionale rappresenta un passo cruciale per garantire equità e valore nella cura del tumore al seno. Estendere il modello Breast Unit anche alla presa in carico delle pazienti metastatiche rappresenta una priorità per garantire continuità terapeutica, supporto psicologico e qualità della vita anche in fase avanzata.

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