
Uno studio indaga per la prima volta l’incidenza dell’infezione da COVID-19 nelle persone con scompenso cardiaco e dà un contributo per formulare specifiche indicazioni di prevenzione e trattamento
Una vulnerabilità delle persone con malattie cardiache era stata dimostrata fin dall’esordio del COVID-19 all’inizio del 2020, ma non era mai stata studiata in modo sistematico. Lo ha fatto per la prima volta una ricerca coordinata dall’Università degli Studi di Milano e dall’IRCCS MultiMedica, in collaborazione con Policlinico di Milano, Università di Perugia, Università di Siena, che ha preso in esame i dati messi a disposizione dall’Osservatorio Epidemiologico di Regione Lombardia. L’indagine, pubblicata su International Journal of Cardiology, ha analizzato la frequenza e la gravità dell’infezione da COVID-19 tra il 21 febbraio e il 1 ottobre 2020 – prima che fossero disponibili i vaccini - coinvolgendo 100.
I risultati evidenziano che infezioni, ricoveri e mortalità aumentano con l’età in entrambi i gruppi. Tuttavia, l’incidenza di COVID-19 risulta tre volte superiore nelle persone con scompenso cardiaco rispetto a quelle senza, il ricovero ospedaliero quattro volte superiore e la mortalità per tutte le cause dieci volte superiore. Il tasso di mortalità è particolarmente elevato nei pazienti più giovani con scompenso cardiaco (25 volte rispetto ai coetanei senza la patologia), mentre nei più anziani il rischio rimane comunque doppio.
Infine si osserva che il rischio di infezione e mortalità è maggiore nei soggetti di sesso maschile, in quelli con precedenti ricoveri per scompenso cardiaco e in presenza di co-morbilità come spiega Giuseppe Ambrosio, professore di Cardiologia all’Università di Perugia "Nelle persone con scompenso cardiaco l’età, il sesso maschile, il numero dei ricoveri per scompenso cardiaco nei 5 anni precedenti l’esordio di COVID-19, e le co-morbilità presenti rappresentano un fattore di rischio sia per l’infezione che per la mortalità da COVID-19".
Aggiunge Antonio E. Pontiroli professore di Medicina Interna all’Università Statale di Milano: "Lo studio indica che le persone con scompenso cardiaco sono a grave rischio di complicanze da COVID-19 e quindi necessitano di strette misure preventive per evitare il contagio e di sostegno una volta accertata una diagnosi di COVID-19. Vanno sicuramente considerate la vaccinazione anti COVID-19 ogni anno, il non recarsi in ospedale PS per problemi non-urgenti, vaccinarsi anche contro influenza; misure di validità da adottare anche in previsione di altre pandemie. Anche il trattamento dei pazienti con scompenso cardiaco deve essere molto tempestivo, per evitare l’aggravamento dell’infezione e quindi una prognosi sfavorevole".
Elena Tagliabue, ricercatrice ed epidemiologa dell’IRCCS MultiMedica ricorda che "lo studio è stato reso possibile da Regione Lombardia (Dipartimento della Salute, Osservatorio Epidemiologico) che ha messo a disposizione di IRCCS MultiMedica i suoi database allestiti negli anni e arricchiti dei dati COVID-19".
I risultati dello studio hanno dimostrato chiaramente che il trattamento con indometacina era associato a un significativo miglioramento dei sintomi e dei livelli di saturazione dell'ossigeno
Lo rivela uno studio pubblicato su MDPI Applied Sciences e condotto dal team di ricerca ed innovazione di ELT Group e della controllata E4Life in collaborazione con il Dipartimento Energia del Politecnico di Torino
Il focus della ricerca è l’impiego di terapie geniche innovative basate su DNA e RNA progettate per agire direttamente sulla proteina responsabile della patologia
Convention Anmco a Roma. Grimaldi, centrale una corretta terapia
Commissario straordinario, armonizzare azioni nei territori
Le indicazioni per la prossima campagna ricalcheranno quelle dello scorso autunno, quindi l'anti-Covid sarà "raccomandato" a persone di età pari o superiore a 60 anni. Dalla Florida sconsigliano i vaccini mRna
Lo rivela una ricerca sul New England Journal of Medicine
Nello spot di Italia Longeva il rapporto speciale tra nonno e nipote per sensibilizzare sulla importanza della prevenzione vaccinale per difendersi dalle malattie più temibili nella terza età
Commenti